L’intelligenza artificiale si sta rapidamente imponendo come uno dei principali trend del settore ICT, ma questa crescita continua non potrebbe avere luogo senza il lavoro quotidiano della variegata filiera di operatori che gravitano intorno a questo mondo. Molti dei quali sono attori protagonisti da anni del canale ICT, magari inseriti in altri ambiti “vicini” a quello della AI, come Big Data e Analytics. Proprio a questo mondo è dedicato il Tech Companies Lab, evento organizzato dal Gruppo Digital 360, in programma a Milano il 22 novembre.
In questa occasione, come ci conferma Alessandro Piva, Condirettore dell’Osservatorio Artificial intelligence del Politecnico di Milano, si cercherà anche di fare il punto sulla composizione della filiera dell’intelligenza artificiale: in questo ecosistema, innanzitutto, giocano un ruolo importante tutti quei soggetti che lavorano sul fronte infrastrutturale, integrando dati di provenienza diversa (esterni e interni alle aziende) e creando così la materia prima alla base dei progetti di intelligenza artificiale. Ancora più importanti sono i cloud provider, che stanno giocando un ruolo sempre significativo nello sviluppo di funzionalità di base AI, spesso pensate in logica open source, rese possibili dall’enorme potenza di calcolo a disposizione di questi soggetti. La novità, dunque, è che oggi gli altri operatori di mercato possono quindi contare su una crescente disponibilità di soluzioni AI pronte all’uso.
Queste ultime sono spesso sfruttate, ad esempio, dalle software house, che dall’Osservatorio del Politecnico vengono chiamate vertical solution provider: si tratta di aziende che possiedono competenze specifiche su alcuni settori e che, proprio appoggiandosi alle risorse dei cloud provider, riescono a sviluppare soluzioni autonome di AI, in particolare nel mondo chatbot. Della partita sono anche i System integrator, che il più delle volte non arrivano a proporre iniziative autonome ma svolgono comunque un prezioso lavoro di raccordo, magari integrando in azienda le soluzioni dei cloud provider con quelle delle software house. Secondo Piva, dunque, l’AI è un’area di potenziale grande interesse per le aziende del Trade, dove però occorre sviluppare delle competenze distintive molto più forti rispetto a quelle di altri ambiti del mondo ICT.
Mentre invece, sinora, le aziende del settore hanno riscontrato una certa difficoltà a reperire professionalità capaci di maneggiare con efficacia gli algoritmi di machine learning. Per questo motivo, «La mia impressione è che la AI avrà davvero un forte impatto sul canale da qui a dieci anni, con tempi più lunghi rispetto a quanto osservato sul cloud. D’altra parte, però, è più difficile che si crei un fenomeno di cannibalizzazione e di predominio totale dei cloud provider, dal momento che quello della AI è un tema ad alto valore aggiunto. Sicuramente chi tra gli operatori di canale ha già sviluppato delle competenze in ambito analytics parte avvantaggiato come posizionamento nel mercato AI, perché si tratta di settori contigui».