Considerata un orgoglio italiano nel campo della robotica, Cecilia Laschi è una pioniera dell’invenzione dei cosiddetti soft robot.
Chi è Cecilia Laschi
Nata a Piombino nel 1968, Cecilia Laschi è cresciuta a Follonica e abita attualmente a Livorno. Nel 1993 consegue una laurea magistrale in informatica presso l’Università di Pisa. Cinque anni dopo ottiene un Ph.D. in robotica presso l’Università di Genova.
Nel 2001 ottiene una borsa di studio post-dottorato dalla Japan Society for the Promotion of Science (JSPS), per collaborare all’attività di ricerca nel campo della robotica in Giappone.
Attualmente ricopre incarichi molto prestigiosi nel mondo accademico e in quello della ricerca. È professoressa presso il dipartimento di ingegneria meccanica della National University di Singapore. Fa parte del board di diversi giornali internazionali, come Science Robotics. È senior member dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE), della Engineering in Medicine and Biology Society (EMBS) e della Robotics & Automation Society (RAS).
Nel 2018 ha organizzato e presieduto la prima edizione della RoboSoft, conferenza internazionale sulla soft robotics. Per soft robot si intendono quei robot realizzati con materiali morbidi e flessibili e che sono in grado di interagire in modo più sicuro con l’uomo e l’ambiente esterno.
Ha fondato la Robotech srl, una società spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che lavora nel mondo dell’edutainment robotics.
Primi approcci alla robotica
Cecilia Laschi si occupa principalmente di soft robotics, un’area in cui è considerata una pioniera a livello internazionale. Lavora, in particolare, sulle applicazioni della robotica in ambito marino e biomedico.
Come dichiara in un’intervista, si è occupata a lungo di robotica umanoide, una ricerca che riguarda soprattutto l’intelligenza dei robot e che lega la robotica alle neuroscienze. Ha lavorato a progetti per rendere i robot in grado di imparare sfruttando le potenzialità delle reti neurali artificiali.
Da circa dieci anni, invece, Laschi ha spostato il suo focus di ricerca dal cervello al corpo dei robot. “È però necessario ripensare il modo in cui si costruiscono i robot e in particolare dobbiamo fare in modo che il corpo dei robot sia morbido, cedevole, in modo da interagire fisicamente con l’ambiente e adattarsi a questa interazione”, ha dichiarato.
L’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è considerato uno dei centri più importanti nel mondo per lo sviluppo di soft robot. I progetti portati avanti dai ricercatori in questa sede possono essere considerati pionieristici.
Octopus, il robot-polpo
Tra questi progetti, vi è Octopus, robot sviluppato grazie agli studi di Laschi.
Il polpo, come sottolinea l’inventrice, è un modello perfetto per la soft robotics, in quanto non è dotato di articolazioni rigide ed è in grado di svolgere molte “funzioni” interessanti per la robotica, come afferrare un oggetto o camminare su un fondale marino.
Il robot Octopus
Video: Cecilia Laschi spiega Octopus, il polpo robotico
L’utilità sta nel capirne il principio di funzionamento. Una volta fatto ciò, le applicazioni possono essere molteplici. Il team della Laschi ha realizzato un endoscopio morbido in grado di deformarsi all’interno del corpo umano e di irrigidirsi. O, ancora, un braccio snodabile che aiuta le persone anziane a farsi la doccia, in grado di spruzzare acqua e strofinare la schiena.
Video: esempi di soft robot
Le sfide future
L’approccio della Laschi alla scienza è molto lungimirante. Le scoperte finora fatte da un lato permettono nuove applicazioni, dall’altro sollevano nuove questioni. Secondo la professoressa: “Per chi fa scienza, ottenere una nuova conoscenza significa solo permettere di porci altre domande, per andare a cercare ulteriore conoscenza, in un processo che è virtualmente infinito. Il ruolo dello scienziato è naturalmente questo, quello di cercare e rendere disponibile a tutti ulteriore conoscenza.”
Nel prossimo futuro, secondo la Laschi, la robotica dovrà affrontare tre principali sfide:
- migliorare il modo in cui le macchine reagiscono all’imprevedibilità del mondo esterno;
- capire in che modo le future tecnologie entreranno nelle nostre vite;
- contenere l’inquinamento e i consumi prodotti.
Riconoscimenti
Il lavoro della Laschi è stato riconosciuto a livello mondiale. Nel 1998 le è stato assegnato il riconoscimento per la migliore tesi di dottorato nel campo dell’ingegneria biomedica, da parte del Gruppo Nazionale di Bioingegneria (GNB).
Nel 2015, è stata inserita da Robohub nella lista delle 25 donne più influenti nel campo della robotica.
Nel 2011, in occasione del 150esimo anniversario dell’unificazione d’Italia, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha incluso una foto di Cecilia Laschi in una galleria di ritratti giornalistici delle donne che più rappresentano la cultura e la politica italiana.
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