La digitalizzazione sta trasformando il sistema sanitario, cambiandone i paradigmi e contribuendo a plasmarne il futuro. Anche grazie ai fondi del PNRR si sta disegnando un modello di assistenza sanitaria sempre più territoriale e vicina ai pazienti, con servizi di telemedicina e cura domiciliare, come indicato dal Decreto Ministeriale 77, e l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, che rappresenta oggi la vera sfida. Una rivoluzione avviata che vede coinvolti tutti gli attori della filiera sanitaria nel mettere a sistema le opportunità offerte dall’interoperabilità dei dati, dall’adozione del cloud e dall’impiego di soluzioni di intelligenza artificiale nella diagnostica, consolidando allo stesso tempo la sicurezza informatica per proteggere dati e informazioni.
Sono queste alcune delle tematiche affrontate durante l’evento “Next Generation Healthcare Informatics“, organizzato da Philips in collaborazione con AISIS, HIMSS e AIIC, in cui i protagonisti del settore hanno condiviso esperienze, best practice e idee per delineare le sfide che attendono la sanità del futuro
La digitalizzazione sta interessando l’80% delle regioni italiane
In questo contesto bisogna ripensare le architetture dei sistemi affinché diventino meno frammentati e più integrati; bisogna assicurare l’interoperabilità dei dati, presupposto fondamentale per sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale, e standardizzare soluzioni e processi. Uno scenario confermato anche dai numeri. Secondo i dati di Anitec-Assinform, in Italia il mercato Ict in sanità, anche grazie all’accelerazione del PNRR, è cresciuto dell’11% nel 2023 e potrebbe raggiungere i 3 miliardi nel 2026.
“Oggi ci troviamo in un momento cruciale per il mercato della sanità digitale e sono i numeri in forte crescita a testimoniarlo”, ha dichiarato Andrea Celli, managing director Philips Italia, Israele e Grecia. “Per creare un nuovo paradigma di assistenza sanitaria più connessa, integrata e a misura di paziente, è fondamentale la collaborazione tra pubblico e privato e uno sforzo di sistema, dove aziende, strutture ospedaliere e istituzioni mettano a fattor comune innovazione, competenze e know-how. A differenza del passato, vediamo una sensibilità sempre maggiore nelle istituzioni, soprattutto a livello locale: basti pensare che l’80% delle regioni sta lavorando attivamente a progetti di digitalizzazione”.
Intelligenza artificiale, uno strumento per migliorare la qualità clinica
L’intelligenza artificiale rappresenta una tecnologia chiave per migliorare l’efficienza del settore sanitario: aiuta a prevenire, diagnosticare, trattare e monitorare e soprattutto può affiancare il clinico nel prendere decisioni sempre più complesse senza tuttavia sostituirsi al parere del medico. Non è un caso che gli investimenti in AI in sanità siano aumentati anche in Italia del +35% tra il 2022 e il 2023 e ci sia un grande dibattito attorno ad essa, anche da un punto di vista normativo, soprattutto con la recente approvazione dell’AI Act da parte del Parlamento europeo, che delinea ruolo e impiego dell’intelligenza artificiale in sanità.
L’AI è già utilizzata in tante realtà sanitarie italiane e si è rilevata un catalizzatore di progresso, che può contribuire a migliorare i flussi di lavoro e supportare le pratica clinica per offrire cure più efficaci ed efficienti. È il caso dell’AI Center for Health & Chief Innovation Officer di Humanitas Research Hospital, un’eccellenza italiana fondata nel 2020 con all’attivo oltre 50 pubblicazioni. “Abbiamo iniziato a sperimentare in aree cruciali come terapia intensiva, anatomia patologica e radiologia, cercando di comprendere se il modello di utilizzo dell’AI fosse allo stesso tempo sostenibile”, ha spiegato il managing director Victor Savevski. “Un’importante svolta è stata l’adozione di dati sintetici, rendendo cioè anonime le informazioni cliniche e biologiche dei pazienti in modo da preservarne la privacy, in progetti di AI basati su una grande quantità di dati”.
Anche Philips è in prima linea nel rendere l’implementazione dell’AI più accessibile ed efficiente per le strutture sanitarie. “Investiamo per rendere l’implementazione dell’AI più semplice attraverso quello che noi definiamo ‘AI manager’, cioè un’infrastruttura con algoritmi dove le aziende possono sperimentare e valutare soluzioni di AI, decidendo in autonomia quale risponda meglio alle proprie esigenze. Siamo convinti che le maggiori potenzialità in ambito sanitario arriveranno soprattutto dall’AI generativa, grazie alla quale sarà possibile semplificare ulteriormente le procedure più complesse e dare valore all’esperienza clinica”, ha commentato Dario Arfelli, Business marketing leader radiology informatics Philips.
