L’industria dell’intelligenza artificiale (AI) in Italia sta vivendo un periodo di crescita senza precedenti, con un incremento del 52% nel 2023, portando il valore del mercato a 760 milioni di euro. Questo dato segue un aumento del 32% rispetto all’anno precedente. La maggior parte degli investimenti è rivolta a soluzioni per l’analisi e l’interpretazione dei testi per la ricerca semantica, la classificazione, la sintesi e la spiegazione dei documenti o gli agenti conversazionali tradizionali. Queste sono le conclusioni della ricerca condotta dall’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentata il 1 febbraio 2024 al convegno “AI al centro: novità, applicazioni e regole”.
Il mercato dell’AI in Italia dal 2018 al 2023
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Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence sottolinea: “Nel 2023 il mercato italiano dell’intelligenza artificiale cresce in maniera significativa segnando un +52%, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro, in accelerazione rispetto al +32% registrato nell’anno precedente. La gran parte degli investimenti riguarda soluzioni di analisi e interpretazione testi per ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali, mentre i progetti di Generative AI pesano solo per il 5%, sebbene vi sia però un grande interesse
Generative AI
I progetti di Generative AI rappresentano solo il 5% (38 milioni di euro) del totale. Sei su dieci delle principali aziende italiane hanno già avviato almeno un progetto di AI, almeno a livello sperimentale. Due terzi delle stesse hanno discusso internamente delle applicazioni della Generative AI e una su quattro ha avviato una sperimentazione (il 17% del totale).
Nel 2023 quasi tutti gli italiani (98%) avevano sentito parlare di intelligenza artificiale e più di un italiano su quattro (29%) possedeva una conoscenza medio-alta dell’argomento. Nonostante l’elevato interesse, esiste anche una certa confusione: tre quarti degli italiani hanno sentito parlare di ChatGPT ma solo il 57% conosce il termine “Intelligenza Artificiale Generativa”. Un quarto degli italiani dichiara inoltre di aver interagito almeno una volta con ChatGPT.
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AI Generativa e lavoro
Il settore lavorativo sarà sicuramente influenzato da questi sviluppi. Attualmente, l’AI ha il potenziale di automatizzare il 50% dei “posti di lavoro equivalenti” in Italia, un potenziale che al momento è realizzato solo in minima parte. Tuttavia, entro i prossimi dieci anni, le nuove capacità delle macchine potrebbero sostituire il lavoro di 3,8 milioni di persone in Italia. Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence, afferma: “Quest’anno l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante anche in Italia. Il mercato è in forte crescita e quasi tutti gli italiani hanno sentito parlare di AI. Tuttavia, guardano a questo ambito con interesse e qualche timore. Nel valutare l’impatto reale sul lavoro bisogna tenere conto delle previsioni demografiche che prevedono un gap di 5,6 milioni di posti di lavoro equivalenti entro il 2033 a causa dell’invecchiamento della popolazione. In questa prospettiva la possibile automazione di 3,8 milioni di posti appare quasi una necessità per risolvere un enorme problema emergente piuttosto che un rischio”.
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Il mercato dell’AI in Italia nel 2023: il 90% alle grandi imprese
Il 90% del mercato dell’intelligenza artificiale in Italia è dovuto alle grandi imprese. Il resto è suddiviso in modo equilibrato tra PMI e Pubblica Amministrazione. La quota più significativa del mercato dell’AI italiano (29%) è legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Data Exploration & Prediction, Decision Support & Optimization Systems). Il 27% è per progetti di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato (Text Analysis, Classification & Conversation Systems). Il 22% per algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation Systems). Il 10% analisi di video e immagini, 7% Process Orchestration Systems, il 5% Generative AI.
Guardando alla spesa media in AI per azienda, ai primi posti Telco-Media e Assicurazioni, seguiti da Energy, Resource & Utility e Banche e Finanza.
Nicola Gatti, direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence aggiunge: “Da parte della comunità scientifica è doveroso guidare il percorso di adozione dell’AI e dell’AI Generativa, cercando di evitare la fase di disillusione che solitamente caratterizza il processo di adozione di nuove tecnologie. A questo riguardo, sono tre le principali criticità che riguardano oggi l’AI: poter garantire che i risultati dei sistemi di AI siano corretti — tipicamente si parla di robustezza —, poter garantire che le decisioni prese siano spiegabili alle persone — tipicamente si parla di explainability —, e certificare che i sistemi di AI rispettino le regolamentazioni Europee e che i rischi potenziali siano mitigati. Come Politecnico di Milano, tramite il Partenariato Esteso FAIR, stiamo portando avanti la ricerca in ambito Adaptive AI proprio per dare risposta a queste sfide”.
La diffusione dell’AI nelle aziende
Il 61% delle grandi imprese ha all’attivo, almeno al livello di sperimentazione, un progetto di intelligenza artificiale, mentre si scende al 18% tra le piccole e medie imprese (+3 punti percentuali rispetto al 2022). L’adozione nelle imprese è sostanzialmente stabile rispetto al 2022. Le aziende che avevano già avviato almeno una sperimentazione proseguono e accelerano.
Nelle aziende in ritardo, sono invece rari i casi in cui l’avvento della Generative AI ha già dato vita ad una sperimentazione. Il 37% delle grandi realtà che non hanno progetti all’attivo ha intenzione di attivarli nei prossimi 12 mesi e si moltiplicano le iniziative di workshop ispirazionali/formativi sul tema. Circa 2 grandi aziende su 3 hanno discusso internamente delle applicazioni delle Generative AI, tra queste una su quattro ha avviato una sperimentazione (il 17% del totale, dunque). D’altro canto, soltanto il 7% delle piccole e medie imprese sta riflettendo su potenziali applicazioni e solo il 2% ha concretamente attivato almeno una sperimentazione.
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La maturità delle aziende
L’Osservatorio ha analizzato la maturità delle grandi organizzazioni nel percorso di adozione dell’AI, arrivando ad individuare cinque diversi profili. L’11% è avanguardista (in crescita di 2 punti percentuali rispetto all’anno scorso), aziende che hanno raggiunto la piena maturità a livello tecnologico, organizzativo e gestionale nell’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale. Il 23% è apprendista, hanno diversi progetti avviati ma difficilmente impiegano metodologie strutturate nel gestirli e tendono a far ricorso a soluzioni standard o pronte all’uso. Nel restante 66% dei casi, permangono situazioni eterogenee: ci sono organizzazioni in cammino (29%), dotate degli elementi abilitanti ma con pochi progetti, e aziende che non percepiscono il tema come rilevante e non dispongono di un’infrastruttura IT adeguata alla gestione di grandi quantità di dati.