Osservatorio Artificial Intelligence: il primo report mostra un’Italia che “zoppica”

In Italia il 56% delle grandi imprese ha già avviato progetti di Artificial Intelligence prevalentemente orientati a soluzioni di Intelligent Data Processing e Virtual Assistant/Chatbot, scegliendo quindi di investire su ambiti più maturi. L’Osservatorio Artificial Intelligence rileva il fermento delle aziende italiane ma il confronto con altri paesi europei non fa bene al nostro paese

Pubblicato il 17 Feb 2018

AI senziente

In Italia il 56% delle grandi imprese ha già avviato progetti di Artificial Intelligence prevalentemente orientati a soluzioni di Intelligent Data Processing e Virtual Assistant o Chatbot, scegliendo quindi di investire su ambiti più maturi. L’Osservatorio Artificial Intelligence rileva il fermento delle aziende italiane ma il confronto con altri paesi europei non fa bene al nostro paese: in Francia e Germania la percentuale di grandi aziende che investono in Artificial Intelligence, anche spingendosi verso applicazioni sperimentali, è del 70%

Tra gli Osservatori della School of Management del Politecnico di Milano non poteva certo mancare in questo momento l’Osservatorio Artificial Intelligence; nato ufficialmente lo scorso anno, pochi giorni fa ha fatto il suo “debutto” pubblico con il convegno di presentazione dei primi mesi di indagine. La ricerca ha analizzato 721 imprese e 469 casi di utilizzo di Artificial Intelligence, riferibili a 337 imprese internazionali ed italiane. Nella ricerca sono stati considerate le principali imprese a livello mondo e Italia, rispettivamente con fatturato superiore a 15 miliardi e 1,5 miliardi di dollari.

In estrema sintesi, queste le principali evidenze emerse dal primo Osservatorio Artificial Intelligence:

  • in Italia il 56% delle grandi imprese oggetto di indagine ha già avviato progetti di Artificial Intelligence (contro circa il 70% di Francia e Germania) anche se siamo solo in una fase embrionale di utilizzo delle grandi opportunità di questa tecnologia;
  • i progetti sono orientati prevalentemente su soluzioni di Intelligent Data Processing (il 35% dei casi) e di Virtual Assistant/Chatbot (25%), mentre sono quasi assenti le applicazioni più di nicchia, a sostegno dei processi interni delle aziende;
  • rispetto alle esperienze estere, aperte anche ad applicazioni sperimentali, le imprese italiane sembrano prediligere ambiti maturi: il 52% delle soluzioni individuate è già a regime (contro il 38% a livello internazionale), mentre il 48% è ancora allo stadio di idea progettuale, di progetto pilota o in fase di implementazione;
  • la maggior parte dei progetti di Intelligenza Artificiale in Italia si concentra nei settori delle Banche, Finanza e Assicurazioni (17%), Automotive (17%), Energia (13%), Logistica (10%) e Telco (10%).

Intelligenza Artificiale, la definizione

Il primo anno dell’Osservatorio Artificial Intelligence ha visto impegnato il team di ricercatori anche nel complesso compito di definire al meglio cosa sia l’Intelligenza Artificiale. Questa la descrizione identificata e pronunciata durante il convegno da Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence:

«Il ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di abilità tipicamente umane, come l’interazione con l’ambiente, l’apprendimento e l’adattamento, il ragionamento e la pianificazione. Sistemi quindi in grado di perseguire autonomamente una finalità definita prendendo delle decisioni che, fino a quel momento, erano solitamente affidate agli esseri umani».

Un ramo della computer science ancora a uno stadio iniziale ma sul quale esiste già un certo fermento in tutto il mondo. Lo dimostrano il crescente interesse della comunità accademica al tema, l’offerta dei grandi player di servizi Cloud, la vitalità di 460 startup che dal 2016 ad oggi hanno raccolto complessivamente 2,2 miliardi di euro a livello internazionale, non ultimo la diffusione di soluzioni (più o meno sperimentali) tra le aziende.

«L’Intelligenza Artificiale potenzialmente non conosce confini applicativi e inciderà progressivamente sul tessuto economico e sociale di ogni paese – è quanto sostengono Nicola Gatti, Giovanni Miragliotta e Alessandro Piva, Direttori dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. La velocità di diffusione nei diversi ambiti non sarà omogenea, ma dipenderà da fattori tecnologici e di conoscenza. Le imprese italiane stanno ponendo a questo tema grande attenzione per non perdere occasioni di miglioramento della competitività. Per coglierne a pieno i potenziali benefici, però, devono innanzitutto conoscere a fondo l’offerta di soluzioni disponibili e poi intervenire sui processi organizzativi e sul rafforzamento delle competenze, perché le persone siano effettivamente in grado di valorizzare le abilità delle macchine».

