Erik Brynjolfsson, professore di economia, direttore dello Stanford Digital Economy Lab allo Human-Centered AI, è convinto che l’intelligenza artificiale generativa (Gen AI) differisca dalle innovazioni tecnologiche precedenti e potrebbe avere un impatto più rapido e significativo. In una conversazione raccolta da McKinsey, il docente ha affermato che mentre tecnologie precedenti richiedevano aggiornamenti nei processi aziendali e nella formazione della forza lavoro, la Gen AI è più facile da implementare e può essere utilizzata efficacemente dai lavoratori in poche ore.
Inoltre, le infrastrutture sviluppate negli ultimi decenni, come internet e cloud, permettono una distribuzione rapida delle tecnologie di AI generativa, come nel caso di ChatGPT che ha raggiunto 100 milioni di utenti in soli 60 giorni.
Erik Brynjolfsson e l’alba della seconda era delle macchine
Brynjolfsson distingue tra la prima ondata di automazione, centrata su macchine che eseguivano compiti fisici, e la seconda ondata, focalizzata sull’automazione del lavoro cognitivo. La nuova fase vede le macchine imparare autonomamente a risolvere problemi, con un impatto potenzialmente trasformativo paragonabile alla rivoluzione industriale. Questo cambiamento influenzerà significativamente i lavoratori della conoscenza, che rappresentano la maggioranza nell’economia statunitense.
Automazione e aumento delle mansioni, non sostituzione
Sebbene si parli molto del potenziale della Gen AI di automatizzare il 60-70% delle attività dei lavoratori della conoscenza, Brynjolfsson sottolinea che l’AI tende più ad aumentare piuttosto che a sostituire completamente le mansioni umane. L’analisi dettagliata dei compiti lavorativi dimostra che nessuna occupazione è completamente automatizzata. L’adozione dell’AI generativa richiede un approccio graduale e mirato per massimizzare i benefici senza causare disoccupazione di massa.
Supportare, non sostituire, gli umani
Brynjolfsson critica il concetto del Turing test come obiettivo dell’AI. Sostiene che gli sforzi dovrebbero concentrarsi su macchine che completano e ampliano le capacità umane invece di sostituirle. Questo approccio non solo crea più valore economico ma contribuisce anche a una distribuzione più equa della prosperità. In questo contesto, l’AI dovrebbe essere utilizzata per migliorare la qualità del lavoro umano e non per renderlo obsoleto.
Pensare oltre il PIL per determinare il valore digitale
Brynjolfsson propone il concetto di “GDP-B” (Gross Domestic Product-Benefits) per misurare il valore dei beni e servizi digitali gratuiti che non sono contabilizzati nelle statistiche tradizionali del PIL. Questa nuova metrica considera il valore derivato dai consumatori dall’uso di servizi digitali gratuiti come Wikipedia o Google Maps. Implementando questo approccio nelle aziende, si può ottenere una comprensione più accurata del valore creato dalle soluzioni digitali.
Biografia
Erik Brynjolfsson è professore di Jerry Yang e Akiko Yamazaki e direttore dello Stanford Digital Economy Lab presso l’HAI. È anche Ralph Landau Senior Fellow presso il SIEPR e professore, a titolo gratuito, presso la Stanford Graduate School of Business e il Dipartimento di Economia. Il Prof. Brynjolfsson è ricercatore associato presso il National Bureau of Economic Research e co-autore di sei libri, tra cui The Second Machine Age. Le sue ricerche, i suoi insegnamenti e i suoi interventi si concentrano sugli effetti delle tecnologie digitali, compresa l’AI, sull’economia e sulle imprese.