L’ingegneria dell’automazione è l’integrazione tra la robotica e la programmazione informatica delle macchine ad alto potenziale tecnologico. In tale scenario si deve sempre considerare che ogni nuova tecnologia, va utilizzata eticamente e responsabilmente per essere di ausilio e migliorare la qualità di vita dell’umanità. Considerando un esempio specifico come la logistica, l’automazione e la robotica tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale andranno a sostituire la figura umana nelle sue mansioni più elementari, al medesimo tempo ciò consentirà ai lavoratori di svolgere compiti di maggior valore sociale e intellettuale.
Cos’è l’ingegneria dell’automazione?
Come ha sapientemente analizzato l’economista Carl Benedikt Frey, direttore del progetto “Future of Work” presso l’università di Oxford, nel suo ultimo libro “The Technology Trap: Capital, Labor, and Power in the Age of Automation”, si registra un sentimento sociale di idiosincrasia verso queste nuove tecnologie, ciò deriva dal timore ancestrale di perdere il proprio lavoro, tale spaccato sociale ricorre in tutti i periodi storici, in cui si è avuta una forte innovazione tecnologica, ad esempio nell’epoca storica dell’industrializzazione o della macchina a vapore.
Quindi l’avvento dell’introduzione massiccia di tecnologie robotiche a tutti i livelli, quindi non solo nell’industria, ma anche nella sanità, nell’educazione, nei servizi, e lo svilupparsi dell’e-commerce a livelli non immaginabili, attualmente fanno ad esempio della Cina probabilmente il paese più avanzato nel settore, per cui di conseguenza l’occidente sta imparando a inseguire tale trend tecnologico, come storicamente si verificò nei confronti della Gran Bretagna ai tempi della rivoluzione industriale, fino ad arrivare all’adozione dei computer nella nostra vita quotidiana avviata negli Stati Uniti, nonostante i primi prototipi di personal computer videro i primi proof of concept proprio in Italia con Olivetti Programma 101.
Storia dell’ingegneria dell’automazione
La parola “automazione”, nella sua forma inglese “automation”, è stata coniata negli Stati Uniti nel 1948 per descrivere alcuni procedimenti allora molto avanzati introdotti particolarmente nell’industria automobilistica, da allora si è largamente diffuso il significato di impiego di macchine per far lavorare in modo più produttivo altre macchine. Con l’automazione si delinea l’obiettivo di controllare la potenza generata dalle macchine quindi rendere più efficiente il processo industriale, ma non solo, potrebbe anche trattarsi dell’erogazione di un servizio di welfare per il benessere umano.
Nel corso della storia Maxwell studiò e analizzò il funzionamento del regolatore di watt e pubblicò nel 1868 uno studio intitolato “On governors“, che si può considerare uno dei primissimi articoli scientifici sui sistemi di controllo automatico. In questo articolo Maxwell dice: “Il regolatore è una parte della macchina attraverso la quale la velocità della macchina stessa è mantenuta costante a dispetto di variazioni della potenza erogata o della resistenza (al movimento effettuato)”.
In seguito, l’ingegneria dell’automazione si è evoluta fondendosi tra meccanica e informatica, quindi diventando ciò che oggi è comunemente chiamata “meccatronica”.
Quali sono gli obiettivi dell’ingegneria dell’automazione?
L’ingegneria dell‘automazione ha come finalità industriale, la realizzazione, lo sviluppo e la gestione di macchine ideate e costruite per rendere il loro funzionamento, per quanto possibile, indipendente dall’intervento diretto dell’uomo. Si stanno sviluppando nuovi prototipi di robot collaborativi mobili con capacità avanzate di rilevamento, navigazione e manipolazione, in questo modo possono supportare il funzionamento di macchine, processi, impianti e reti per la distribuzione di beni o per l’erogazione di servizi.
Uno degli obiettivi principali dell’ingegneria dell’automazione è mirare a sostenere alti livelli di crescita, da ciò consegue che l’introduzione di robot e la necessità di aumentare l’automazione nelle fabbriche risulta essere di fondamentale importanza per la sopravvivenza delle imprese stesse e per garantire un tasso di crescita accettabile. Tale approccio robotico aiuterebbe infatti ad affrontare le carenze che al momento affliggono il mercato del lavoro. Inoltre, la diffusione dei robot porterebbe anche a un incremento ragguardevole della produttività industriale, ma anche del livello qualitativo dei prodotti; infatti, l’indice di rendimento operativo di apparecchiature robotiche è pari al doppio del valore.
