AI generativa

AI generativa, metà della forza lavoro di McKinsey la sta utilizzando

Gli impieghi principali sono quattro: coding, engagement del cliente, produzione di contenuti creativi, combinazione di contenuti. La società di ricerche suggerisce alle aziende un approccio in 5 step per gestirla in maniera sicura e smart

Pubblicato il 21 Giu 2023

Carlo Lavalle

giornalista

McKinsey Ai generativa

L’AI generativa è in forte ascesa diffondendosi nelle aziende e diventando di uso comune tra i dipendenti. Secondo i dati forniti da McKinsey – società internazionale di consulenza manageriale che ha sedi in 67 diversi paesi e oltre 30mila effettivi – circa il 50 per cento della sua forza lavoro utilizza ChatGPT e tecnologie simili.

È la stessa azienda ad aver dato il permesso per l’impiego dei sistemi AI sul posto di lavoro, come conferma Ben Ellencweig, senior partner di QuantumBlack, ramo di consulenza in advanced analytics e intelligenza artificiale della multinazionale Usa, nelle dichiarazioni rilasciate durante un evento tenutosi presso presso il New York Experience Studio.

In crescita l’uso dell’AI sul lavoro

Le statistiche di McKinsey si iscrivono in uno scenario di progressivo avanzamento dell’AI generativa sul luogo di lavoro.

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In base a un sondaggio condotto da Boston Consulting Group (BSG), i cui risultati sono stati pubblicati il 7 giugno sul sito aziendale, emerge infatti che su 13mila lavoratori e dirigenti intervistati il 46 per cento dichiara di aver sperimentato l’AI generativa e il 27 per cento di usarla regolarmente. Inoltre, è sempre più alta la percentuale di intervistati i quali affermano che i sistemi AI vengono adottati nell’azienda in cui lavorano : dal 22 per cento del 2018, si è passati al 50 per cento del 2023.

Boston Consulting Group, prevale l’ottimismo

L’indagine di Boston Consulting Group registra anche una disposizione più favorevole verso la tecnologia AI a causa del suo impiego. In altri termini, più si usa più vengono dissipati preoccupazioni e timori nei confronti dell’intelligenza artificiale da parte di chi lavora in prima linea. Come spiegano i ricercatori di BSG, “l’ottimismo cresce con la familiarità e gli intervistati che utilizzano regolarmente l’AI generativa sono effettivamente molto più ottimisti rispetto a quelli che non hanno mai provato questa tecnologia”.

Va, in ogni caso, specificato che le interviste di BSG sono effettuate su un campione stratificato in tre fasce: dipendenti di prima linea, manager e leader. Pur rappresentando la maggioranza in termini numerici (85 per cento) la prima categoria è quella che usa di meno gli strumenti AI. Diversamente, è la fascia dei leader (10 per cento del campione) a utilizzare regolarmente la tecnologia AI in una percentuale che risulta di gran lunga la più alta (81 per cento contro il 21 per cento dei dipendenti).

L’uso quotidiano e frequente dei sistemi di AI generativa comporta una dose maggiore di ottimismo. Che il segmento dei leader esprime in una percentuale del 62 per cento mentre i dipendenti si attestano al 42 per cento. Da questo divario, gli analisti di BSG deducono una disconnessione tra la leadership e la forza lavoro nell’atteggiamento verso l’AI, perché nel primo caso prevale nettamente un atteggiamento ottimista, nel secondo più la preoccupazione. Un sentimento comprensibile nel momento in cui la tecnologia AI diventa un fattore sostitutivo e non complementare della forza lavoro.

Resta, insomma, una certa diffidenza anche in ambiti come la sanità dove il potenziale di trasformazione positiva dell’AI è considerato rilevante. A questo proposito, un sondaggio recente di GE Healthcare evidenzia un livello di sfiducia tra il personale medico che rallenta il processo di diffusione di algoritmi e sistemi AI nel settore sanitario.

