Nel panorama dell’industria, che fornisce tecnologia alla Difesa, la robotica e l’intelligenza artificiale saranno sempre più inserite e presenti in ambito tattico operativo, anche se dovranno essere regolamentate da normative che gestiscano le dinamiche di interazione tra gli umani e i robot, sempre preservando e considerando le capacità cognitive trasversali della mente umana rispetto agli androidi.
A ottobre del 2021, durante il “NATO Artificial Intelligence Strategy”, l’alleanza dichiarava la strategia di integrazione dell’AI in modo da garantire l’interoperabilità a supporto dei suoi tre task: difesa collettiva, gestione delle crisi e sicurezza cooperativa. In tale ambito si configura di fatto la presenza pervasiva delle tecnologie “AI” integrabili nella maggior parte dei sistemi d’arma e in particolare nei sistemi di comando e controllo.
L’uso dell’AI in teatro operativo sarà pervasivo, ad esempio per gli unmanned aerial vehicle (UAV) oppure per il controllo dello scenario operativo tramite smart display a bordo dei veicoli tattici o ancora gli smart glasses o visori ottici per gli operativi sbarcati.
Le sperimentazioni sui Robotics & Autonomous Systems
A febbraio 2023 si è chiuso il primo ciclo di sperimentazione dei sistemi autonomi, in quanto l’Esercito italiano guarda alla “logistica distribuita” attraverso il modello Innovarmy, in tale occasione sono state “presentate le risultanze del primo ciclo di sperimentazione sui Robotics & Autonomous Systems (RAS)” [Ref.1]
L’argomento principale da discutere in merito ai device di derivazione IoT è legato al ruolo umano rispetto a queste macchine, ossia se l’uomo sia un supervisore della macchina sulla quale prende la decisione finale, oppure il sistema sia autonomo rispetto alla decisione dell’uomo e quindi eseguirà una sua decisione secondo gli algoritmi, tramite cui è stato programmato. In realtà sarà sempre l’uomo, che imposta i processi e programma la macchina, anche se andando a sviluppare gli algoritmi che auto apprendono, poi l’AI si struttura secondo un proprio percorso di apprendimento, che sarà condizionato dalle esperienze, che colleziona la macchina, per cui l’algoritmo si forgia secondo le condizioni al contorno, fino ad arrivare a una sua identità, data dall’autoapprendimento [Ref.2].
Innovarmy, le tecnologie per la Difesa
In un Open Day svoltosi presso la Scuola Interforze per la Difesa NBC di Rieti a favore di Paesi alleati, Industria, Università e Centri di Ricerca, l’Esercito Italiano ha presentato le risultanze del primo ciclo di sperimentazione sui Robotics & Autonomous Systems (RAS) e Innovarmy, il modello di innovazione che alimenterà le prossime attività nel settore delle nuove tecnologie per la Difesa. La campagna di sperimentazione sui RAS trae origine dall’analisi delle tecnologie emergenti (EDTs) e dell’impatto che il loro utilizzo avrà sulla modalità di condurre operazioni militari. La sperimentazione è stata avviata all’inizio del 2022 al fine di comprendere come trarre il maggiore vantaggio e impiegare al meglio le nuove tecnologie nell’esecuzione dei compiti fondamentali della forza terrestre.
Le tecnologie innovative per le Forze Armate
Durante il primo anno di sperimentazione l’Esercito, supportato dall’azienda Milrem Robotics, ha condotto attività di studio ed esercitazioni, anche in ambiente virtuale, per valutare gli eventuali benefici derivanti dall’impiego della tecnologia RAS nella condotta di attività tattiche in ambiente urbano. I risultati hanno consentito di sviluppare concetti di impiego e acquisire elementi di informazione utili, sia a orientare la strategia di introduzione in servizio dei RAS sia a supportare il processo generale di sviluppo capacitivo della Forza Armata.
Seguendo gli assi di sviluppo indicati dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nel concept paper “Esercito 4.0 Proiettati nel futuro”, il prossimo ciclo di sperimentazione sarà focalizzato sulla capacità dei sistemi RAS di assolvere i compiti relativi alla logistica distribuita e sulla possibilità di utilizzare piattaforme robotiche nel cosiddetto “ultimo miglio” del campo di battaglia.
L’evento conclusivo della prima spira è stata l’occasione per presentare Innovarmy, modello di innovazione che l’Esercito italiano ha deciso di applicare dal prossimo ciclo della sperimentazione. Tramite la pubblicazione di periodiche call tecnologiche, le Forze Armate contano di intercettare tecnologie innovative utili alla soluzione dei problemi operativi oggetto di studio e facilitarne il loro impiego.
