ANALISI

Come l’AI sta trasformando il mondo del lavoro



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Tra l’essere umano e la tecnologia si è stabilita una relazione di interdipendenza. Per avere successo, le aziende devono sfruttare anche la creatività, la curiosità e il pensiero critico delle persone

Pubblicato il 20 dic 2023

Alessandra Gruppi

Consulente di business innovation e pianificazione strategica – Innovation Manager certificato RINA – Servitization Manager certificato CEPAS-BV (Certificato 001)



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Nel corso della storia la tecnologia ha consentito il progresso umano e creato numerosi cambiamenti nel modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo con gli altri. Nell’ultimo periodo c’è una domanda che aleggia nella mente di tutti: la tecnologia sostituirà effettivamente l’uomo e il suo lavoro?

Con il progredire della tecnologia, il rapporto tra uomo e macchina deve necessariamente diventare interdipendente. Ciò che viene naturale alle persone (fare uno scherzo, ad esempio) può essere complicato per le macchine e ciò che è semplice per le macchine (analizzare gigabyte di dati) rimane praticamente impossibile per gli esseri umani. Il business richiede entrambi i tipi di capacità.

L’intelligenza artificiale per essere un’azienda competitiva

L’intelligenza artificiale, in parole semplici, è una tecnologia che consente a un dispositivo (computer, macchine etc.) di svolgere compiti e ragionamenti che normalmente richiederebbero l’intelligenza umana, come riconoscere modelli, prendere decisioni e risolvere problemi riducendo al minimo l’intervento umano.

Tutti noi abbiamo fatto qualche ricerca su Google, piuttosto che chiesto a Siri di trovarci delle informazioni, o ancora utilizzato il sistema di raccomandazione su Netflix.

Questi robot non sono semplicemente programmati con risposte a domande, ma sono il risultato dell’apprendimento automatico, un sottoinsieme dell’Intelligenza artificiale impiegato in diversi settori e che rappresenta la stragrande maggioranza delle applicazioni che abbiamo conosciuto negli ultimi anni.

I recenti progressi nella potenza di calcolo e nell’analisi dei dati hanno portato a una rapida accelerazione del suo sviluppo e del suo utilizzo in diversi settori aziendali, fornendo alle organizzazioni strumenti ad alte prestazioni per migliorare la produttività, risparmiare denaro e favorire la crescita dei ricavi.

Nelle vendite, ad esempio, l’intelligenza artificiale viene utilizzata per mappare il percorso del cliente così da aiutare le aziende a capire cosa guida gli acquisti, le aspettative, fornire suggerimenti basati sugli acquisti precedenti etc.

In ambito operations consente alle aziende di diventare più agili e produttive. Grazie al tracciamento intelligente in tempo reale, eventuali colli di bottiglia nel processo possono essere rapidamente rilevati ed eliminati, garantendo tempi di consegna più rapidi e la massima efficienza possibile.

Sfruttando le capacità dell’intelligenza artificiale, le aziende possono, anche, accelerare e semplificare il processo di sviluppo del prodotto portando a un’innovazione più rapida, migliorare la precisione e quindi aumentare la quantità di beni prodotti consentendo all’azienda di ottimizzare i propri processi e ridurre gli sprechi.

La tecnologia può potenziare in molti modi e può essere uno strumento multiforme incredibilmente utile, ma per avere successo, le aziende dovrebbero anche sfruttare la creatività, la curiosità e il pensiero critico delle persone.

L’AI non potrà sostituire le abilità esclusive dell’essere umano

Spesso ci si sofferma sui modi in cui le macchine stanno automatizzando lavori e attività, piuttosto che concentrarci su come le macchine stiano effettivamente creando un ambiente in cui le competenze esclusivamente umane saranno sempre più richieste.

Secondo il rapporto Future of Jobs del WEF, le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale generativa stanno ridefinendo le esigenze della forza lavoro e i datori di lavoro stanno ponendo sempre maggiore enfasi sulle competenze “soft”. Mentre le macchine e gli algoritmi possono automatizzare molte attività ripetitive, i lavori che richiedono competenze umane come creatività, collaborazione, comunicazione, risoluzione dei problemi ed empatia continueranno a crescere.

Anche le nostre capacità di comprendere i contesti sociali, di avere consapevolezza di sé e di gestire le relazioni in modo efficace sono abilità per le quali gli esseri umani saranno in grado di distinguersi dalle loro controparti robotiche.

Le competenze trasversali ci differenziano radicalmente dall’intelligenza artificiale, motivo per cui con l’evoluzione di queste tecnologie avanzate la domanda di competenze trasversali è in aumento e continuerà ad esserlo.

L’intelligenza artificiale fra le generazioni

Per alcuni l’intelligenza artificiale presenta più delle sfide etiche che soluzioni tecnologiche, per altri è troppo complessa. Sicuramente generazioni diverse interagiscono con la tecnologia in modo diverso.

La generazione Z, ovvero i giovani di oggi nati tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2010, è quella che finora ha accettato maggiormente la tecnologia.

Di fatto l’identità di questo gruppo è stata modellata dall’era digitale, dove, fin dalla prima giovinezza, internet, social media e sistemi mobile erano già parte integrante della loro vita quotidiana.

Questo contesto ha reso questa generazione ipercognitiva, molto a suo agio nel raccogliere e fare riferimenti incrociati a molte fonti di informazione e nell’integrare esperienze virtuali e offline.