Ciò nonostante, il 71 per cento degli intervistati, stando al sondaggio di BSG, ritiene che i vantaggi dell’AI generativa superino i rischi. Rischi che però devono essere gestiti. Il 79 per cento infatti è favorevole a una regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Un orientamento che costituisce un significativo cambiamento rispetto a una impostazione iniziale piuttosto incline a una logica di laissez-faire e non interventista. Ora, invece, sembra emergere un indirizzo più propenso a un controllo delle autorità governative sulla tecnologia AI, stando al sondaggio di BSG.

Come dipendenti e clienti McKinsey usano l’AI generativa

Anche le aziende fanno la loro parte agendo con cautela, abbracciando programmi di AI responsabile e implementando la tecnologia in una modalità che ne garantisca la sicurezza.

Tornando a McKinsey, la società pur consentendo ai dipendenti di adottare l’AI generativa, si è dotata di linee guida e principi che ne disciplinano l’impiego, assicura Ellencweig.

Il manager della multinazionale Usa ha, d’altro canto, affermato che si è attenti a non inserire informazioni sensibili e riservate. Bocche cucite anche su quali servizi AI vengono utilizzati dalla forza lavoro aziendale.

Più sbottonati, invece, su come i clienti di McKinsey usano i sistemi di AI generativa.

Ben Ellencweig ha elencato i modi riassumendoli in quattro principali impieghi :

  1. coding
  2. engagement del cliente
  3. produzione di contenuti creativi
  4. combinazione di contenuti.

Nel primo caso si fa riferimento all’utilizzo di ChatGPT e programmi similari nello sviluppo di codice da parte degli sviluppatori di software per McKinsey che ha determinato un aumento della produttività in una misura del 35-55 per cento.

Nel secondo, si parla del come alcune aziende usano i sistemi di AI generativa per realizzare interazioni personalizzate con la clientela. Nel terzo, caso si tratta dell’attività perseguita da società di marketing finalizzata a produrre contenuti e a raffinare la segmentazione della clientela in maniera da renderla più efficacemente personalizzata tramite AI generativa. L’ultimo caso, è l’esempio di aziende che sfruttano la tecnologia di AI generativa per combinare in modi innovativi data point e servizi.

Approccio in 5 step per l’AI generativa

Chiarito questo, nel corso dell’evento organizzato da McKinsey, Alex Singla, senior partner di QuantumBlack, ha oltretutto suggerito alle azende un approccio in 5 step per gestire l’AI generativa in maniera sicura e smart.

Inizialmente, bisogna pensare a stack e infrastruttura IT a dove collocare tool e dati AI : nel cloud o nella infrastruttura aziendale? Nel secondo step occorre chiedersi se verranno utilizzati dati strutturati o non strutturati. Oppure dati proprietari, dati di terze parti o una loro combinazione. Come saranno organizzati e quale protezione richiedono.

McKinsey AI generativa

Il terzo step concerne la scelta del modello AI. Quale LLM o tool di AI generativa. Al quarto step, va affrontato il tema della user interface e user experience. A questo proposito Singla cita l’interfaccia di ChatGPT che è in grado di usare sia un diciottenne che un ottantenne. Al quinto step, c’è il problema del change management. In che modo l’azienda garantisce il supporto a coloro che utilizzano i sistemi AI per gestire il cambiamento di attività e compiti conseguente all’adozione dell’intelligenza artificiale.

Consigli utili affinché l’impatto della tecnologia AI sul luogo di lavoro venga ricondotto in un’ottica di governance aziendale.

Conclusioni

Mentre l’AI generativa continua la sua marcia di sviluppo in vari ambiti e settori, la propensione all’ottimismo di molti leader e manager non riesce a fugare i dubbi sui rischi di una rapida, troppo poco regolata, introduzione della tecnologia. Sul piatto della bilancia pesano negativamente le considerazioni riguardo al suo impatto sul mondo del lavoro, la diffidenza relativa alla privacy, alla credibilità dei dati prodotti dall’AI e al rischio di discriminazioni e pregiudizi degli algoritmi.

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