Quali sono gli sbocchi professionali di un ingegnere dell’automazione?
L’ingegnere dell’automazione è una figura, che ha competenze trasversali e di solito è responsabile di progetti, dove meccanica, elettronica e software si mescolano.
I laureati magistrali in ingegneria robotica e dell’automazione, avendo la conoscenza di tecniche e metodologie caratteristiche delle scienze di base come matematica e fisica, saranno in grado di utilizzare tali competenze per interpretare e descrivere attraverso modelli formali i problemi tipici dell’ingegneria dell’automazione e della robotica, riferendosi alla modellistica di settore, identificando e simulando processi e sistemi, ma allo stesso tempo utilizzando leggi per progettare le strategie di controllo. L’approccio tipico della teoria dei sistemi e dei controlli automatici permette al laureato in ingegneria robotica e dell’automazione di interfacciarsi con gli specialisti dei processi di automatizzazione allo scopo di trovare soluzioni operative e di progetto più efficaci in termini tecnici ma soprattutto economici.
Gli ingegneri sono in grado di disegnare i robot, programmarli, curarne la manutenzione e infine descriverli e spiegarli nei dettagli ai clienti, anche in inglese, visto che l’export incide sul 50% circa della bilancia commerciale italiana e non è pagante rivolgersi in lingua italiana a clienti sauditi o norvegesi. Tali competenze sono richieste ai tecnici cercati dalle 400 aziende italiane del segmento di robotica e automazione, che appartengono alla filiera, che realizza le “infrastrutture” per l’evoluzione dell’industria 4.0.
Gli sbocchi lavorativi del laureato in ingegneria dell’automazione sono tutti squisitamente legati all’industria di processo in ambito chimico, petrolchimico e dell’acciaio, l’industria per la produzione di beni di largo consumo per la popolazione, per la produzione in generale su larga scala.
I dipendenti che gravitano intorno al settore di robotica di tipo industriale sono circa 32mila, un numero che si è mantenuto inalterato senza troppi scossoni anche nel vivo della crisi finanziaria dopo il 2008. In seguito nel 2018 si è registrato un aumento delle posizioni aperte fra il 10 e il 15%, secondo le stime dell’agenzia di lavoro e-work, con un fabbisogno ulteriore di figure, che dovrebbe coprire l’intero processo produttivo. La criticità è che non sempre che si trovano tali figure come l’ingegnere dell’automazione, dato che alcune delle risorse più ambite sono da poco apparse sul mercato italiano con tale specializzazione e inoltre sono pagate di più all’estero, per cui si trasferiscono oltralpe.
Quanto guadagna un ingegnere dell’automazione?
Gli stipendi medi annuali per ingegnere dell’automazione, secondo la fonte “ADHR Group Agenzia per il lavoro”, in Italia sono circa 42.333 euro, ovvero 15% al di sopra della media nazionale. Dai dati relativi alla produzione legata alla robotica e automazione sia occidentale che asiatica, si evince un trend di sostanziale crescita, anche per ciò che riguarda le esportazioni. Andando a consultare i dati dell’Ucimu (l’Associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione), l’industria italiana ha registrato dal 2017 una produzione superiore ai 6 miliardi di euro registrando una crescita anche negli anni seguenti con una propensione verso le esportazioni nel mondo asiatico. Per darsi un ordine di grandezza, il mercato della Germania, quinto al mondo e primo in Europa, ha chiuso mediamente gli scorsi anni con una stima di 13,7 miliardi di euro nel settore. In Francia, appena sotto l’Italia per valore di mercato, la sola robotica industriale genera un turnover di 400 milioni di euro.
E i numeri sono in ascesa anche in Spagna e Regno Unito, dove le esigenze di automatizzazione del manifatturiero fanno da leva per le vendite e soprattutto per il lavoro. Da questi dati si evidenzia che l’ingegnere dell’automazione sarà richiesto sempre di più dal mercato del lavoro in ambito industriale e quindi avrà delle buone chance per poter assurgere nel settore a livelli apicali con una congrua retribuzione come corrispettivo dell’espletamento delle sue funzioni, che sono squisitamente legate alle competenze acquisite nell’ambito dell’ingegneria robotica e informatica.