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GenAI, un terzo degli italiani non la conosce ancora



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Nonostante le preoccupazioni legate a disinformazione e privacy, l’adozione di questa tecnologia è in aumento, soprattutto tra i giovani. Il report di Deloitte esplora l’influenza della GenAI, evidenziando il divario generazionale nella conoscenza e le prospettive di sviluppo nel settore lavorativo

Pubblicato il 13 dic 2024



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Il 72% degli utilizzatori di GenAI ritiene che questa tecnologia possa migliorare prodotti e servizi aziendali, mentre un 68% vede un potenziale miglioramento nelle esperienze lavorative, secondo il recente report di Deloitte “Trust in the era of Generative AI”. L’intelligenza artificiale generativa (GenAI) si sta affermando come un potente motore di cambiamento nel panorama economico e sociale italiano. Tuttavia, un terzo degli italiani (32%) non conosce ancora alcun tool di GenAI, una percentuale che si riduce drasticamente tra i giovani sotto i 25 anni (4%).

Fiducia e regolamentazione: bilancio positivo per l’Italia

Gli utilizzatori di GenAI in Italia mostrano un ottimismo maggiore rispetto alla media europea riguardo alla capacità del governo di regolare questa tecnologia (60% contro il 50% europeo) e all’uso responsabile da parte delle imprese (62% vs. 51%). Inoltre, il 65% degli utilizzatori ritiene che la GenAI produca risultati affidabili e precisi, rispetto a percentuali inferiori tra i non-utilizzatori. La familiarità con la tecnologia si traduce in una maggiore fiducia nei suoi risultati, specialmente per attività personali.

“Nel lungo periodo – dichiara Lorenzo Cerulli, GenAI Leader di Deloitte Central Mediterranean – le capacità della GenAI consentiranno di trasformare intere aree di business e apportare significativi miglioramenti nella vita dei cittadini, non solo dal punto di vista lavorativo. L’opportunità e la sfida principale, soprattutto per le imprese, è quella di comprendere e massimizzare il valore di questa tecnologia rivoluzionaria, governandola secondo gli obiettivi da raggiungere e mitigando i rischi che possono presentarsi. Una sfida che senza dubbio avrà importanti ricadute in futuro sull’intera società e a vincerla saranno coloro in grado di sfruttare il vantaggio competitivo generato dall’intelligenza artificiale”.

Sfide e preoccupazioni: la questione dei “deepfake” e della disinformazione

Nonostante l’entusiasmo, permangono preoccupazioni significative riguardo all’uso della GenAI. Le principali riguardano i “deepfake” (66%), la disinformazione (63%) e l’uso illegale dei dati personali (62%). Questi timori sono più pronunciati tra i non-utilizzatori, sottolineando l’importanza di una maggiore educazione e regolamentazione per mitigare i rischi associati a questa tecnologia.

Immagine Shutterstock

Il futuro del lavoro: opportunità di crescita e innovazione

Gli intervistati si mostrano generalmente favorevoli all’uso della GenAI sul posto di lavoro. La GenAI è vista come un’opportunità per sviluppare competenze specifiche, con il 73% dei lavoratori che si dichiara interessato a questo aspetto. Inoltre, il 68% degli intervistati è entusiasta delle opportunità che la GenAI può creare per la carriera. Tra i benefici più citati vi sono: il miglioramento degli standard qualitativi, il completamento rapido delle attività e la generazione di nuove idee. Questi dati evidenziano come la GenAI possa diventare un alleato fondamentale per il futuro del lavoro in Italia.

Circa l’80% ritiene che la GenAI renderà il lavoro più facile e piacevole nei prossimi due anni, con livelli di soddisfazione particolarmente alti tra gli under 35 (che nell’85% dei casi prevedono una netta semplificazione del lavoro).

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