A differenza però delle tendenze tecnologiche precedenti, tra cui Internet, i dispositivi mobili e i social media, l’intelligenza artificiale viene utilizzata dai consumatori di tutte le fasce d’età. Gli studi di Pew Research hanno scoperto che l’adozione della tecnologia è ancora correlata all’età. I più giovani tendono ad adattarsi più rapidamente, mentre le generazioni più anziane mostrano una maggiore riluttanza a utilizzare nuove piattaforme o dispositivi.

Sebbene percepiti come potenzialmente meno disposti ad adattarsi all’uso delle nuove tecnologie, tra tutte le generazioni, i baby boomer (nati tra il 1946 e il 1964) sono gli utenti che più di tutti utilizzano gli strumenti di intelligenza artificiale, ha rivelato un rapporto Capgemini.

Il rapporto afferma che il 53,5% utilizza strumenti di intelligenza artificiale, rispetto al 51,7% della generazione X, al 50,8% della generazione Z e al 50,2% dei Millennial.

Diciamo che i baby boomer sono consumatori che si aspettano che la tecnologia sia sicura, facile da usare e sufficientemente flessibile prima di utilizzarla, ma quando nuovi prodotti tecnologici entrano nel mercato e sono ben progettati e adattabili alle loro esigenze individuali, si rivelano i first mover affascinati ed entusiasti di poter utilizzare queste tecnologie.

L’intelligenza artificiale è uno strumento per aumentare la creatività umana, non per sostituirla

Ho avuto il piacere di partecipare come mentor al Summer Hacktown 2023 del progetto REGINNA 4.0 organizzato dal Polo Tecnologico Alto Adriatico, in collaborazione con il Consorzio Universitario e il Comune di Pordenone.

Un format innovativo che ha visto studenti, neolaureati, docenti, aziende ed esperti provenienti non solo dal Territorio Nazionale ma anche dal resto dell’Europa, lavorare insieme per esplorare ed approfondire il concetto di società 5.0.

Nello specifico, l’obiettivo di questa edizione è stato quello di migliorare la società attraverso la tecnologia, per dare forma a un futuro incentrato sull’uomo, colmando il divario tra la società e le tecnologie del futuro.

La sfida che i partecipanti hanno dovuto affrontare ha riguardato la progettazione e lo sviluppo di prodotti/servizi/prototipi per rendere un’area dismessa nel cuore della città di Pordenone a servizio dei giovani in ottica di innovazione, turismo 4.0 e sostenibilità energetica.

Quello che mi ha particolarmente colpito, e qui mi rifaccio a quanto precedentemente detto, è che nella fase di generazione delle idee, la tecnologia non è risultata l’oggetto dell’idea, ma solo uno strumento per stimolare la creatività e questo è emerso in particolare dai più giovani che nonostante siano nati con la tecnologia, non ne sono attratti quanto i “i più vecchi”.

Mentre i miei coetanei erano intenti a utilizzare applicazioni “generative” di intelligenza artificiale per trovare spunti per identificare nuove idee, i giovani sono partiti dal capire i bisogni reali e i desideri dei loro coetanei, hanno prodotto un ampio elenco di idee senza preoccuparsi della loro fattibilità, ma si sono basati su emozioni, intuizioni ed esperienze personali che sono difficili da replicare attraverso algoritmi o programmi informatici.

La collaborazione fra esseri umani e tecnologia

Le persone possiedono abilità uniche quali il pensiero innovativo, la comprensione emotiva, l’etica, l’intuizione e molte altre. E mentre la tecnologia e l’AI continuano ad evolversi e a diventare parte integrante della nostra società, queste abilità uniche dell’essere umano rimarranno preziose e insostituibili in molte sfere della vita. La collaborazione tra esseri umani e tecnologia può portare a soluzioni più avanzate ed efficaci, ma è importante riconoscere che ci sono limiti intrinseci alle capacità delle macchine rispetto alle potenzialità umane.

Dato che l’AI è il risultato di “una macchina”, quanto è (o sarà) la fiducia in essa riposta?

Si parla di AI al singolare, ma in realtà siamo di fronte a innumerevoli “personalità virtuali”, ognuna sviluppata e predisposta in modo diverso, da sviluppatori diversi e con infiniti derivati. Come faccio a sapere se quella con cui interagisco è “buona”, corretta, realmente sapiente, ecc.? Quali le conseguenze?

Si certificano le professionalità delle persone per garantire la correttezza delle informazioni, anche per dare una garanzia di correttezza e giustezza della fonte. E con l’AI?

Se nel medio-lungo le persone si affideranno sempre più all’AI, come possiamo garantire che un’AI deviata non venga riconosciuta in futuro come fonte “bacata”, per mancanza di capacità di critica?

Non ho realmente risposte in merito, ma credo che la rivoluzione a cui assistiamo necessiterà di molti passi sulla strada della verifica e garanzia delle informazioni e non basterà un atteggiamento democratico (se tutti dicono che la terra è piatta, allora è piatta…), ma probabilmente delle vere e proprie strutture di controllo e verifica continua…

Conclusioni

Come esseri umani, ragioniamo nei limiti delle regole della fisica e con la concezione di un’unica dimensione spazio-temporale. Ma in un mondo virtuale, tutto questo può cadere, possono coesistere più universi, con o senza regole.

Da qui l’idea che l’applicazione di entità di AI generative, inserite in mondi virtuali con regole non limitative, potrebbe creare risultati totalmente inaspettati e, seppur non applicabile nella realtà fisica, potrebbero applicarsi nelle realtà virtuali… vedremo cosa succederà.

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