L’AI per la Difesa
Sarà possibile impiegare l’AI per le macchine UAV o RAS, ossia nel caso si attui una navigazione aerea, navale o subacquea. Invece per quanto riguarda un pilotaggio su un terreno impervio è una situazione in cui il ruolo del “decision maker” è più difficile, per cui non è scontato che un algoritmo possa sostituire la capacità umana, anche se la nuova frontiera della programmazione in parallelo dell’AI con quantum computing potrebbe un giorno arrivare a competere con la capacità tutta umana di comando e controllo nella missione operativa.
Le tecnologie saranno soggette a normative ideate dalla mente umana o governate solo dal mercato?
Nell’aprile del 2019 è stato redatto il “Codice etico” dell’Unione Europea, che riporta la legislatura, che contiene le linee guida sull’utilizzo e lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale classificandone la possibilità di impiego in base a tre livelli di rischio: applicazioni e sistemi che generano rischi inaccettabili, applicazioni ad alto rischio e applicazioni esplicitamente non vietate.
Citando Aurélie Jean, autrice del libro “Nel paese degli algoritmi”, si deve capovolgere l’antico pregiudizio che vuole i filosofi riflettere su un mondo che gli sfugge e gli scienziati costruire un mondo su cui non riflettono.
Tornando in Italia e riprendendo i campi di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), fondato da Roberto Cingolani, ossia la fisica, la spettroscopia di semiconduttori, le nanotecnologie e gli effetti quantistici nelle strutture a bassa dimensionalità, la scienza dei materiali e la robotica, si deve sempre avere come “fil rouge” l’aspetto sociale ed etico di tali attività. Nel 2019, Cingolani aveva dichiarato a Forbes che lui stesso si considera un umanista, nonostante gli studi fatti. Il professore è uno scienziato, che ha ben presente cosa sia l’etica, proprio per questo ha dichiarato che è “meglio una vita spesa nell’umiltà dello studio che nell’arroganza di diventare ricchi e forti”. Da questi ragionamenti discende che non si tratta solo di principi fisici, ma prima di tutto sono i principi etici che guidano le azioni umane.
Il mercato globale dell’AI
La dimensione globale del mercato dell’intelligenza artificiale è stata valutata a 136,55 miliardi di dollari nel 2022 e si prevede che si espanderà a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 37,3% dal 2023 al 2030. La continua ricerca e innovazione diretta dai giganti della tecnologia sta guidando l’adozione di tecnologie avanzate nei settori verticali, come automotive, sanità, vendita al dettaglio, finanza e produzione. [Ref.3]
Ad esempio, nel novembre 2020, Intel Corporation ha acquisito Cnvrg.io, una società israeliana che sviluppa e gestisce una piattaforma per i data scientist per costruire ed eseguire modelli di machine learning, per potenziare la sua attività di intelligenza artificiale. La tecnologia è sempre stata un elemento essenziale per queste industrie, ma l’intelligenza artificiale ha portato la tecnologia al centro delle organizzazioni. Ad esempio, dai veicoli a guida autonoma ai dispositivi medici salvavita cruciali, l’intelligenza artificiale viene praticamente infusa in ogni apparato e programma.
Conclusioni
Con molta umiltà si ritiene che l’integrazione della tecnologia robotica con l’AI potrà essere un ausilio, ma non potrà mai sostituire l’unicum umano, che si tramanda e si arricchisce attraverso i secoli, ma essendo ormai consapevoli che tra meno di una decade gli androidi robotici dotati di AI saranno i nostri più preziosi collaboratori anche da remoto. In conclusione, sarà doveroso avere un normativa che regoli eventuali interazioni e procedure tra AI ed esseri umani anche per la Difesa.
Negli USA il National Defense Authorization Act ha istituito uffici, comitati, centri di ricerca e ha stanziato una cifra che supera i 4 miliardi di dollari, tutto ciò a dimostrare che l’Amministrazione USA ripone una grande fiducia nei promettenti risvolti, che potranno derivare dallo sviluppo di sistemi tecnologici, che prevedono, implementano e utilizzano l’AI per la Difesa. Questa politica economica che favorisce e sponsorizza l’AI dimostra che tale tecnologia può dare enormi vantaggi di “sovranità tecnologica nazionale” ai paesi, che stanno decidendo di utilizzarla in modalità massiva e pervasiva.
Reference
- https://www.esercito.difesa.it/comunicazione/Pagine/Sperimentazione_rieti.aspx
- Ella Maru Studio and Yoon Seok Kim/Jia Liu, Deisseroth/Bao laboratories, Stanford University
- https://www.grandviewresearch.com/industry-analysis/artificial-intelligence-ai-market