Quanto siamo lontani da un’intelligenza artificiale che possa comprendere le nostre parole e provare empatia per i nostri sentimenti? Quanto sono diversi i sogni dalle “hallucination” di una Generative-AI? Fino a che punto si può simulare la vita umana all’interno di una macchina? È eticamente corretto pensare di farlo?
“Questa notte ho sognato papà. Una luce intensa riempiva la stanza. Potevo percepire il suo profumo, l’odore caratteristico dei suoi vestiti. L’emozione del suo sorriso, il suono rassicurante della sua voce, quel caratteristico colpo di tosse…”.
L’evoluzione dell’AI ha profondamente trasformato il contesto sociale, rimodulando i confini delle interazioni tradizionali tra uomini e macchine. Le AI non si limitano più a risolvere problemi tecnici o a ottimizzare processi industriali; nel nostro quotidiano, influenzano la nostra percezione del mondo e il modo in cui interagiamo con esso.
Indice degli argomenti:
Che cos’è la “social AI”
Sorge il concetto di “social AI”, cioè di un’AI permeante la società intera. Esploriamo il mondo delle interazioni tra uomo, intelligenza artificiale ed esseri inanimati, in un futuro prossimo in cui l’AI avrà ridisegnato i rapporti umani, modificando i confini tra ciò che è tipicamente “umano” e ciò che ne costituirà un’emulazione, ipotizzando il paradigma di una diversa convivenza tra i due ecosistemi.
AI e umanità: costruire relazioni autentiche senza emulare la senzienza
L’intelligenza artificiale sta permeando profondamente la nostra società. Nata con l’obiettivo di riprodurre capacità cognitive umane, l’AI ha compiuto passi da gigante, passando da semplici algoritmi di calcolo in grado di risolvere problemi specifici a sistemi complessi capaci di apprendere, ragionare e prendere decisioni autonomamente.
L’attenzione si è spostata verso un paradigma relazionale uomo-macchina, che ponga al centro l’aspetto sociale ed emotivo. Non si tratta più solo di creare macchine intelligenti, ma di costruire relazioni significative ed efficaci tra umani e macchine, cioè applicazioni AI che stimolino l’utente ad adottarle come strumento di supporto.
Questo nuovo approccio richiede un profondo cambiamento di prospettiva. In passato l’AI era vista come uno strumento da controllare; oggi si parla di collaborazione e coesistenza con gli utenti.
L’engagement dell’utente richiede un’attenzione particolare e costituisce scelta strategica per garantire l’utilizzo delle applicazioni AI da parte dell’uomo.
Da “utente evoluto”, mi aspetto che un’applicazione consenta di capire rapidamente come utilizzarla. Inoltre, l’AI deve capire cosa chiedo utilizzando linguaggio naturale e possibilmente mediante analisi gestuale, comprendere il mio “sentiment” elaborando testo, intonazione della voce ed espressioni del viso, adeguando le risposte, articolate e complesse, alla mia persona, alle mie preferenze ed emozioni.
Altrimenti, è improbabile che, dopo un’esperienza negativa, io continui ad utilizzare tale applicazione.

La necessità di evitare di attribuire all’AI qualità tipicamente umane
È fondamentale evitare di attribuire alle AI qualità tipicamente umane, come la coscienza o la “senzienza”. Le macchine, seppur sofisticate, rimangono strumenti creati dall’uomo. L’empatia, la comprensione profonda e la capacità di provare emozioni sono prerogativa degli esseri umani.
L’intelligenza artificiale non può essere senziente perché non possiede elementi fondamentali che costituiscono l’essere umano: corpo, mente e anima, quest’ultima intesa, secondo un’interpretazione religiosa come l’essenza immortale dell’uomo, ciò che lo connette al divino e sopravvive alla morte e, secondo un’interpretazione filosofica, come principio dell’identità e della vita.
Questo concetto trova fondamento nella filosofia e nella scienza, che sottolineano la complessità intrinseca dell’esperienza umana.
