Intelligenza Artificiale e occupazione: secondo un report di Accenture rilasciato al Forum di Davos, è lecito attendersi un aumento dell’occupazione del 10% grazie all’intelligenza artificiale
Intelligenza Artificiale e occupazione. Inutile nascondersi: intorno all’intelligenza artificiale, il tema che più solletica la curiosità dei non addetti ai lavori è sicuramente quello delle conseguenze sull’occupazione. In altri termini: l’avvento dell’AI avrà conseguenze positive o negative sul numero degli occupati a livello globale? Il già corposo dibattito in materia è stato arricchito da una nuova ricerca di Accenture (“Reworking the Revolution: Are you ready to compete as intelligent technology meets human ingenuity to create the future workforce) rilasciata in occasione del recente Forum dell’Economia di Davos. Il succo principale del report è che le aziende rischiano di perdere importanti opportunità di crescita se i loro CEO non sapranno attivarsi per rimodellare la forza lavoro, fornendo a tutti i collaboratori gli strumenti adeguati per avvantaggiarsi delle tecnologie intelligenti.
I benefici della cooperazione uomo-macchina
In effetti la stima del report è che i ricavi delle imprese potrebbero crescere del 38% entro il 2020, a patto che investano sull’Intelligenza Artificiale e su un’efficace cooperazione uomo-macchina almeno quanto stanno facendo le aziende leader di mercato. A queste condizioni, anche il livello di occupazione potrebbe beneficiare di un aumento del 10%. Pe Questa possibilità sembra supportata da alcuni dati: il 72% dei 1.200 top manager intervistati crede che la tecnologia intelligente sarà strategica per ottenere un vantaggio competitivo sul mercato. Inoltre, secondo il 61% dei manager, nei prossimi tre anni crescerà il numero delle figure professionali che utilizzeranno quotidianamente l’Intelligenza Artificiale. Un ottimismo che è condiviso anche dagli oltre 14.000 lavoratori intervistati che, in grande maggioranza (62%) si aspettano un impatto positivo dell’AI sul proprio lavoro.
Il lavoro andrà ridefinito
Come è facile da immaginare, però, le aziende saranno chiamate a un grosso sforzo anche soltanto per avvicinare questi traguardi. Innanzitutto l’organizzazione del lavoro andrà profondamente ripensata: secondo Accenture sarà necessario partire dai compiti, anziché dai ruoli, e assegnare i task di volta in volta a macchine e persone, bilanciando la necessità di automatizzare il lavoro con quella di valorizzare le capacità . Quasi la metà dei dirigenti d’azienda (46%) è infatti convinto che sia obsoleto pensare in termini di mansioni prestabilite per ciascuna professionalità, mentre un altro 29 % dichiara di aver già ampiamente ridisegnato i ruoli in un’ottica di maggior flessibilità. In secondo luogo la stessa forza lavoro andrà incanalata verso quelle aree che possono creare maggior valore. Per fare questo occorre, fin da ora, accelerare sulla riqualificazione, con una corretta valutazione del livello di competenza delle persone e della loro disponibilità a lavorare utilizzando l’intelligenza artificiale. L’aspetto confortante è che le moderne piattaforme digitali consentono di personalizzare i programmi di formazione sulle singole persone, favorendo l’adozione di nuove competenze. Ma proprio sul tema della formazione, però, Accenture segnala però un certo ritardo: solo il 3% dei dirigenti aziendali ha previsto un aumento significativo degli investimenti nella riqualificazione dei propri collaboratori entro i prossimi tre anni.