La novità dei criteri redazionali per gli atti processuali civili è l’indicazione di comporre il titolo o oggetto – ma io preferisco titolo – con venti parole che “individuano l’oggetto del giudizio”. La comprensione, infatti, comincia dal titolo.
Le Intelligenze Artificiali Generative e Conversazionali, che io chiamo Conversatori Scritti Non Umani (CSNU), possono supportare gli avvocati a comporre un buon titolo.
Gli avvocati hanno ora un’ottima opportunità. Infatti, se la legge rende obbligatorio il titolo, vuol dire che tradizionalmente i titoli mancano e quindi vuol dire che sui titoli non esiste un pregiudizio negativo del giudice, diversamente da tutti noi che abbiamo invece un pregiudizio negativo sui titoli di tante e-mail che riceviamo. O no?
Una premessa necessaria: cosa si intende per titolo?
Meglio intendersi bene su quali debbano essere le venti “parole chiave”.
La domanda è: che cosa si può ottenere con un titolo?
Per i criteri redazionali la chiarezza sarebbe ottenuta individuando l’oggetto del giudizio. D’accordo. Però, se è un obbligo, la chiarezza non è lo scopo dell’avvocato, che è quello di persuadere il giudice per vincere la causa.
Si può individuare l’oggetto del giudizio e contemporaneamente cominciare a persuadere il giudice?
Vediamo qualche titolo, tratto dal mio corpus di atti processuali.
- Comparsa di costituzione e risposta della signora XY […]
Questo titolo non individua l’oggetto del giudizio perché si limita a definire il tipo di atto e il cliente. Non ci siamo.
- Somministrazione, contratto tempo determinato
Questo titolo individua l’oggetto del giudizio limitatamente all’argomento, tanto che potrebbe valere per gli atti di entrambe le parti in causa. Non ci siamo ancora.
- Impugnazione contratto di stage, contratti a progetto e lavoro irregolare
Questo titolo individua con più precisione l’oggetto del giudizio, esprime il punto di vista dell’avvocato (e non potrebbe quindi essere usato dall’avversario). Però, lo esprime e basta. Ci siamo quasi.
- Legittimità del licenziamento dell’autore delle manomissioni del sistema informatico che hanno portato alla asportazione di merce per oltre 150.000 euro
Eccolo qua. Questo titolo individua l’oggetto del giudizio, esprime il punto di vista dell’avvocato e realizza anche una prima, sintetica ma efficace argomentazione. Questo titolo fornisce una chiave di lettura di tutte le informazioni dell’atto e del senso che hanno ai fini delle richieste finali.
La norma UNI 11482:2013 sulla scrittura professionale dice che il titolo deve sì far capire l’argomento specifico, ma anche distinguere quel testo da tutti gli altri, in particolare dai precedenti e dai successivi sullo stesso argomento.
Che è il caso dei processi: tanti atti sullo stesso argomento, da entrambe le parti.
Il supporto delle Intelligenze Artificiali Generative e Conversazionali
Quelli che chiamo Conversatori Scritti Non Umani (CSNU) tengono conto dello stile comunicativo dell’utilizzatore. Secondo come è composto il prompt, la risposta può essere molto diversa.
Per chiedere ai CSNU un supporto nella composizione del titolo, ho elaborato un prompt piuttosto circostanziato che l’avvocato potrà ulteriormente personalizzare e contestualizzare:
Sono un avvocato (specificare). Sto scrivendo un atto per difendere il mio cliente Mario Rossi, che è stato licenziato ingiustamente, senza un giustificato motivo, dalla sua azienda (specificare la causa). Puoi scrivermi un titolo che faccia capire al giudice il senso della causa e che lo orienti a nostro favore? Il titolo non può superare le venti parole. Scrivilo con stile professionale (a scelta si possono aggiungere altre specifiche, sull’esempio delle seguenti)
- ma anche espressivo
- ma anche espressivo, per esempio con un gioco di parole
- ma anche espressivo, per esempio alludendo al titolo di un film o di un’opera letteraria
Ecco le risposte dei CSNU che ho interrogato.
