L’impatto dell’intelligenza artificiale sugli ordinamenti giuridici

L’Unione Europea si è dimostrata particolarmente sensibile alle tematiche connesse all’intelligenza artificiale. Il piano di azione dell’UE dedica particolare attenzione alla tutela dei consumatori. Ecco un quadro delle varie normative in vigore

Pubblicato il 15 Nov 2022

Federica Bottini

A&A Studio Legale

ue parlamento

Quando nel 2004 fece la sua comparsa nelle sale il film “Io Robot”, ispirato all’omonima raccolta di racconti di Isaac Asimov, osservammo la rappresentazione fantascientifica di una Chicago ambientata nel 2035 e caratterizzata da una interazione quotidiana tra uomo e robot umanoidi, parte di ogni abitazione al pari di comuni oggetti domestici. In considerazione del progresso tecnologico del periodo, queste immagini ci sembravano riconducibili a un futuro per noi ancora molto lontano. A quasi un ventennio di distanza, sicuramente non ci troviamo nel dover affrontare il rapporto intelligenza umana-intelligenza artificiale nei termini di lotta alla sopravvivenza come nella pellicola interpretata da Will Smith, che rimane “fantascienza”, ma è indubbio che le tecnologie intelligenti connotino ormai gran parte delle attività umane, sia in ambito domestico che in campo industriale e commerciale, con nuove sfide, rischi prima sconosciuti e anche nuovi interrogativi. L’Unione Europea si è dimostrata particolarmente sensibile a queste tematiche connesse all’intelligenza artificiale. In un clima di fiducia delle istituzioni verso lo sviluppo di tali sistemi, considerati idonei ad apportare benefici a livello comunitario, sia sul piano economico sia sul piano sociale, il piano di azione dell’Unione Europea continua a dedicare particolare attenzione alla tutela dei consumatori. La sicurezza dei consumatori non può, infatti, passare in secondo piano, poiché, come ricordato dal commissario alla Giustizia Didier Reynders, “adeguati standard di protezione per i cittadini dell’UE sono la base della fiducia dei consumatori e quindi dell’innovazione di successo”. In questo contesto, l’Unione sta seguendo un percorso scandito da diverse tappe per aggiornare l’ordinamento giuridico sull’intelligenza artificiale.

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Pepper robot

L’Unione Europea e l’intelligenza artificiale: excursus giuridico

Dopo la pubblicazione del Libro Bianco sull’intelligenza artificiale del 19 febbraio 2020, con cui la Commissione Europea si è impegnata a promuoverne l’adozione affrontando i potenziali rischi, il 21 aprile 2021 l’Unione Europea ha presentato l’Artificial Intelligence Act o legge sull’Intelligenza Artificiale.

Si tratta di una proposta di regolamento con cui l’UE si pone l’obiettivo di dettare regole armonizzate sull’intelligenza artificiale, al fine di assicurare ai cittadini europei che le nuove tecnologie vengano sviluppate in conformità ai diritti fondamentali riconosciuti e tutelati dall’Unione.

Al tempo stesso, accanto al tentativo di disciplinare l’intelligenza artificiale con un impianto normativo ad hoc, che muove principalmente da una disamina dei rischi connessi alle nuove tecnologie, le istituzioni non intendono lasciare inascoltata l’esigenza di adeguare all’era digitale anche le norme già esistenti.

Lo strumento privilegiato dall’Unione Europea per realizzare l’obiettivo è l’adozione di atti armonizzati.

D’altro canto, demandare l’adattamento delle norme all’interpretazione dell’autorità giudiziaria nella decisione dei casi concreti, potrebbe andare a scapito della certezza del diritto, generando frammentarietà anche tra i singoli Stati.

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L’adeguamento delle norme dettato dal progresso dell’intelligenza artificiale

Questa esigenza di “modernizzazione” in campo giuridico muove dalla consapevolezza che le vicende connesse all’intelligenza artificiale non sono ancora oggetto di una compiuta disciplina e, al contempo, presentano tratti che non consentono l’applicazione indiscriminata di norme originariamente pensate per fattispecie prive di elementi digitali, che devono pertanto essere aggiornate.

Rappresentano un chiaro esempio di questa tendenza le modifiche del Codice del Consumo entrate in vigore lo scorso 1° gennaio 2022: per effetto dell’attuazione della Direttiva UE 2019/771, il concetto di bene di consumo, con tutto ciò che ne deriva in merito all’applicazione della disciplina consumeristica, è stato ampliato fino a ricomprendere anche i beni con elementi digitali. Analogamente, un intero capo del Codice è ora dedicato ai contratti di fornitura di contenuto digitale e di servizi digitali, ponendo a carico del venditore una serie di obblighi informativi.

Tra i settori sentiti maggiormente anacronistici rispetto all’attuale stato di sviluppo in campo tecnologico si colloca sicuramente quello della responsabilità civile.

L’intelligenza artificiale è destinata ad operare in contesti in cui l’azione umana viene meno e le procedure sono automatizzate, con la conseguenza che al verificarsi di danni è particolarmente complesso accertare le responsabilità.

Ciò si traduce in una inadeguata tutela dei soggetti danneggiati, spesso consumatori.

Infatti, da un lato, i sistemi di intelligenza artificiale, benché automatizzati e in grado di riprodurre funzioni di pertinenza dell’intelligenza umana, non sono dotati di soggettività giuridica, per cui non possono essere considerati autonomi centri di imputazione di obblighi di natura risarcitoria; dall’altro, l’uomo potrebbe non aver concorso in alcun modo alla causazione del danno, proprio perché derivato da procedure automatiche.

Allo scopo di adeguare le norme in materia di responsabilità allo sviluppo tecnologico, il 28 settembre 2022 la Commissione Europea ha adottato una proposta di direttiva, la cd. “AI Liability Directive” che mira a far fronte alle criticità proprie dell’attuale assetto normativo.

Conclusioni

Ad avviso della Commissione, i sistemi di responsabilità civile degli Stati membri non agevolano il risarcimento dei danni causati da strumenti di intelligenza artificiale.

Infatti, la struttura di questi nuovi sistemi, spesso molto articolata e poco chiara specialmente per i non addetti ai lavori, rende estremamente gravoso l’onere della prova a carico del danneggiato, sia per quanto riguarda l’elemento soggettivo della colpa, sia il nesso causale.

Sempre lo scorso 28 settembre, la Commissione Europea ha anche adottato un’ulteriore proposta di direttiva avente a oggetto la responsabilità da prodotto.

Con tale provvedimento, si mira alla revisione della Direttiva 85/374/CEE del 25 luglio 1985 relativa al ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati Membri in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi.

Secondo una linea di continuità, la modernizzazione delle norme verrebbe anche in tal caso veicolata attraverso l’estensione dell’ambito applicativo del provvedimento, ricomprendendo anche i prodotti che si avvalgono di tecnologie di intelligenza artificiale, ossia a prodotti che nel contesto in cui è stata adottata la direttiva certamente non erano ancora stati concepiti.

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