La trasformazione digitale sta avendo un grande impatto sulla vita umana, pubblica e privata, la cui realtà si è potuta constatare in questi due ultimi anni, durante i quali il Covid-19 ha svolto il ruolo di acceleratore dello smart working, che ha introdotto all’interno delle aziende un modello organizzativo del lavoro flessibile, ma anche dell’intelligenza artificiale a supporto e potenziamento del lavoro dell’uomo. Un esempio è l’assistente virtuale.
Il divario negli investimenti in AI
Secondo quanto riportato dalla Commissione Europea, esiste un divario negli investimenti effettuati in AI ogni anno, i quali si attestano sui 12-18 miliardi in America, 7-18 miliardi in Cina e solo 2-3 miliardi in Europa.
Nonostante la presenza di questo gap tra i paesi, i dati raccolti da Grand View Research confermano che il mercato globale degli assistenti virtuali è in forte crescita, stimando una crescita pari a 52 miliardi di dollari entro il 2028 e un aumento del CAGR – il tasso annuo di crescita composto – al 28,5%.
L’obiettivo dei Paesi dell’Unione Europea è quello di portare gli investimenti annuali in AI a una soglia pari a 20 miliardi di euro per raggiungere o comunque avvicinarsi, nel corso dei prossimi dieci anni, alle quote di America e Cina.
A dimostrazione di ciò, lo studio condotto dall’Osservatorio Reti e Servizi di Nuova Generazione dell’Istituto per la Competitività ha testimoniato che, nonostante la scarsa presenza di investitori e imprese destinate allo sviluppo dell’AI, l’industria italiana abbia un’importante rilevanza nel settore della robotica, posizionandosi al tredicesimo posto su 27 stati membri all’interno dell’indice I-Com.
L’intelligenza artificiale si prefigura come il futuro delle aziende, applicabile a molti settori tra cui banking e mondo assicurativo, ma anche al campo sanitario, dei trasporti e della GDO. Pertanto, sarà essenziale andare avanti con la ricerca e investire nelle nuove tecnologie, in modo da perseguire l’innovazione e portare l’Italia a competere a livello internazionale.
Il mondo degli assistenti virtuali
Il mondo degli assistenti virtuali sembra introdurci in uno scenario sempre più “browser less”, essendo muniti di skill e-commerce le quali permettono e facilitano la navigazione all’interno di un sito di e-commerce, come succede, per esempio, nel settore fashion dell’e-commerce: tramite la conversazione con l’utente, l’avatar è in grado di individuare i suoi bisogni e fornirgli suggerimenti, assumendo le sembianze di un vero e proprio commesso virtuale che si interfaccia con l’acquirente. Inoltre, è in grado di gestire automaticamente l’inserimento del prodotto nel carrello per procedere con l’acquisto e, nel caso in cui sia necessario effettuare un reso di merce, consiglierà le soluzioni più adatte alle esigenze e al contesto in cui si trova.
Ciononostante, molti rimangono i pregiudizi e le paure da abbattere, primo fra tutti il fatto che la macchina possa andare a sostituire il lavoro umano. In realtà, l’intelligenza artificiale non entrerebbe in sostituzione all’uomo, ma ne cambierebbe i processi lavorativi, potenziandoli in modo da ridurre i tempi e i costi dedicati alle attività ripetitive, come l’analisi dei dati per la produzione di informazioni e la creazione di nuovi profili professionali, come il conversation designer.
Il processo di modernizzazione, innovazione e digitalizzazione deve essere, pertanto, accompagnato da un cambiamento culturale basato sulla sperimentazione che ammetta la possibilità di errore e faciliti l’acquisizione di nuove competenze tecniche. Esso permetterà di entrare nelle dinamiche di business con l’utilizzo di nuove piattaforme di distribuzione dei contenuti che permettano di accrescere il senso di fidelizzazione nell’utente. Serve una rivoluzione nel mondo aziendale e in termini di user experience, tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Questo permette la creazione di avatar tecnologici sempre più umanizzati, vincolati a un atteggiamento digitale capace di tenere conto delle abitudini e dei comportamenti umani, i quali richiedono maggiore autonomia, indipendenza e servizi che siano efficienti e accessibili 24/7.
Tesla Bot
Assistente virtuale, agente conversazionale multimodale
In questa prospettiva entra in campo il modello 3D di assistente virtuale pienamente “intelligente”, il quale, è in grado di riprodurre fedelmente le fattezze e i movimenti di un essere umano e quindi crea una relazione empatica, diventando a tutti gli effetti un agente conversazionale multimodale.
La particolarità di questo tipo di umanoide è, quindi, l’empatia, ovvero la capacità di oltrepassare il linguaggio verbale, per interpretare sia le espressioni facciali, sia il tono di voce dell’essere umano, arrivando a comprenderne lo stato emotivo.
Per cogliere il linguaggio non verbale, l’assistente virtuale viene dotato di abilità specificatamente pensate per identificare la condizione emotiva dell’utente attraverso l’analisi della mimica facciale e alla catalogazione dello stato emotivo, in modo da fornire delle risposte personalizzate grazie all’analisi dello spettro audio.
L’avatar si avvale della tecnologia machine learning, uno speciale algoritmo che gli permette di acquisire continuamente nuove conoscenze e tecnologie di elaborazione del linguaggio naturale e di conseguente generazione delle risposte.
Alle sopracitate tecnologie, per interpretare il linguaggio verbale, se ne aggiungono altre finalizzate a contestualizzare la singola parola all’interno della frase, collocandola in categorie predefinite e contestualizzandola in base al dato contesto.
Infine, la macchina è dotata di una tecnica di reinforcement learning che, grazie a piattaforme adibite all’analisi e raccolta dati per l’acquisizione di informazioni visive e l’estrazione di notizie e relazioni presenti in testi o immagini, le consente di compiere delle scelte. Tali decisioni permettono di mettere in pratica delle azioni per il raggiungimento di specifici obiettivi.