ChatGPT:
- Mario Rossi versus L’Inganno del Licenziamento Ingiustificato
- Cronache di un Licenziamento Ingiusto: La Battaglia Legale di Mario Rossi per Giustizia e Dignità
- Cronaca di un Licenziamento Ingiusto: La Lotta di Mario Rossi per la Giustizia nel Labirinto Corporativo
- Caso Mario Rossi: difendiamo i diritti violati di un lavoratore ingiustamente licenziato
Copilot:
- Licenziamento Ingiusto: La Caduta di Mario Rossi
- Senza Giustificazione: La Battaglia Legale di Mario Rossi
- Ingiustizia in Azienda: Mario Rossi Chiede Giustizia
- La Verità dietro il Licenziamento di Mario Rossi
Gemini elabora titoli con stili diversi.
Stile classico:
- Restitutio in integrum: il diritto di Mario Rossi al reintegro nel posto di lavoro.
- Ergastolo lavorativo: l’illegittimo licenziamento di Mario Rossi.
- Licenziamento senza giusta causa: una ferita profonda per Mario Rossi.
Stile letterario:
- Mario Rossi: vittima di un licenziamento kafkiano.
- L’odissea di Mario Rossi: verso la reintegra nel posto di lavoro.
- Il dramma di Mario Rossi: cacciato ingiustamente dal suo lavoro
Stile cinematografico:
- Mario Rossi: licenziato, ma non sconfitto.
- L’inferno di Mario Rossi: un licenziamento da incubo.
- La verità nascosta: il caso del licenziamento di Mario Rossi.
Stile innovativo:
- #LicenziamentoIngiusto: la battaglia di Mario Rossi per la giustizia.
Stile enfatico:
- Basta soprusi! il caso di Mario Rossi contro il licenziamento illegittimo.
- Mario Rossi: un lavoratore esemplare vittima di un’ingiustizia.
Stile ironico:
- Licenziamenti & Co.: la commedia amara di Mario Rossi.
- Cercasi lavoro disperatamente: Mario Rossi, licenziato ingiustamente, cerca giustizia.
Stile provocatorio:
- Licenziamenti selvaggi: Mario Rossi è solo la prima vittima.
- Mario Rossi: licenziato oggi, risarcito domani?
Dal punto di vista della precisione tecnica, buona parte dei titoli elaborati dai CSNU è inadeguata. Tuttavia, a me pare che i titoli escogitati dai CSNU abbiano due pregi:
- la varietà delle soluzioni e la quantità di spunti che potrebbero essere rielaborati facilmente;
- degli stili inconsueti per un avvocato, ma non per questo necessariamente inadatti al titolo di un atto.
Dove mettere il titolo
Stando al mio corpus, gli avvocati che facevano un titolo anche prima che fosse obbligatorio:
- lo hanno posizionato in modo poco visibile tra l’intestazione formale dell’atto e l’inizio delle parti strettamente difensive;
- l’hanno anticipato con “Oggetto:” (grassetto + sottolineato)
- non hanno applicato evidenziazioni al titolo.
Le mie proposte sono:
- posizionare il titolo in una pagina a sé;
- evitare di farlo precedere da “Oggetto”.
Al proposito ho interrogato i CSNU.
ChatGPT:
- Sì, è assolutamente una buona soluzione. Posizionare il titolo in una pagina separata, al centro e in evidenza, può dare un impatto visivo forte e mettere in risalto l’importanza dell’argomento trattato. Inoltre, questo aiuta a distinguere chiaramente il titolo dall’inizio del testo vero e proprio, fornendo una chiara introduzione al caso.
- Se il titolo viene presentato su una pagina separata, in cui è l’unico elemento presente, l’inclusione della parola “Oggetto:” potrebbe non essere strettamente necessaria, poiché non c’è altro contenuto da cui distinguerlo.
Copilot:
- La tua idea di mettere il titolo in una pagina successiva all’intestazione, senza nulla in questa pagina, può essere una scelta efficace per dare maggiore rilievo al titolo. Questo approccio crea un impatto visivo più forte e permette al giudice di concentrarsi immediatamente sulla questione principale.
