“Non dobbiamo esagerare con le preoccupazioni sull’uso energetico dell’AI”: lo sostiene Bill Gates. Il co-fondatore di Microsoft ritiene che l’investimento delle Big tech in sistemi di intelligenza artificiale ad alto consumo energetico stia stimolando un boom nell’elettricità pulita.
Gates: “L’AI accelererà una riduzione del consumo superiore al 6%”
Parlando al Breakthrough Energy Summit tenutosi il 27 giugno a Londra, Bill Gates ha difeso il rapido aumento del consumo energetico causato dai sistemi di intelligenza artificiale, sostenendo che la tecnologia alla fine compenserà il suo elevato consumo di elettricità. Inoltre, ha esortato ambientalisti e governi a “non esagerare” con le preoccupazioni riguardanti le enormi quantità di energia necessarie per far funzionare i nuovi sistemi di AI generativa, mentre aziende come Microsoft si affrettano a investire decine di miliardi di dollari in vasti nuovi data center.
Secondo il miliardario, i data center porteranno a un aumento del consumo globale di elettricità tra il 2% e il 6%. “La domanda è: l’AI accelererà una riduzione superiore al 6%? E la risposta è: certamente,” ha detto Gates, prolifico investitore in aziende che sviluppano tecnologie per l’energia sostenibile e la riduzione del carbonio.
A maggio, Microsoft ha ammesso che le sue emissioni di gas serra sono aumentate quasi di un terzo dal 2020, in gran parte a causa della costruzione dei data center. Gates, che ha lasciato il consiglio d’amministrazione di Microsoft nel 2020 ma rimane consulente del CEO Satya Nadella, ha affermato che le aziende tecnologiche pagheranno un “green premium” — ovvero un prezzo più alto — per l’energia pulita mentre cercano nuove fonti energetiche, contribuendo così al suo sviluppo e alla sua diffusione.
“Le aziende tecnologiche sono disposte a pagare un premio e ad aiutare a dare impulso alla capacità dell’energia verde,” ha detto Gates. Il gruppo Breakthrough Energy — fondato da Gates e che annovera tra gli investitori anche Jeff Bezos, Masayoshi Son e Jack Ma — ha investito in oltre 100 aziende che sviluppano energie sostenibili e altre tecnologie per ridurre le emissioni di gas serra.
L’AI, principale motore della crescita del carico legata ai data center
I gruppi big tech, tra cui Microsoft, Amazon e Google, hanno delineato piani per spendere decine di miliardi di dollari nella costruzione delle infrastrutture informatiche necessarie per far funzionare i sistemi AI nei vari paesi del mondo. Tuttavia, le limitazioni nella disponibilità dell’elettricità stanno già ponendo una sfida alle aziende che cercano di sviluppare la nuova tecnologia.
Un rapporto del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti pubblicato ad aprile 2024 afferma che l’AI è “destinata a essere il principale motore della crescita del carico legata ai data center negli Stati Uniti nel prossimo futuro”. Sebbene Amazon e Microsoft abbiano firmato accordi d’acquisto a lungo termine con generatori di energia eolica e solare, tali accordi “tipicamente non corrispondono alla domanda elettrica ora per ora con risorse locali”, secondo quanto dichiarato dall’agenzia statunitense. Ciò significa che non vi è “alcuna garanzia che tutte le emissioni correlate all’elettricità siano compensate” dagli accordi stessi.
Gates: “L’elettricità verde non arriverà neanche lontanamente nei tempi in cui ne abbiamo bisogno”
A maggio, l’Electric Power Research Institute ha dichiarato che i data center potrebbero consumare fino al 9% della generazione elettrica degli Stati Uniti entro il 2030, più del doppio rispetto all’attuale utilizzo.
Nonostante sostenga che le aziende tecnologiche stiano guidando una diffusione dell’energia verde, Gates ha affermato che una delle sue maggiori preoccupazioni è “ottenere abbastanza elettricità” necessaria per soddisfare la crescente domanda pur ripulendo settori vastissimi come quello del cemento e dell’acciaio. “La quantità di elettricità verde necessaria per la transizione non arriverà nemmeno lontanamente nei tempi in cui ne abbiamo bisogno,” ha detto. Per questo motivo è probabile che l’obiettivo globale di raggiungere zero emissioni nette entro il 2050 venga mancato; secondo lui “altri 10 o 15 anni potrebbero essere più realistici”.