Italo Foundation indaga la relazione uomo-macchina dalla prospettiva dei lavoratori

I lavoratori non sono ancora pronti a relazionarsi con macchine intelligenti sul posto di lavoro, soprattutto le donne che temono di perdere l’umanità dei rapporti tra persone/colleghi. Al sud si accetta maggiormente una macchina come capo a causa della sfiducia nel management umano

Pubblicato il 15 Apr 2019

Agid decalogo

Investigare criticamente i pro e i contro dell’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle aziende lasciando direttamente la parola ai lavoratori. E’ stato questo il monito che ha spinto la fondazione senza scopo di lucro Italo Foundation, socio sostenitore di AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale), a commissionare a Toluna, società di ricerche di mercato, uno studio per analizzare “la relazione uomo – macchina nel mondo del lavoro” ossia l’impatto dell’introduzione di macchine intelligenti nel processo industriale per le risorse umane.

Toluna ha raccolto tramite un sondaggio l’opinione di 1.000 lavoratori italiani rappresentativi della popolazione nazionale. Alla base, la consapevolezza della necessità di comprendere gli effetti sul personale prima di introdurre in un ambiente lavorativo queste soluzioni artificialmente intelligenti per il solo ritorno economico.

Paura della disumanizzazione dei rapporti e della “presa di controllo” delle macchine sull’essere umano

Di seguito, sintetizziamo i risultati principali della ricerca “Intelligenza Artificiale al Lavoro”.

In generale le persone non sono pronte a relazionarsi con macchine intelligenti. Il 46% degli intervistati dichiara che le Macchine non devono pensare, ma solo eseguire compiti ripetitivi. Secondo il 40% il collega deve essere umano e il 26% non vuole Macchine autonome in azienda, perché pensa questo causerebbe una perdita di controllo.

E’ chiaro che il responsabile HR dell’azienda avrà il compito di accompagnare le risorse in un processo di evoluzione non solo tecnica ma anche e soprattutto culturale, occorre infatti un cambio di mentalità. La Fondazione immagina la necessità di una nuova figura professionale rivolta principalmente alla formazione del personale il “digital transformation coach”.

Sicurezza sul lavoro 36%, Pianificazione Turni 29%, Analisi di mercato e dei concorrenti 28% sono i primi tre processi aziendali che secondo gli intervistati potrebbero migliorare se gestiti esclusivamente da macchine Intelligenti.  Ricerca e selezione del personale 15% e Servizio post vendita 13% agli ultimi posti.

1 intervistato su 2 definirebbe bullismo il sabotare di nascosto una Macchina per dimostrare a tutti che anche le macchine intelligenti sbagliano. Il 39% degli intervistati applicherebbe questo termine nell’additare come “malato di mente” il collega umano a cui l’azienda fornisce un supporto psicologico per meglio gestire la relazione con la Macchina.

Dalla ricerca emerge una maggiore sensibilità delle donne al tema perché essendo più inclini agli aspetti relazionali temono che il rapporto diventi sempre più impersonale quindi emerge la paura di perdere quell’umanità propria dei rapporti tra persone/colleghi.

Interessante notare come i lavoratori del sud,  dichiarano,  in una percentuale quasi doppia rispetto a quelli del nord, che se potessero scegliere preferirebbero come capo una Macchina, il che evidenzia una maggiore accettazione della Macchina guidata da una sostanziale sfiducia nel management umano.

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