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Intelligenza artificiale come l’elettricità. Ma i dubbi sui rischi sono ancora tanti

Lo sostiene Martin Ford nel suo nuovo libro “Il dominio dei robot”. L’AI diverrà uno strumento indispensabile per affrontare le più importanti sfide del nostro tempo, tra cui il cambiamento climatico e il dissesto ambientale, ma ha ancora lati oscuri: sorveglianza di massa, armi autonome, “superintelligenza”

Pubblicato il 20 Lug 2022

martin ford

“Il dominio dei robot” è il titolo del nuovo libro di Martin Ford, edito da Saggiatore, traduzione di Alessandro Vezzoli. Il libro ha già vinto il premio del Financial Times and McKinsey Business Book of the Year Award ed esplora le implicazioni future dell’intelligenza artificiale, non come una innovazione specifica quanto invece come una tecnologia scalabile e rivoluzionaria, una nuova, potente risorsa per attuare una trasformazione dall’impatto che in futuro potrebbe rivelarsi più determinante di quello dell’elettricità. Ford considera, infatti, l’intelligenza artificiale come la nuova elettricità, un modello utile per riflettere sull’evoluzione della tecnologia che tocca quasi ogni sfera dell’economia, della società e della cultura.

Deep Mind e Alphafold

Il libro di Ford si apre con un evento di portata storia per la comunità scientifica. Il 30 novembre 2020, DeepMind ha utilizzato le reti neurali profonde per prevedere la struttura definitiva assunta da una molecola proteica a partire dal codice genetico che determina il suo assetto cellulare. Una pietra miliare che segna il culmine di cinquant’anni di ricerca scientifica e l’avvento di una nuova tecnologia destinata a inaugurare una comprensione senza precedenti del tessuto stesso della vita, e al tempo stesso un’epoca nuova per l’innovazione medica e farmaceutica. Il sistema di DeepMind utilizza tecniche di intelligenza artificiale sperimentate per la prima volta nei sistemi AlphaGo e AlphaZero; l’abilità di AlphaFold nel prevedere la forma delle molecole proteiche, con un’accuratezza tale da competere con lunghe e costose analisi di laboratorio per mezzo di tecnologie come la cristallografia a raggi X, dimostra in maniera inequivocabile che la ricerca alle frontiere dell’intelligenza artificiale ha prodotto uno strumento scientifico pratico e indispensabile, potenzialmente in grado di trasformare il mondo.

Un’elettricità dell’intelligenza

Martin Ford
Martin Ford

“L’elettricità viene considerata da tutti come una forza assolutamente positiva. Con l’eccezione dei più inflessibili eremiti, sarebbe difficile trovare un abitante di un paese sviluppato che abbia motivo di pentirsi dell’avvento dell’elettricità”, scrive Ford nel suo libro. “L’Ia è un altro discorso: possiede un lato oscuro, e si accompagna a rischi autentici tanto per l’individuo quanto per la società nel suo complesso”, prosegue.

Di cosa parla Ford? A mano a mano che l’intelligenza artificiale prosegue nel suo sviluppo, mostra il potenziale di sconvolgere il mercato del lavoro e l’economia in generale in una misura probabilmente senza precedenti. Secondo alcuni studi, metà della forza lavoro americana è impegnata in attività ripetitive di questo tipo, e decine di milioni di posti di lavoro nei soli Stati Uniti potrebbero andare perduti. L’impatto non si limiterà ai lavoratori non qualificati di basso livello, dal momento che molti di coloro che svolgono ruoli impiegatizi e attività professionali devono affrontare compiti relativamente di routine. Il lavoro intellettuale che segue procedure standard è particolarmente esposto al rischio di venire automatizzato, dato che si può delegare a un software.

Come già sostenuto in “Il futuro senza lavoro”, Martin Ford è dell’opinione che una grossa fetta della forza lavoro rischierà di smarrirsi con il progresso dell’Ia e della robotica. “Molte nuove opportunità create si collocano nella cosiddetta «gig economy», dove ai lavoratori non viene garantito nulla in termini salariali e di orario di lavoro. Tutto ciò punta ad accrescere la diseguaglianza e rischia di disumanizzare le condizioni di vita per una parte crescente della nostra forza lavoro”, scrive Ford.

Le minacce alla sicurezza

Esiste un’ampia gamma di altri pericoli che accompagnano la crescita dell’intelligenza artificiale; una delle minacce più immediate sarà alla nostra sicurezza collettiva. Cyberattacchi perpetrati grazie all’Ia ai danni di infrastrutture fisiche e di sistemi critici sempre più interconnessi e gestiti da algoritmi, ma anche minacce al processo democratico e al tessuto sociale.

In tutto il mondo, ma soprattutto in Cina, i sistemi di sorveglianza che impiegano il riconoscimento facciale e altre tecnologie basate sull’Ia vengono utilizzati in modalità che accrescono in larga misura il potere e la sfera d’influenza dei governi autoritari ed erodono qualsiasi speranza di privacy personale.

Negli Stati Uniti, i sistemi di riconoscimento facciale sono influenzati da genere ed etnia, così come gli algoritmi utilizzati per esaminare i curriculum o anche per assistere il lavoro dei giudici nell’esercizio della giustizia penale.

Ma forse la più spaventosa minaccia a breve termine è lo sviluppo di armi completamente autonome in grado di uccidere senza che sia necessaria la specifica autorizzazione di un umano.

Si tratta di un’evoluzione che molti all’interno della comunità di ricerca sull’Ia si adoperano per scongiurare, e alle Nazioni unite è in corso un’iniziativa per mettere al bando armi come queste.

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Martin Ford: il rischio di una macchina “superintelligente”

Ma esiste un pericolo anche maggiore. L’intelligenza artificiale rischia di porre una minaccia all’esistenza stessa dell’umanità. Un giorno potremmo realizzare una macchina «superintelligente», provvista di un potenziale che ci superi a tal punto da agire, intenzionalmente o no, in modo da danneggiarci? Si tratta di una paura più teorica, che si manifesterà solo a condizione che in futuro si riesca a costruire una macchina davvero intelligente.

“Alla luce di tutto questo, verrebbe spontaneo chiedersi per quale motivo dovremmo decidere di scoperchiare il vaso di Pandora”, si chiede Ford nel libro. “La risposta è che l’umanità non può permettersi di rinviare la questione dell’intelligenza artificiale a un tempo indeterminato”.

L’intelligenza artificiale diverrà uno strumento indispensabile per affrontare le più importanti sfide del nostro tempo, tra cui il cambiamento climatico e il dissesto ambientale, la prossima inevitabile pandemia, la scarsità di energia e acqua dolce, la povertà e la mancanza di accesso all’istruzione.

“È probabile che il futuro dell’intelligenza artificiale sia tanto imprevedibile quanto dirompente”, scrive Martin Ford. “Non esiste nessuna roadmap. Ci toccherà improvvisare”.

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