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Entro cinque anni, l’AI rivoluzionerà la medicina personalizzata



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I risultati della ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, presentata il 10 luglio durante il convegno “Life Science: il digitale per accelerare la trasformazione”. Il 65% dei pazienti utilizzerebbe una terapia digitale

Pubblicato il 10 lug 2024



sanità digitale

Entro breve, l’intelligenza artificiale sarà applicata alla medicina personalizzata e alle cosiddette “terapie digitali” (DTx). Già oggi strumenti digitali per il monitoraggio a domicilio del paziente, come sensori, App per la salute e real-world data, sono soluzioni digitali validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali, per cui in Italia, però, non esiste ancora una normativa di riferimento.

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Sono gli ambiti d’innovazione che stanno contribuendo a trasformare il settore Life Science. Secondo il 93% delle aziende dell’offerta, coinvolte grazie alla collaborazione con Confindustria Dispositivi medici e Farmindustria, e il 74% dei direttori delle strutture sanitarie, coinvolte nella ricerca con FIASO, entro 3/5 anni l’AI rivoluzionerà la medicina personalizzata. Per il 77% delle aziende dell’offerta e il 55% delle aziende sanitarie le terapie digitali avranno un impatto rilevante, in un orizzonte di circa 5 anni.

Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano*, presentata il 10 luglio durante il convegno “Life Science: il digitale per accelerare la trasformazione”.

Il 65% dei pazienti disposto a utilizzare una terapia digitale proposta dal medico curante

In questo ambito i pazienti italiani sono fortemente interessati: dalla ricerca, svolta in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, APMARR, FAND, FederASMA e Onconauti, emerge che il 65% sarebbe disposto a utilizzare una terapia digitale proposta dal medico curante, in particolare se consentisse di migliorare lo stile di vita e lo stato di salute (77%) e di avere maggior consapevolezza della propria patologia (72%). Ma per i pazienti è fondamentale che risponda alle proprie esigenze specifiche (71%) e migliori la relazione con il medico curante (70%).

Circa metà dei medici specialisti, coinvolti nella ricerca grazie a Consulcesi Homnya, AMD, AME, FADOI e SIMFER, e dei medici di medicina generale, coinvolti grazie alla FIMMG, sarebbe disposta a prescrivere una DTx se ne avesse la possibilità, soprattutto se certi che il paziente possegga le competenze digitali per un corretto utilizzo (72% dei medici specialisti e 69% dei MMG).

Tra i principali benefici riconosciuti dai medici specialisti, emerge la possibilità di avere a disposizione un maggior numero di dati a supporto sia della ricerca clinica (68%) che per prendere decisioni (65%).

Le terapie digitali

Le terapie digitali si confermano un ambito di innovazione rilevante nel panorama mondiale. A livello internazionale l’Osservatorio Life Science ne ha censite 93 già presenti: il 37% nell’area della psichiatria, il 14% nell’endocrinologia, il 10% nella reumatologia e il 10% nell’oncologia. Il modello di business più adottato è di tipo B2b, che prevede il rimborso della DTx da parte di un’assicurazione a seguito della prescrizione da parte del medico. Il prezzo medio proposto dal produttore di una terapia digitale è poco più di 500 euro per un ciclo di trattamento della durata di 90 giorni, con un aumento di circa il 10% rispetto a quanto rilevato nel 2023.

In Italia non esiste ancora una normativa di riferimento specifica. A giugno 2023, però, è stata presentata una proposta di legge che mira a definire ambiti d’uso per le DTx e istituire organi per la valutazione e il monitoraggio delle soluzioni. In un contesto di incertezza, solo il 18% delle aziende dell’offerta ha già avviato sperimentazioni per il mercato italiano e un altro 27% è interessato a farlo. Per 8 aziende dell’offerta su 10 l’assenza di un quadro normativo specifico a livello nazionale rappresenta la principale barriera allo sviluppo. A seguire, per oltre 7 aziende su 10, l’impossibilità di rimborsare le DTx.

L’AI nella medicina personalizzata

“Il concetto di medicina personalizzata è consolidato in letteratura, ma l’effettiva adozione nella pratica clinica, dalla ricerca clinica alla prevenzione, fino alla diagnosi e alla cura, è oggi ancora poco osservabile – aggiunge Gabriele Dubini, responsabile scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation.

Analizzando le startup che si occupano di medicina personalizzata, emerge che il 58% si concentra sulla cura e, in particolare, allo sviluppo di farmaci innovativi e terapie avanzate, soprattutto per il trattamento di patologie specifiche come oncologia e malattie rare, con investimenti medi a 60 milioni di dollari”.

L’intelligenza artificiale può supportare e potenziare la medicina personalizzata grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e di identificare le possibili correlazioni tra dati anche eterogenei – commenta Alberto Redaelli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Life Science Innovation.

In particolare, l’AI viene sfruttata dal 55% delle startup attive in questo campo, ad esempio accelerando la scoperta di nuovi farmaci e molecole oppure affiancando il professionista sanitario nella presa di decisioni nel processo di cura”.

Anche il quantum computing è un ambito promettente per la medicina di precisione, se associato all’utilizzo di algoritmi di AI. Una delle applicazioni di maggior interesse è relativa alla scoperta di nuovi farmaci, in particolare nell’ambito Biotech. I computer quantistici potrebbero ulteriormente accelerare l’identificazione di molecole, in grado di rispondere ai bisogni specifici dei pazienti. Il 34% delle aziende dell’offerta ritiene che sia una tecnologia promettente e che c’è interesse ad applicarla in azienda e un altro 9% dichiara di aver già iniziato a sperimentarla, a livello internazionale.

Le barriere al digitale

Per le imprese Pharma, Biotech e Medtech una gestione efficace dell’innovazione digitale è cruciale per migliorare sia il portafoglio di prodotti e servizi, che l’efficienza nei processi. Ma esistono alcune barriere: il 41% indica la difficoltà di quantificare i benefici derivanti dagli investimenti necessari e la mancanza di competenze digitali, il 38% la limitatezza delle risorse economiche. Si tratta di elementi che spesso frenano l’introduzione di innovazioni nelle aziende del settore operanti in Italia e non consentono di sfruttarne appieno le potenzialità.

La capacità di adattarsi ai cambiamenti in atto e di innovare rapidamente sono certamente elementi chiave per la sostenibilità del business nel medio-lungo termine. Per riuscire a cogliere al meglio i benefici dell’innovazione digitale e introdurla nel proprio contesto, le aziende si stanno dotando di modelli organizzativi ad hoc. Nel 23% delle imprese del settore esiste una direzione specifica e nel 21% un ruolo dedicato all’innovazione digitale. Solamente in un caso su tre chi gestisce l’innovazione digitale dispone di un budget dedicato e ha l’autonomia di prendere decisioni relative all’introduzione di innovazioni digitali in azienda.

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