Etica

AI, fede e ragione: la via della convivenza passa per l’etica



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La firma in Vaticano da parte di esponenti cattolici, ebrei e musulmani della Rome Call for AI Ethics conferma la condivisione del mondo religioso per una intelligenza artificiale orientata a favore dell’uomo e del suo bene. L’Arcivescovo Vincenzo Paglia chiarisce la posizione della Chiesa: fede e ragione insieme

Pubblicato il 13 gen 2023



AI fede

“Le religioni accompagnano l’umanità nello sviluppo di una tecnologia centrata sull’uomo grazie alla riflessione etica condivisa sull’uso degli algoritmi”. È il commento che Papa Francesco ha affidato a Twitter a margine della firma congiunta della Rome Call for AI Ethics da parte di cattolici, ebrei e musulmani, avvenuta il 10 gennaio 2023 alla Casina Pio IV in Vaticano. AI, fede e ragione cercano una via per una proficua convivenza.

Lo stesso Papa Francesco aveva accolto poco prima i firmatari nella Sala Clementina: insieme all’Arcivescovo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) e promotore della Call, c’erano il Rabbino Eliezer Simha Weisz e lo Sceicco Abdallah bin Bayyah. C’erano pure il Presidente di Microsoft Brad Smith, il Vice Presidente globale di IBM Dario Gil, e il Capo Economista della FAO Maximo Torero Cullen, che avevano firmato a loro volta il documento nel 2020 in una prima iniziativa pubblica promossa dalla PAV.

Tecnologia al servizio del bene comune

Nel suo discorso, il Pontefice ha ribadito come la tecnologia debba essere messa sempre al servizio del bene comune di tutti, e una delle condizioni per raggiungere un tale obiettivo è la “fraternita”, che a sua volta richiede atteggiamenti di giustizia e di pace. Un chiaro riferimento alla sua ultima enciclica Fratelli Tutti, ma anche un richiamo ad evitare che gli algoritmi possano in qualche modo influenzare malamente la convivenza civile.

Il Papa ha posto come esempio concreto la prassi legata alle domande dei richiedenti asilo, specificando come non sia accettabile “che la decisione sulla vita e il destino di un essere umano venga affidata ad un algoritmo”.

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Immagine creata con il modello di AI generativa text-to-image DALL-E (OpenAI)

Algoritmi che decidono destini

Una pratica di questo tipo è diffusa ad esempio in alcuni Paesi europei ad uso dei rispettivi Uffici per le migrazioni e i rifugiati (il Band in Germania, ad esempio) ed è stata attenzionata e valutata come scorretta in alcune circostanze anche da AlgorithmWatch, Ong che studia gli algoritmi e i loro impatti sulla società. Giudizi non lusinghieri sono stati espressi anche dall’European digital rights (Edri), ente che difende i diritti digitali a livello europeo.

Ciò che sta a cuore al Papa, e quindi alla Chiesa, è che “non attecchisca l’uso discriminatorio di questi strumenti a spese dei più fragili e degli esclusi”. Per cui è bene che si crei a livello mondiale una dinamica che possa promuovere e sviluppare una sorta di “antropologia digitale”, fondata su tre coordinate specifiche: “l’etica, l’educazione e il diritto” – le tre aree di impatto dell’AI evidenziate dalla Call – pur contando con differenti visioni del mondo, come è il caso delle diverse tradizioni religiose.

La Rome Call for AI Ethics

La Rome Call for AI Ethics rappresenta, sostanzialmente, uno degli ultimi documenti ufficiali promossi da organismi della Santa Sede sui temi dell’intelligenza artificiale e sull’impatto che questi sistemi possono avere sull’essere umano. Promossa per la prima volta dalla Pontificia Accademia per la Vita nel febbraio del 2020, questa dichiarazione ha avuto il merito di essere stata firmata non tanto e non solo dagli accademici dell’Accademia vaticana – come avvenuto nel passato per documenti simili – ma principalmente da esponenti delle maggiori organizzazioni tecnologiche e di istituzioni di rilievo pubblico, che hanno assunto in prima persona l’adesione al documento.

Aziende che necessitano di “supplemento d’anima”

Come racconta l’Arcivescovo Vincenzo Paglia nel libro Anima digitale. La Chiesa alla prova dell’Intelligenza Artificiale (Tau Editrice), la Call nasce da una domanda e da una considerazione di Brad Smith, Presidente di Microsoft. “Lui stesso mi ha confidato di avere bisogno, in azienda, di una sorta di ‘supplemento di anima’”.

