Quando parliamo di blockchain ed intelligenza artificiale è evidente che stiamo trattando due argomenti (e tecnologie) ancora di frontiera, “delle quali molto si discute ma i cui esatti confini non sono stati tracciati”, scrive Mauro Bellini – giornalista professionista, direttore dei portali verticali del Network Digital360 – nel capitolo del suo libro “La blockchain per le imprese – Come prepararsi alla nuova Internet del Valore” (edito da Tecniche Nuove) dedicato all’analisi della combinazione tra queste due tendenze tecnologiche.
Rimandando alla lettura del libro per i doversi approfondimenti sulla blockchain ed il suo potenziale di innovazione nelle imprese, qui vogliamo riprendere alcune delle considerazioni dell’autore in merito al valore che l’integrazione delle due tecnologie oggi più promettenti nel panorama dell’industria IT può generare per le aziende.
Blockchain e intelligenza artificiale: focus sulla sicurezza dei dati
“Partiamo dall’assunto che nessun progetto di intelligenza artificiale possa prescindere dalla sicurezza dei dati. Se i dati conservati su una blockchain sono, per la natura stessa di questa tecnologia, più sicuri grazie agli algoritmi di cifratura integrati, ma soprattutto protetti da possibili manomissioni, appare evidente che la blockchain è uno strumento ideale per fornire risposte nuove per la gestione di dati personali e sensibili, fermo restando il sistema di regole che deve essere predisposto per allineare le logiche della blockchain al contesto nel quale è collocata”, scrive Mauro Bellini.
Per capire le implicazioni dell’intelligenza artificiale sui dati personali e sensibili degli utenti basta pensare al mondo dell’intrattenimento, al settore retail o a quello dei viaggi: i motori di raccomandazione di servizi come quelli utilizzati da Amazon, Netflix, Booking.com, ecc. adeguano i contenuti in modo dinamico sulla base della raccolta e analisi dei dati degli utenti da cui ricavano informazioni personali rispetto ai gusti, alle preferenze, al comportamento delle persone.
“Tutti i dati che alimentano questi servizi sono altamente personali: la loro gestione, oltre a essere particolarmente critica, richiede importanti investimenti anche in termini infrastrutturali”, riporta Bellini nel suo libro. “I database basati su blockchain conservano i dati cifrati: questo significa che solo le chiavi di cifratura devono essere mantenute al sicuro. Tecnicamente parliamo di pochi kilobyte di dati, contro le dimensioni del database completo. Non è un caso che la ricerca sull’intelligenza artificiale si stia concentrando anche sullo sviluppo di algoritmi in grado di lavorare direttamente su dati cifrati”.
Questione di trust: registrazione su blockchain di processi decisionali alimentati da intelligenza artificiale
Spesso quando si parla di intelligenza artificiale il pensiero primario e rilevante porta alla black-box, la scatola nera che rende pressoché impossibile per le aziende capire come un sistema artificiale è giunto ad una decisione, facendo venire meno quella fiducia che solitamente è l’elemento fondante di un processo decisionale.
“I sistemi di intelligenza artificiale utilizzano reti neurali per l’identificazione di trend e pattern e non è certo semplice tenere traccia di tutte le micro-decisioni intermedie che portano al risultato finale. Non solo. Il complesso insieme di calcoli e algoritmi che determina il risultato finale è di fatto una black-box, una scatola nera, e una delle preoccupazioni maggiori delle aziende è proprio quella di non poter sapere e ancor meno controllare cosa avviene, mancando di fatto la trasparenza sulle fasi e i processi che portano all’output finale”, scrive Bellini.
Come sviluppare allora una fiducia nei confronti dei sistemi tecnologici tale da non inficiare il processo decisionale e trarre davvero vantaggio dall’intelligenza artificiale?
“Se i processi decisionali fossero registrati, in una logica punto a punto, datapoint per datapoint, su una blockchain, le attività di auditing per la verifica della correttezza degli algoritmi verrebbero sicuramente semplificate”, è la risposta che identifichiamo nelle pagine del libro. “[…] la registrazione dei processi decisionali su blockchain può rappresentare un importante passo avanti nel raggiungimento di quel livello di trasparenza e di comprensione del funzionamento dei sistemi automatici necessario per guadagnare la fiducia di utenti ed aziende”.
Decentralizzazione e centralizzazione, due paradigmi antitetici che possono combinarsi per la condivisione sicura dei dati
Da quanto riportato da Mauro Bellini nel suo libro, appare chiaro che blockchain e intelligenza artificiale siano due tecnologie che, unite, possono avere un impatto decisamente più significativo rispetto al loro singolo valore. “Ciascuno migliora le capacità e le caratteristiche peculiari dell’altro, nonostante le due tecnologie si basino su assunti del tutto diversi”, scrive Bellini riferendosi ai paradigmi di decentralizzazione e centralizzazione che, apparentemente, pongono blockchain e intelligenza artificiale in contrapposizione.
I sistemi di intelligenza artificiale lavorano su database centralizzati. “Questo significa che, in caso di incidente, la possibilità che i dati siano persi, alterati o corrotti è tutt’altro che remota. Con la blockchain invece i dati sono memorizzati in un numero elevato di nodi (in funzione dell’ampiezza della blockchain) in copie multiple con la garanzia che non vadano perduti, sono marcati temporalmente e infine organizzati in ordine cronologico, così da rendere le attività di recovery più semplici ed accurate”, scrive Bellini.
È proprio qui che i due paradigmi si incontrano: “Per poter garantire risultati migliori e accurati, i sistemi di intelligenza artificiale hanno bisogno di grandi quantità di dati corretti. La tecnologia blockchain può intervenire creando un databse che garantisca la condivisione sicura dei dati”, evidenzia Bellini nel suo libro.