«Dalla ricerca emerge come un qualsiasi progetto di Artificial Intelligence nelle fasi iniziali necessiti di un grande investimento da parte dell’impresa, non solo in termini economici. Al momento, le soluzioni pronte all’uso sono limitate e per raggiungere un livello di prestazioni simile o superiore a quello umano spesso richiedono lavoro sia in fase preparatoria, per le infrastrutture, il patrimonio informativo, le competenze e la cultura, che in corso d’opera, per l’apprendimento della macchina e il miglioramento. Nei progetti di AI serve perseveranza e orientamento al risultato, che si ripagano con le prestazioni, ma anche con un vantaggio competitivo difendibile in termini di Know-how», sono le considerazioni dei tre Direttori.

Intelligent Data Processing e Virtual Assistant o Chatbot i principali campi di applicazione in Italia

La ricerca, studiando 469 casi di utilizzo di Intelligenza Artificiale, rivela che soltanto il 38% delle iniziative individuate nel mondo è a regime (utilizzate da tutti gli utenti e sottoposte a un processo di miglioramento continuo già strutturato).

«Una su cinque, il 21%, è in corso di implementazione, in una fase di rilascio su larga scala che coinvolge buona parte dei processi e degli utenti – rileva Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. Una quota analoga, invece, è ancora in fase pilota, durante cui vengono misurati i primi risultati e individuate problematiche, il 20% è ancora soltanto un’idea progettuale, con un budget stanziato per esplorare un possibile progetto in un campo d’applicazione ben definito».

Intelligent Data Processing

I principali ambiti di applicazione riguardano l’Intelligent Data Processing (35%), soluzioni che utilizzano algoritmi di Artificial Inetlligence per estrarre informazioni e avviare azioni basate sulle informazioni estratte, e i Virtual Assistant o Chatbot (25%), agenti software in grado di interagire con un interlocutore umano per eseguire un’azione o offrire un servizio.

Seguono a distanza le soluzioni di Recommendation (10%), raccomandazioni personalizzate per indirizzare le decisioni del cliente in diversi momenti del percorso d’acquisto basandosi su informazioni fornite dagli utenti stessi, Image Processing (8%), che analizzano le immagini per il riconoscimento biometrico e l’estrazione di informazioni, Autonomous Vehicle (7%), mezzi a guida autonoma in grado di percepire l’ambiente esterno e adattare le manovre di conseguenza, e Intelligent Object (7%), capaci di eseguire azioni senza intervento umano, interagendo con l’ambiente circostante tramite  sensori e apprendendo dalle azioni delle persone che li usano.

Chiudono l’elenco soluzioni marginali come Language Processing (4%), che elaborano il linguaggio per comprendere un testo, tradurlo o produrlo in autonomia a partire da dati e documenti, e Autonomous Robot (4%), in grado di spostarsi e muovere alcune parti, manipolare oggetti e eseguire azioni in autonomia.

Gli ambiti con un maggior numero di progetti a regime sono Recommendation (62%), Language Processing (50%), Intelligent Data Processing (42%) e Virtual Assistant/Chatbot (40%). Tra i meno consolidati, gli Autonomous vehicle (100% di progetti in idea progettuale o pilota), gli Autonomous Robot (74%) e l’Image processing (57%).

Spostando l’analisi sui settori, il comparto più attivo nell’introdurre soluzioni di Intelligenza Artificiale a livello internazionale è il Banking-Finance-Insurance, che raccoglie il 21% delle applicazioni, spinto dall’opportunità di conoscere più approfonditamente i propri clienti e garantire un servizio mirato e un supporto alle decisioni del management. Il secondo è l’Automotive (12%), trainato dai grandi investimenti finalizzati allo sviluppo di veicoli a guida autonoma. Seguono, con percentuali comprese fra il 6% e l’8%, i settori Hi-Tech, Retail e Telco, interessati a offrire un servizio più flessibile e personalizzato.

Uno sguardo di dettaglio sui Chatbot

Chatbot

I Virtual Assistant o Chatbot sono il secondo campo di applicazione più esplorato dalle soluzioni di Intelligenza Artificiale. L’Osservatorio Artificial Intelligence ha censito 118 casi di Chatbot utilizzati a livello internazionale, rilevando come i più utilizzati nell’ambito servizi sono quelli per l’assistenza al cliente dopo la vendita (87%), seguiti da quelli che offrono al cliente servizi che non riguardano direttamente l’ambito in cui opera l’azienda (7%) e gli assistenti virtuali della tipologia Corporate Knowledge (6%), che hanno il compito di rispondere a domande poste dal personale o da figure esterne sull’organizzazione aziendale.

Nella funzione Marketing i Virtual Assistant vengono impiegati come shop assistant (46%), guida all’acquisto (27%), per azioni di brand reputation (18%) e supporto alle vendite (9%). Alla categoria prodotto appartengono quei Chatbot inseriti all’interno di un prodotto per consentirgli di interagire con l’utente.

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