- Considerando che il titolo verrà posizionato in una pagina separata, l’inclusione di “Oggetto:” potrebbe risultare ridondante. In questo caso, puoi ometterlo e lasciare che il titolo stesso sia l’elemento principale che cattura l’attenzione del giudice. Quindi, la tua scelta di non includere “Oggetto:” è appropriata.
Gemini:
- La scelta del posizionamento del titolo nell’atto giudiziario è fondamentale per catturare l’attenzione del giudice e orientare fin da subito la sua lettura a favore del tuo cliente. Pertanto, ti consiglio di posizionare il titolo in una pagina a sé.
Il titolo avrà la massima enfasi e sarà l’elemento centrale dell’atto, non rischiando di essere disperso tra le altre informazioni.
L’impaginazione inaspettata catturerà l’attenzione del giudice e lo incuriosirà a leggere il titolo con maggiore attenzione.
La scelta, pur insolita, dimostra originalità e cura nella presentazione del caso, trasmettendo un’immagine professionale e moderna. - L’eliminazione di “Oggetto:” non pregiudica la chiarezza o la completezza dell’atto. Conserva l’efficacia comunicativa del titolo, evitando ridondanze. Denota uno stile professionale e moderno, attento all’essenzialità. Ma è bene anche valutare il contesto del tribunale e le sue consuetudini.
I CSNU sono destinati a migliorare continuamente e rapidamente le loro prestazioni, ma già da ora sono in grado di fornire spunti facilmente rielaborabili, soprattutto perché l’argomento del titolo non ha una sua tradizione e può quindi essere composto nel modo più vantaggioso senza preoccupazioni di stile.
Un anno di sentenze dopo la riforma Cartabia e i criteri redazionali
Dal marzo 2023 a oggi sono state pronunciate le prime sentenze civili direttamente connesse alla riforma Cartabia e ai relativi criteri redazionali, che prevedono obbligatoriamente un titolo.
Inoltre, ci sono le sentenze amministrative sulla violazione dei limiti dimensionali e dei doveri di sinteticità e chiarezza, che datano dal 2010, e alle sentenze civili precedenti alla riforma Cartabia che si ispiravano alle regole del Processo Amministrativo.
In sintesi, le decine di sentenze che ho esaminato dicono che un atto (talvolta un motivo):
- è inammissibile quando mancano le informazioni necessarie a capire il punto della questione: sinteticità fallita per insufficienza informativa;
- perde o compensa le spese quando la sinteticità è fallita per eccesso di informazioni e contemporaneamente è fallita anche la chiarezza;
- non subisce alcuna sanzione quando viene fallita la sola chiarezza.
I giudici, poi, rigettano tutte le eccezioni su sinteticità e chiarezza avanzate da un avvocato contro l’atto dell’avversario o contro la sentenza di primo grado, e a volte gli contestano la violazione di quegli stessi doveri.
Il fatto è che la legge e le dizioni ufficiali di sinteticità e chiarezza non sono… chiare e lasciano al giudice un margine di discrezionalità così ampio che può rivelarsi una trappola per l’avvocato, dato che un atto chiaro per un giudice potrebbe non esserlo per un altro.
Valgono le norme UNI sulla scrittura professionale
La buona notizia è che sinteticità e chiarezza possono essere dimostrate in modo oggettivo, perché la norma UNI 11482:2013 sulla scrittura professionale offre degli indicatori specifici (per esempio, raccomanda che un periodo non superi le 40 parole).
Ho presentato come dimostrare al giudice di avere scritto… a norma nell’ebook Metodo per calcolare automaticamente con l’AI limiti dimensionali, sintesi e chiarezza degli atti processuali.
Quanto ai giudici, in un ebook di prossima pubblicazione tratterò diffusamente, e coerentemente con l’analisi delle sentenze, le modalità per motivare il fallimento della sintesi e della chiarezza, su base linguistica e non solo in base alla propria percezione.
Invece, mi risulta al momento una sola sentenza sul mancato rispetto dei criteri redazionali: riguarda addirittura la dimensione dei caratteri. L’argomento mi pare davvero secondario, ma la sentenza c’è e dobbiamo tenerne conto.