Multidisciplinarietà e collaborazione anche a livello istituzionale
Motore della trasformazione digitale del settore sanitario è il disegno di legge sull’ecosistema dei dati sanitari, attualmente in fase di completamento, come ha spiegato Mauro Moruzzi, Dipartimento Trasformazione Digitale Presidenza del Consiglio dei Ministri: “Si tratta di un provvedimento che, insieme alla telemedicina, rappresenta uno dei pilastri del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. La sfida è completarlo, rinnovando l’intera infrastruttura tecnologica su cui poggia la sanità italiana e imponendo standard tecnologici avanzati. Per vincerla è necessaria una stretta collaborazione con il mondo dell’industria, che Philips rappresenta. La digitalizzazione oggi determina una vera e propria rivoluzione nella comunicazione e nell’accesso alle cure. In questo contesto, è fondamentale gestire i dati clinici in modo federato in funzione di una cura personalizzata, coinvolgendo diversi attori”.
La sanità italiana si trova davanti a una sfida epocale: preparare il territorio e i professionisti a un nuovo paradigma di cura e all’intelligenza artificiale. L’obiettivo è gestire proattivamente questo cambiamento, evitando di subirne passivamente gli effetti. Per riuscirci, è indispensabile definire una strategia chiara e coerente, sia a livello operativo che organizzativo, ripensando le strutture dei sistemi in modo da superare la presenza di soluzioni personalizzate dei singoli ospedali. La collaborazione tra operatori sanitari e la condivisione di best practice anche a livello internazionale e di idee sono essenziali.
“Un approccio multidisciplinare e internazionale può favorire la trasformazione digitale del settore sanitario. L’Italia deve guardare a quanto fatto da altri paesi, adottando una governance centrale più efficace, come accaduto in Germania o in Francia, e imparare a fare sistema con le associazioni e l’industria. Il processo di digitalizzazione deve poi mettere al centro la persona e l’equità nell’accesso alle cure”, ha sottolineato Elena Sini, chair of HIMSS board of directors.
Ma non solo: il ruolo delle istituzioni è altrettanto determinante per evitare investimenti inefficaci e per guidare con lungimiranza il processo di trasformazione digitale del settore sanitario.
Il ruolo fondamentale delle aziende nella condivisione di competenze
Come dimostrano i dati di mercato, la strada della digitalizzazione è stata tracciata e la sfida non è di tipo tecnologico, gli strumenti ci sono, ma di tipo organizzativo e culturale. “Portare un sistema informativo nuovo o sostituire il vecchio non è mai un problema informatico, è sempre un problema di change management, di cambiamento di tipo organizzativo e così via. Il problema è sempre la resistenza al cambiamento”, come afferma Alberto Ronchi, presidente di AISIS – Associazione Italiana Sistemi Informativi in Sanità.
Anche per Gianluca Giaconia, vicepresidente di AIIC – Associazione Italiana Ingegneri Clinici, è necessario un cambio di prospettiva che accompagni gli operatori ad abbracciare la trasformazione digitale attraverso un loro reale coinvolgimento più che per obbligo normativo: “È necessario coinvolgere tutti gli attori, a partire dagli ingegneri clinici fin dalla fase di progettazione, cioè da quando vengono valutate le soluzioni da implementare affinché funzionino e siano sostenibili. È importante avere personale formato con competenze e investire nell’acquisizione di skills interne per governare i processi in modo efficace”.
Le aziende possono giocare un ruolo fondamentale nella condivisione di competenze. Grazie a una visione integrata e basandosi su esperienze di casi e progetti internazionali, insieme al know-how sviluppato all’interno di sistemi sanitari diversi, possono aiutare a individuare i modelli di implementazione e le configurazioni tecniche più efficaci e scalabili.
Come spiega Roberta Ranzo, Enterprise informatics leader di Philips Italia, Israele e Grecia. “Il ruolo delle aziende health tech è importante perché sono in grado di intercettare le evoluzioni che avvengono soprattutto dal punto di vista del modello organizzativo, che può essere clinico, infrastrutturale e tecnologico, e tradurlo dal punto di vista tecnico nelle soluzioni che devono essere implementate, rispondendo alle esigenze delle singole aziende”.