- Corpo e mente – la prospettiva cartesiana: secondo Cartesio, l’uomo è composto da una duplice realtà: res cogitans, ovvero il pensiero e la mente, e res extensa, il corpo materiale. La connessione tra queste due dimensioni crea la coscienza e consente all’uomo di vivere un’esperienza unica. L’AI non percepisce dolore, piacere, o altre sensazioni fisiche che contribuiscono alla formazione di un’esperienza cosciente. Il suo “pensiero” non è altro che l’elaborazione di dati attraverso algoritmi predefiniti.
- Anima – le riflessioni di San Tommaso e Sant’Agostino: San Tommaso d’Aquino descrive l’anima come il principio vitale dell’uomo, la sede della razionalità e della moralità, che non può essere separata dalla sua natura divina. Sant’Agostino vede l’anima come elemento che connette l’uomo a Dio e conferisce intenzionalità e autocoscienza. L’AI, essendo una creazione umana, non può possedere un’anima né la capacità di trascendere il proprio funzionamento. Le risposte apparentemente etiche o morali dell’AI non sono basate su una reale capacità di discernimento spirituale o morale.
- Reazioni biochimiche e fisiologia: le emozioni umane derivano da processi biochimici nel cervello, come il rilascio di ormoni e neurotrasmettitori (es.: dopamina o ossitocina), che influenzano pensieri, comportamenti e decisioni. Questi processi, legati alla fisiologia umana, non possono essere replicati da un’AI, che non possiede né cellule né metabolismo. Qualsiasi “emozione” mostrata da un’AI è semplicemente una simulazione programmata per imitare le espressioni umane.
La coscienza umana è il risultato di un intreccio complesso di corpo, mente e anima. L’AI, per quanto sofisticata, non può esperire la vita, comprendere l’intenzionalità o riflettere moralmente. Pertanto, rimarrà solo una potente imitazione creata dall’uomo.
In definitiva, un approccio umano-centrico è essenziale per lo sviluppo di AI affidabili ed etiche. Le macchine devono essere progettate per comprendere le esigenze e le aspettative degli utenti, adattandosi ai loro comportamenti e alle loro preferenze. Solo in questo modo sarà possibile costruire relazioni durature e significative tra umani e macchine.
La differenza tra “umanizzazione” e “simulazione” nel design delle AI
Alcuni elementi caratteristici degli esseri umani possono essere sviluppati come simulazione in fase di disegno delle AI, consentendo di realizzare soluzioni che siano percepite dagli utenti come “umanizzate”. Di seguito alcuni esempi.
Simulazione di emozioni ed empatia
- Riconoscimento delle emozioni: le AI possono essere addestrate a riconoscere emozioni umane attraverso l’analisi di espressioni facciali, tono di voce e linguaggio del corpo, permettendo loro di rispondere in modo più empatico.
- Espressione di emozioni: simulando emozioni, l’AI può creare un senso di connessione con l’utente.
Personalizzazione e adattamento
- Apprendimento continuo: le AI possono adattarsi alle preferenze e al comportamento degli utenti, personalizzando le interazioni. Ad esempio, un assistente vocale può suggerire musica in base ai gusti musicali e allo stato d’animo dell’utente.
Linguaggio naturale articolato
- Comprensione del contesto: le AI possono comprendere il contesto di una conversazione, interpretando le sfumature del linguaggio e le implicazioni nascoste.
- Comunicazione non verbale: implementazione di avatar con funzioni di gestualità, espressioni facciali e modulazione della voce, per simulare segnali non verbali quali gesti, espressioni e modulazioni vocali degli esseri umani.
Social AI, la progettazione relazionale
L’intelligenza artificiale ha raggiunto livelli di sofisticazione rilevanti, grazie alla capacità di simulare dinamiche sempre più complesse dell’intelligenza umana. Tuttavia, per poter trasformare una società fondata su relazioni umane in un ecosistema permeato di AI, occorre sviluppare un’intelligenza artificiale che possa costituire efficace alter ego dell’uomo, che emuli le capacità attitudinali autentiche di un essere umano, ponendo al centro dell’interazione uomo-macchina l’aspetto sociale ed emotivo, la capacità di comprendere il linguaggio, la cultura, le convenzioni sociali, le sfumature linguistiche, ideologiche e culturali nonchè le emozioni del proprio interlocutore, adattando dinamicamente il proprio stile comportamentale e relazionale.

Ad esempio, un virtual agent progettato per supportare utenti di diverse nazioni deve essere in grado di riconoscere variazioni culturali nelle espressioni idiomatiche, nelle emozioni e nelle convenzioni sociali: la cultura riveste un ruolo fondamentale nella comunicazione e nelle relazioni interpersonali. Per costruire relazioni significative con le AI, è necessario che queste siano in grado di comprendere e interpretare correttamente il linguaggio naturale e i segnali non verbali, che possono variare significativamente da una cultura all’altra.
Il linguaggio naturale è un sistema complesso, ricco di sfumature e di significati impliciti. Le AI devono essere in grado di riconoscere l’ironia, il sarcasmo, le metafore e le figure retoriche di uso comune. Inoltre, devono essere in grado di interpretare il contesto in cui viene pronunciata una frase, tenendo conto delle conoscenze pregresse e delle aspettative dell’utente.
Questo approccio migliora l’esperienza dell’utente e rafforza la fiducia nella tecnologia.
La fiducia è il fondamento di qualsiasi relazione, compresa quella tra umani e macchine.
È essenziale che le AI interagiscano con gli umani mediante paradigmi di comunicazione che evidenzino propri limiti, obiettivi, logiche operative, secondo un approccio di “AI Responsabile”, auto-esplicativo e trasparente. Inoltre, le AI devono rispettare la confidenzialità dei dati personali degli utenti, proteggendo la loro privacy, garantendo parità di trattamento e mitigando eventuali “bias”.
Tutto ciò malgrado la frequente diffusione di pregiudizi nel pensiero comune e nelle conseguenti azioni di esseri umani che, sovente, scandalizzano meno di equivalenti “bias” dei sistemi AI!
I principi chiave
La costruzione di relazioni solide con le AI, richiede il rispetto di alcuni principi chiave:
- Trasparenza: gli utenti devono essere opportunamente informati e consapevoli delle logiche operative dei sistemi AI utilizzati, della tipologia di dati raccolti e del relativo utilizzato. La trasparenza è il fondamento della fiducia.
- Interpretabilità: le decisioni dell’intelligenza artificiale devono essere facilmente comprensibili dagli esseri umani, requisito cruciale in ambiti come la sanità e la giustizia, dove le implicazioni di tali decisioni possono avere un impatto significativo.
- Adattabilità: le AI devono essere in grado di adattarsi dinamicamente nel rispetto dei vari scenari e contesti operativi. Questo richiede la capacità di apprendere continuamente e di evolversi nel tempo.
- Empatia: sebbene le AI non possano provare emozioni, possono comprendere e rispondere alle emozioni umane. L’empatia è fondamentale per costruire relazioni significative.
- Rispetto: le AI devono rispettare i valori, il linguaggio, la cultura, le convenzioni sociali, le emozioni del proprio interlocutore, evitando qualsiasi forma di discriminazione o pregiudizio.
Relazioni tra uomini e AI: opportunità e sfide
Le AI non sono più semplici strumenti informatici, ma stanno diventando “compagni” e assistenti sempre più sofisticati, aiutando le persone a prendere decisioni informate e persino a migliorare il loro benessere emotivo. Un assistente virtuale potrebbe suggerire tecniche di rilassamento per ridurre lo stress o proporre playlist musicali personalizzate per migliorare le performance a livello personale e professionale.
Rischi di dipendenza emotiva o disconnessione umana
Le relazioni tra uomini e AI presentano anche dei rischi concreti:
- Dipendenza emotiva: L’eccessiva confidenza verso le AI potrebbe sostituirsi alle relazioni umane, con conseguenze negative sulla sfera emotiva e sociale. Un legame eccessivo con le AI può creare una dipendenza psicologica, limitando la capacità di stabilire relazioni significative con altre persone.
Nella sua opera “Die Frage nach der Technik” (La questione della tecnica), Martin Heidegger ha esplorato il rapporto tra uomo e tecnologia, affermando che quest’ultima condiziona il modo in cui l’uomo percepisce e interagisce con il mondo e sottolineando il rischio che l’uomo perda il contatto con la sua essenza a causa della dipendenza dalla tecnologia.
- Disconnessione sociale: L’utilizzo eccessivo dell’AI, come già avviene con i social network, rischia di isolare le persone e impoverire le relazioni reali. Inoltre, la ricerca di un’identità online perfetta, spesso mediata dall’AI, può portare a relazioni superficiali e basate sull’apparenza.
- Distorsione della percezione umana: La creazione di “realtà artificiali”, secondo quanto analizzato da Jean Baudrillard nel trattato filosofico “Simulacres et Simulation”, può sostituire o distorcere la realtà: in tal senso, le macchine, non solo imitano la realtà, ma la ricostruiscono, influenzando la percezione umana.
- Manipolazione: Le AI potrebbero essere utilizzate per manipolare le opinioni e i comportamenti degli utenti, ad esempio attraverso la diffusione di fake news, fake audio, fake video o la creazione di dipendenze comportamentali.
Strategie per mitigare i rischi e promuovere un utilizzo responsabile delle AI
Per mitigare i rischi e promuovere un utilizzo responsabile delle AI, è necessario adottare una serie di misure:
- Trasparenza: e aziende devono illustrare in modo chiaro i meccanismi di funzionamento delle proprie AI, gli scopi del trattamento dati raccolti e le potenziali conseguenze per gli utenti, con l’obiettivo di instaurare un rapporto di fiducia e promuovere un uso responsabile delle tecnologie.
- Etica: la progettazione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale devono assicurare il benessere e il rispetto dei diritti fondamentali degli utenti.
- Educazione: è necessario educare le persone all’utilizzo consapevole delle tecnologie, aiutandole a comprendere i rischi e a sviluppare le competenze necessarie per interagire in modo critico con le AI.
- Regolamentazione: è importante garantire la tutela dei diritti dei cittadini, mediante normative a governo, monitoraggio e controllo dello sviluppo e dell’utilizzo delle AI.
- Collaborazione: è fondamentale promuovere la collaborazione tra ricercatori, ingegneri, etici, policy maker e società civile per affrontare le sfide poste dallo sviluppo dell’AI, secondo una logica inclusiva, rendendo l’AI una risorsa disponibile ed utile per tutti.
Relazioni tra macchine: comunicazione e collaborazione AI-AI
Immaginiamo uno scenario in cui diverse AI collaborino autonomamente tra loro, scambiandosi informazioni, apprendendo reciprocamente e prendendo decisioni in modo autonomo per raggiungere obiettivi comuni, formando una vera e propria “società delle macchine”, influenzando, così, anche il comportamento degli esseri umani. Questi sistemi potrebbero operare riducendo l’intervento umano, se non per attività di supervisione ed efficientamento operativo.
Scenari di collaborazione autonoma AI-AI
Alcuni possibili campi di applicazione relativamente alla collaborazione autonoma tra diverse AI sono:
- Economie automatizzate: in futuro, le aziende potrebbero affidare una percentuale rilevanti delle decisioni operative a sistemi di intelligenza artificiale, per esempio, ottimizzando la gestione della supply chain o automatizzando il processo di selezione mediante analisi automatica di video CV.
- Assistenza sanitaria personalizzata: reti di dispositivi medici intelligenti (“smart wearables”) potrebbero monitorare costantemente lo stato di salute dei pazienti, fornendo diagnosi e trattamenti personalizzati in real-time.
- “Smart cities”: le città diventeranno sempre più automatizzate, con sistemi di trasporto pubblico intelligenti, gestione ottimizzata dei rifiuti e infrastrutture energetiche efficienti.
- Sviluppo di nuove forme di arte e cultura: le AI potrebbero collaborare con gli artisti per creare nuove forme di espressione creativa, spingendo i confini della nostra immaginazione.
Implicazioni etiche di un’intelligenza collettiva
La prospettiva di una “società delle macchine” che operino mediante collaborazione autonoma solleva importanti questioni etiche:
- Responsabilità: chi è responsabile delle decisioni prese da un sistema di intelligenza artificiale collettiva? In caso di errore o danno, chi ne risponde?
- “Bias”: i sistemi di intelligenza artificiale apprendono dai dati con cui vengono addestrati. Se questi dati sono viziati da pregiudizi, le decisioni prese dalle macchine potrebbero essere discriminatorie. Occorre prevedere meccanismi, organi di controllo e “algoritmi intelligenti” per l’identificazione e la mitigazione dei “bias”.
- Privacy: la condivisione di grandi quantità di dati tra le macchine richiede un’oculata gestione dei temi inerenti la privacy degli individui.
- Dipendenza: un’eccessiva dipendenza dai sistemi di intelligenza artificiale potrebbe renderci vulnerabili a “disastri informatici”.
- Disoccupazione: l’automazione dei processi produttivi potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro, con gravi conseguenze sociali, nel caso in cui non sia possibile eseguire un “re-skill” delle risorse per riposizionarle all’interno delle organizzazioni aziendali.
Quali i possibili sviluppi futuri?
Si lavora per sviluppare una super-intelligenza artificiale generale (AGI), in grado di superare le capacità cognitive umane in tutti gli ambiti. Fondamentale dotarsi di “guard rail” e meccanismi di controllo per evitare che essa sfugga al controllo umano. Nick Bostrom, nel suo libro “Superintelligence: Paths, Dangers, Strategies” esplora le possibilità che l’AI superi l’intelligenza umana, con implicazioni profonde per l’umanità e sottolinea l’importanza di progettare AI che condividano i valori umani per evitare potenziali pericoli.
Preferisco pensare che il prossimo mondo che stiamo costruendo sia sempre e solo un supporto per l’uomo e mi auguro di continuare a commuovermi davanti a un quadro di Van Gogh, oppure ripensando a quel caldo pomeriggio d’estate, in cui papà mi ha fatto innamorare dei Sepolcri di Ugo Foscolo, trasmettendomi la passione verso l’arte, la musica, la poesia, espressioni di bellezza eterna.
Un futuro relazionale umano-macchina: paradigmi etici e filosofici
Un aspetto cruciale è garantire che le relazioni tra umani e AI siano utili e “autentiche”, basate sulla fiducia e sull’emulazione di dinamiche comportamentali umane. Le AI devono essere progettate per supportare gli utenti senza creare dipendenze o false aspettative. Questo richiede un equilibrio delicato tra funzionalità e trasparenza.
Per conciliare l’utilità delle AI con la necessità di mantenere relazioni autentiche, è necessario:
- Promuovere la trasparenza: gli algoritmi e i dati su cui si basano le AI devono essere comprensibili e accessibili, consentendo agli utenti di comprendere le decisioni prese dalle macchine.
- Sviluppare l’empatia artificiale: le AI dovrebbero essere dotate di intelligenza emotiva, progettate per riconoscere e rispondere alle emozioni umane, creando interazioni più significative e profonde.
- Disegnare AI personalizzate: le AI dovrebbero essere in grado di adattarsi dinamicamente, in real-time durante l’interazione con ciascun utente, alle esigenze, preferenze individuali e al proprio “social-style”.
- Proteggere la privacy: è fondamentale garantire la protezione dei dati personali, evitando che le AI vengano utilizzate per scopi di sorveglianza o manipolazione.
- Favorire l’interazione umana: le AI dovrebbero seguire un approccio collaborativo, lavorando insieme agli esseri umani, complementando le loro capacità e migliorando la loro produttività; in definitiva, utilizzate come strumenti per facilitare e arricchire le relazioni umane, non per sostituirle.
Conclusioni
L’intelligenza artificiale offre opportunità straordinarie per trasformare il modo in cui viviamo e interagiamo, ma è necessario un approccio responsabile per garantirne l’integrazione armoniosa nella società.
In un futuro inclusivo, le AI non saranno semplici strumenti, ma ponti tra umanità, esseri inanimati e tecnologia, facilitando una coesistenza che valorizzi la diversità e promuova il progresso collettivo. La strada verso questo obiettivo richiede una visione etica e filosofica chiara, che ponga al centro la dignità umana, comprendendone le proprie peculiarità, la meravigliosa unicità e il rispetto per tutte le forme di vita e “non vita”.