Insomma, “gli ingegneri trovano soluzioni, però le soluzioni non sono eticamente indifferenti: occorre divenire consapevoli e responsabili non solo dell’uso dei dispositivi, ma delle implicazioni etiche presenti in ogni fase del loro ciclo produttivo, che coinvolge soggetti diversi, a partire dai ricercatori fino agli ingegneri e ai politici e ai cittadini. Da qui è nato il nostro rapporto di dialogo e collaborazione”.

Ciò dimostra, riflette ancora Paglia, che “le tecnologie hanno bisogno di uomini e donne consapevoli e attenti, affinché siano proiettate vero il miglioramento, verso uno sviluppo positivo, sociale ed individuale”.

La Rome Call è anche per il momento l’unico testo – dei tanti firmati negli anni in ambito vaticano attinenti all’AI – a essere stato presentato in una conferenza con i giornalisti presso la Sala Stampa della Santa Sede. Sottoposto all’approvazione della Segreteria di Stato vaticana, ha portato alla nascita della fondazione “RenIAssance”, che oggi sostiene il progetto.

Tra i primi firmatari, oltre a quelli già citati sopra, c’è stata per l’Italia l’allora Ministra per l’innovazione digitale e la transizione tecnologica del governo Conte II, Paola Pisano. Qualche mese dopo ha aderito alla Call anche l’Università di Roma “La Sapienza”, primo ateneo italiano a siglarla.

Disponibile in inglese, viene indicata come un “documento di impegni condivisi” attraverso il quale stimolare il senso di responsabilità di organizzazioni, governi, istituzioni e settore privato per un futuro in cui i progressi tecnologici e l’innovazione digitale siano al servizio del “genio umano” e della creatività, senza per questo provocarne una graduale sostituzione.

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Immagine creata con il modello di AI generativa text-to-image DALL-E (OpenAI)

L’impegno della Pontificia Accademia per la Vita

Come ha ribadito in più di qualche occasione il suo presidente Paglia, la Pontificia Accademia per la Vita si occupa di questi temi legati all’AI e alla fede su mandato diretto di Papa Francesco, che nella Lettera Humana Communitas del 2019, scritta per i 25 anni dalla fondazione dell’organismo vaticano, parla della necessità di impegnarsi in un dialogo fruttuoso con le diverse discipline, umanistiche e scientifiche, ampliando la riflessione alle nuove tecnologie “emergenti e convergenti”.

“Sul piano delle risposte, la posizione della Chiesa è nella linea della Dottrina Sociale: i beni devono essere disponibili per tutta l’umanità, non per pochi”, confida ne libro Anima digitale. Per cui la sfida epocale di oggi è “far capire che solo tutti insieme si può vivere, creando condizioni di vita sostenibili e dignitose per tutta l’umanità”.

Sollecitato sulla possibilità di porre dei limiti al benessere, e al benessere tecnologico in particolare, il Presidente della PAV ritiene che si tratti di una condizione che va piuttosto estesa, “non riservata solo a una piccola parte dell’umanità”. Anche per lui si tratta di un impegno che va vinto nella prospettiva dell’Enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco: “dobbiamo finalmente e una buona volta riconoscerci fratelli e sorelle fra di noi, parte di una medesima umanità, di un unico genere umano”. Poiché è da questo riconoscimento che “inizia il cambiamento, anzi la rivoluzione antropologica di un’umanità che si muove insieme”.

Fede all’altezza di una ragione degna dell’uomo

Sull’ulteriore impegno della Pontificia Accademia per la Vita circa le questioni della bioetica globale, l’Arcivescovo Paglia ribadisce come aspetto fondamentale “l’inerente dignità di ogni essere umano”, che va posta tenacemente al centro “della nostra riflessione e della nostra azione”. Non è un caso, infatti, come “il dibattito in corso fra gli stessi specialisti mostra già i gravi problemi di governabilità degli algoritmi che elaborano enormi quantità di dati, evidenziando la complessità e la delicatezza della costruzione di un mondo in cui l’uomo e la macchina dovranno sempre più cooperare”.

Per questo “occorre entrare con saggezza e audacia nei processi della loro contemporaneità, in vista di una comprensione del patrimonio della fede all’altezza di una ragione degna dell’uomo”. Risulta perciò decisivo “partecipare alla discussione con tutti i soggetti perché lo sviluppo e l’impiego di queste straordinarie risorse sia orientato alla promozione della dignità della persona e al bene più universale”.

Ed è ciò che anche l’evento dei giorni scorsi, con l’adesione dei rappresentanti delle religioni abramitiche alla firma della Call, vuole rappresentare.

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