Il mercato italiano dell’Artificial Intelligence (AI) è ancora agli albori: secondo la stima effettuata nel 2018 dall’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il suo valore è di 85 milioni di Euro, una cifra contenuta che senza alcun dubbio vedrà una rapida crescita nei prossimi anni, ma dietro cui si percepisce già un fervente dinamismo delle imprese.
Oggi, solo il 12% delle organizzazioni di medio-grandi dimensioni che hanno preso parte alla survey erogata dall’Osservatorio dichiara di aver portato a regime un progetto di AI, ma non mancano sperimentazioni e idee progettuali su cui le imprese stanno già lavorando in molteplici settori: ne sono un esempio gli investimenti in robot intelligenti per l’Industria 4.0 e le sperimentazioni per i veicoli a guida autonoma, solo per citarne alcuni. Sebbene ve ne siano molti altri, questi due casi sono però anche esemplificativi di un sentore comune per cui l’AI è spesso erroneamente percepita solo come una minaccia per l’uomo. Infatti, non mancano scenari pessimistici in cui i robot andranno a rubare all’uomo posti di lavoro o, peggio ancora, potranno agire contro l’essere umano, come ipotizzato nell’ormai ampiamente citato esempio dell’auto a guida autonoma che, per salvaguardare la salute del guidatore, investe un pedone. Tuttavia, vi sono ambiti dove emerge più chiaramente come l’Artificial Intelligence sia un’opportunità per raggiungere risultati insperati solo qualche anno fa. Ne è un esempio il mondo dell’assistenza alle persone fragili (anziani o disabili) in cui l’AI può portare miglioramenti sostanziali alla loro vita.
HEALTHCARE: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AIUTERA’ ANZIANI, DISABILI E PERSONE FRAGILI
Secondo i dati ISTAT pubblicati a inizio 2018, sono 12,3 milioni gli italiani over 65, un numero che, guardando al futuro, l’Osservatorio Artificial Intelligence ha stimato crescerà di 2,2 milioni di unità nei prossimi 15 anni, raggiungendo, alla luce del puro dato demografico e facendo delle ipotesi di continuità dei saldi migratori, quota 14,5 milioni. A fronte di un calo delle nascite ormai fisiologico per l’Italia, si andrà quindi verso un invecchiamento della popolazione a cui seguirà una maggiore domanda di servizi, soprattutto di natura assistenziale.
Nell’orizzonte temporale considerato dalla proiezione dell’Osservatorio, gli over 65 saranno cittadini che già oggi sono abituati all’utilizzo del digitale nella vita quotidiana. A loro l’Intelligenza Artificiale si presenta come un’opportunità per avere risposte ai propri bisogni, in modo sempre più puntuale e a maggior valore.
Ad esempio, l’evoluzione dell’AI ha permesso l’ingresso nelle case di assistenti vocali in grado di interagire con gli uomini e che, in futuro, potrebbero configurarsi come dei veri e propri assistenti alla persona. Gli smart home speaker potranno aiutare gli anziani a prendersi cura di sé, ad esempio, ricordandogli di assumere i medicinali o andare dal medico per una visita periodica di controllo.
I recenti sviluppi in ambito Natural Language Processing permettono non solo di comprendere il linguaggio naturale, ma consentono anche di percepire il sentiment del parlato, identificando così l’umore di una persona dal suo tono di voce. A questo punto, non è troppo futuristico pensare che gli assistenti vocali potranno anche fornire un supporto emotivo quando ad esempio gli anziani si sentiranno soli, riproducendo la loro canzone preferita, suggerendo la visione di un film o giocando con loro a scacchi tramite una smart TV connessa o, ancora, veicolando semplicemente la chiamata ad una persona cara.
L’ecosistema di assistenza alla persona non è però solo all’interno delle mura domestiche, ma si può estendere all’infrastruttura circostante. Si pensi ad esempio ad un assistente virtuale che riordina i medicinali o acquista la spesa online con consegna a domicilio. In questo scenario, possiamo immaginarci, senza dover lavorare troppo di fantasia, che l’ordine del cliente verrà consegnato da un robot a guida autonoma che, attraversando la città, consegnerà i medicinali e la spesa direttamente davanti alla porta di casa, senza obbligare l’interessato a uscire o a chiedere a qualcuno di svolgere le commissioni al suo posto.
Esistono anche soluzioni che sfruttano algoritmi di AI per aiutare gli anziani con mobilità limitata a compiere le attività basilari di ogni giorno, dentro e fuori casa: è il caso di esoscheletri intelligenti che sostengono l’anziano nei movimenti, evitando che possa cadere e farsi male raccogliendo un oggetto da terra o scendendo le scale. Anche per paralisi di più grave entità l’Artificial Intelligence sta abilitando la nascita di nuove soluzioni, impensabili solo qualche anno fa. Sono ad esempio in fase di sviluppo sedie a rotelle comandabili con le espressioni del volto: in questo caso, il dispositivo utilizza un algoritmo di facial recognition che, analizzando le riprese del viso dell’utente, impartisce i relativi comandi alla carrozzina.
Anche per altre forme di disabilità si stanno moltiplicando gli sforzi per trovare soluzioni che, sfruttando l’AI, possano offrire nuovi modi di assistenza e supporto. Un’ area in cui si sta lavorando è l’utilizzo della Computer Vision per descrivere ai non vedenti la realtà che li circonda. Software di Image Recognition, abbinati ad algoritmi per la generazione di un vocale, possono così descrivere la scena che un dispositivo – uno smartphone o un visore – sta inquadrando. Si tratta di un’applicazione che può trovare grande utilità ad esempio per un ipovedente che deve fare la spesa al supermercato piuttosto che prendere un treno in stazione: nel primo caso questa tecnologia guiderà l’utente nella scelta dei prodotti da acquistare, descrivendo la merce esposta a scaffale, nel secondo invece leggerà al posto dell’uomo il tabellone con le indicazioni dei treni in arrivo e in partenza, consentendogli di salire sul mezzo corretto.
Anche le persone affette da disabilità uditive potranno beneficiare dei progressi dell’AI. Grazie infatti ad algoritmi di riconoscimento vocale e sintetizzazione del testo è possibile avere una trascrizione in real time del parlato, consentendo a chi possiede questa disabilità di intervenire in una qualunque conversazione. Tali algoritmi sono oggi in grado di associare ciascuna affermazione alla persona che l’ha pronunciata, abilitando quindi l’interazione anche in caso di più interlocutori.
Questi sono solo alcuni degli scenari in cui l’AI potrà migliorare l’assistenza alle persone fragili. Le grandi aziende multinazionali si sono già mosse in questa direzione lavorando a varie soluzioni. Amazon ha siglato recentemente un accordo con PillPack, azienda che distribuisce farmaci a domicilio in America; Apple ha lanciato in Italia la nuova versione del suo Smart Watch introducendo elettrodi per effettuare un ECG; Microsoft e Google invece hanno rilasciato delle App per i non vedenti – Google Lookout e Microsoft Seeing AI – in grado di fornire descrizioni a chi ha disabilità visive.
Le opportunità di crescita sono dunque consistenti, non solo per le Big Tech, ma anche per startup e aziende che vogliono differenziarsi offrendo soluzioni e servizi che possono semplificare la vita alle persone più fragili della società.
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*Carlo Negri è Ricercatore presso l’Osservatorio Artificial Intelligence, Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano