Il 2020, sarebbe dovuto diventare l’anno delle auto a guida autonoma. Qualcuno aveva già previsto di leggere il giornale o rispondere alle mail mentre la propria vettura li portava a destinazione…
Cinque anni prima, un titolo sul quotidiano britannico The Guardian aveva previsto che proprio dal 2020 saremmo diventati dei “guidatori sul sedile posteriore”.
Nel 2016 c’era chi assicurava che 10 milioni di auto a guida autonoma sarebbero stati in circolazione nel giro di quattro anni e chi aveva promesso, nel 2019, che in dodici mesi avremmo avuto oltre un milione di auto a guida autonoma circolanti nelle strade.
Nonostante i tentativi di ridefinire il concetto di “guida autonoma completa” nessuna di queste previsioni si è al momento avverata. Forse, qualche anno fa, l’ottimismo e le aspettative erano troppo alti.
Guida autonoma: ci vorranno ancora molti anni
Oggi, invece, il problema è fare in modo che questo slittamento dei tempi non si traduca in un disastro, ad esempio per il crollo dei finanziamenti verso un settore che non riesce a decollare.
La promessa delle auto elettriche e senza conducente è quella di avere veicoli che possano essere più attenti ai temi ambientali e più sicuri per le persone.
È interessante notare come, nel 2015, Elon Musk – CEO di Tesla – aveva affermato che le auto a guida autonoma in grado di guidare “ovunque” sarebbero arrivate entro due o tre anni e poi, nel 2019, aveva parzialmente modificato le sue previsioni affermando che i “robotaxi” autonomi avrebbero debuttato entro il 2020.
A differenza di investitori e amministratori delegati, gli accademici e gli informatici che studiano l’intelligenza artificiale, l’ingegneria dei sistemi, le tecnologie autonome e tutte le loro applicazioni, hanno da tempo affermato che la realizzazione di un’auto completamente autonoma richiederà ancora molti anni.
Alcuni studiosi, nonostante gli investimenti abbiano già superato gli 80 miliardi di dollari, sostengono che le auto a guida autonoma che erano state promesse potrebbero restare un’utopia.
Questo a patto di non avere importanti avanzamenti nell’intelligenza artificiale, che quasi nessuno prevede arriveranno presto, oppure senza una completa riprogettazione delle nostre città.
Affinché un’auto possa essere in grado di guidare realmente come un essere umano, i ricercatori devono creare un’intelligenza artificiale realmente alla pari di una mente umana.
La stessa prossima generazione della tecnologia chiamata “Full Self Driving” dalla stessa Tesla, oggi probabilmente l’azienda più avanti in questi sviluppi, è nella realtà ancora un sistema (seppur avanzato) di assistenza alla guida.
Le nuove funzioni delle auto
Certamente, il futuro dei trasporti deve includere automobili più efficienti dal punto di vista energetico e della sicurezza, ma oggi assistiamo ad auto che sfruttano la tecnologia soprattutto per mettere a disposizione dell’utenza funzionalità utili a rendere migliore l’esperienza nel veicolo: istruzioni vocali che permettono di comandare il navigatore automatico senza togliere le mani dal volante, sensori in grado di riconoscere un’area di sosta e di effettuare tutte le manovre per poter parcheggiare l’auto in autonomia.
Vediamo auto che si trasformano sempre più da veicoli per spostarsi a dispositivi connessi abilitati dall’intelligenza artificiale, simili a smartphone, pieni di software per il lavoro e il gioco.
Negli ultimi tempi, i produttori di automobili stanno sempre più dotando le nuove auto di molta tecnologia, quasi trasformandole in potenti computer su ruote.
Nel prossimo futuro, le auto non solo saranno in grado di aggiornarsi ed evolversi costantemente anche dopo mesi e anni dal momento dell’acquisto, ma potranno utilizzare l’intelligenza artificiale per anticipare le esigenze di conducenti e passeggeri e adattare di conseguenza le loro offerte.
Auto connesse: cosa stanno facendo i costruttori
È stato proprio il produttore di auto elettriche Tesla ad aver aperto la strada al concetto di vendita di auto aggiornabili da remoto, dimostrando che è possibile trasmettere correzioni (fix) e nuove funzionalità al veicolo nello stesso modo in cui i consumatori già oggi scaricano nuovo software sui loro dispositivi mobili.
I produttori di automobili tradizionali, come General Motors, Ford, Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz, stanno cercando di recuperare il ritardo, anche sperando di risparmiare miliardi in garanzia e altri costi di riparazione sistemando i problemi tramite correzioni trasmesse via Internet ed evolvendo verso un design incentrato sul software per poter proseguire una relazione di business anche dopo l’acquisto dell’auto.
L’idea è anche quella di sfruttare il potenziale per creare un nuovo modello di business utile alle case automobilistiche, con i proprietari delle auto che sostengono tariffe su richiesta o abbonamenti mensili per accedere a nuove funzionalità.
Questi, ad esempio, potrebbero includere una potenza aggiuntiva del motore elettrico di cui usufruire solo per un periodo limitato, oppure un abbonamento che permetta di sfruttare il riscaldamento del volante e dei sedili durante l’inverno.
Tesla, che anche su questo fronte ha anticipato il mercato, sfrutta il concetto dell’accesso a nuove funzionalità fa da anni. L’azienda, da subito, ha fatto in modo di raccogliere enormi quantità di dati dai veicoli dei clienti per poter sia migliorare i sistemi dell’auto tramite aggiornamenti del software, proprio come con uno smartphone, sia per comprendere stili di guida e caratteristiche dei guidatori per poter pensare e sviluppare add-on utili alla propria clientela.
Il vantaggio è che grazie a questa possibilità il software sarà in grado di offrire nuove funzionalità, alcune delle quali nemmeno ancora pensate oggi.
Tesla, tra le altre cose, dispone già di abbonamenti per quella che chiama “Connettività Premium”, per poter avere funzionalità di streaming video oppure la visualizzazione del traffico in tempo reale.
Lo stesso pacchetto avanzato di assistenza alla guida potrebbe, un giorno, venire messo a disposizione come abbonamento.
Le altre case automobilistiche, per recuperare il ritardo accumulato, hanno creato divisioni software all’interno del gruppo. Volkswagen, ad esempio, sta sviluppando programmi per i veicoli dell’azienda con l’obiettivo di disporre di un sistema con funzionalità autonome avanzate entro il 2025.
Aggiornare il software da remoto permetterebbe anche alle persone di non doversi recare in concessionaria per gli aggiornamenti facendo risparmiare tempo agli utenti e costi alle officine.
Il concetto degli aggiornamenti potrebbe allargarsi per non limitarsi, ad esempio, a semplici modifiche dei display multimediali o all’invio di nuovi dati per aggiornare le mappe di navigazione, ma anche a funzionalità più complesse, come il poter riparare un difetto dello sterzo, che oggi (giustamente) richiedono un viaggio in concessionaria.
Sempre più AI nelle auto
La promessa dell’intelligenza artificiale più attuale e tangibile è quella di poter essere integrata maggiormente nell’auto per poter adattare l’esperienza di utilizzo ai proprietari del veicolo e ai singoli utenti.
L’auto può raccogliere dati da quelle che sono le routine quotidiane di una persona, apprendendo come guida quell’utente, chi si siede in macchina, le destinazioni più comuni, il tragitto preferito, le stazioni radio ascoltate.
All’interno dell’auto, assistenti digitali e sensori potrebbero osservare i passeggeri consentendo all’auto di imparare a conoscerli e, quindi, di adattarsi sempre più e sempre meglio a quelli che sono i loro gusti e le loro preferenze.
Potendo accedere in condivisione al calendario digitale di una persona, l’IA dell’auto potrebbe anticipare le attività anche solo suggerendo il momento migliore di muoversi per poter evitare il traffico intenso.
Quando, un giorno, le auto si muoveranno in autonomia, il veicolo potrebbe assumere una maggiore attenzione al percorso, utilizzando tutte le funzioni dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico per adattare l’auto al suo ambiente.
Il modello di business delle case produttrici potrebbe essere rivoluzionato, a patto di fare in modo che i servizi proposti possano avere un valore per il guidatore: qualcuno sarebbe disposto a pagare 2 dollari al mese per una funzionalità in grado di trovare un parcheggio, invece di girare mezz’ora per trovarlo in autonomia? Probabilmente sì.
L’esperienza degli smartphone insegna che le persone decidono di consentire alla tecnologia di aiutarli e anche di personalizzare le loro esperienze.
I produttori di auto, in un certo senso, possono così già sfruttare una cultura d’uso che è già conosciuta.
Queste architetture digitali, tra le altre cose, potrebbero permettere di costruire un profilo dell’utente, e di definire una sorta di identità digitale del guidatore e dare la possibilità di portare queste informazioni su altri veicoli per rendere l’esperienza di guida altrettanto soddisfacente.
Dalla posizione del sedile allo stile di guida, dalle playlist musicali alle cronologie di navigazione, tutto accessibile in qualsiasi auto.
Potrebbero essere create funzionalità di abbonamento non sono limitate alle preferenze personali.
I dati generati dal traffico in tempo reale potrebbero essere trasformati in un valore commerciale, rendendo disponibili determinate informazioni per i clienti paganti: funzioni di sicurezza, di navigazione avanzate potrebbero diventare disponibili con un abbonamento premium.
La possibilità di comunicare in tempo reale delle autovetture, tra l’altro, utilizzando funzionalità di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico, potrebbe permettere di arrivare a prevedere le situazioni di traffico con alcuni minuti di anticipo.
Forse domani sarà proprio la nostra auto, quando ci sederemo al volante, a dirci: “sto imparando a conoscerti per offrirti un’esperienza migliore.”