ANALISI

Le tante facce dell’intelligenza artificiale: ma le opportunità superano i rischi



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La ricerca scientifica è già profondamente cambiata grazie all’uso di questa tecnologia, e l’AI sta impattando anche il settore dell’educazione e tutto il mondo del lavoro, fornendo occasioni di progresso. Ma occorre tenere conto e guardarsi dai rischi di discriminazione algoritmica, sorveglianza di massa e diffusione di disinformazione

Pubblicato il 9 ott 2024

Francesco De Luca

Cyber Security Evangelist



intelligenza artificiale

Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale che stiamo vivendo negli ultimi anni ci pone davanti a enormi possibilità, ma anche a grossi rischi. Ecco quali sono i punti principali da tenere in considerazione quando si ragiona di AI.

Le possibilità dell’AI: la ricerca scientifica

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui conduciamo la ricerca scientifica, offrendo nuove potenti metodologie per analizzare dati complessi e fare scoperte innovative. In diversi campi, dall’astronomia alla genomica, dalla chimica alla fisica delle particelle, algoritmi di apprendimento automatico stanno accelerando l’identificazione di pattern significativi e la generazione di nuove ipotesi.

Nella ricerca biomedica, ad esempio, l’AI viene impiegata per predire strutture proteiche e progettare nuovi farmaci. L’algoritmo AlphaFold di DeepMind ha fatto notizia per aver determinato con precisione la struttura di oltre 200 milioni di proteine, aprendo la strada a una migliore comprensione delle malattie e allo sviluppo di terapie personalizzate.
L’AI sta anche trasformando la scoperta di nuovi materiali, consentendo di simulare e prevedere le proprietà di composti mai sintetizzati prima, con applicazioni che spaziano dall’energia pulita alla produzione sostenibile .

Nell’astronomia, l’AI sta aiutando a individuare esopianeti e a classificare galassie lontane a partire da enormi set di dati raccolti da telescopi sempre più potenti
Nell’ambito della fisica delle particelle, algoritmi di machine learning vengono utilizzati per analizzare i dati degli esperimenti condotti in acceleratori come il Large Hadron Collider, alla ricerca di segnali di nuova fisica oltre il Modello Standard.

Tuttavia, l’uso dell’AI nella ricerca scientifica solleva anche importanti questioni etiche e metodologiche. La trasparenza e la riproducibilità sono principi fondamentali della scienza, ma gli algoritmi di AI possono essere opachi e difficili da interpretare. È cruciale sviluppare metodi per rendere i modelli di AI più esplicabili e garantire che le conclusioni tratte siano solide e affidabili. Inoltre, l’uso di dati sensibili, come informazioni genetiche o sanitarie, richiede un’attenta considerazione delle implicazioni etiche e della privacy.

Per massimizzare i benefici dell’AI nella ricerca, è essenziale promuovere la collaborazione interdisciplinare tra scienziati, informatici ed esperti di etica.
Credo che solo attraverso un approccio integrato, che unisca competenze tecniche e riflessione critica, sia realistico sfruttare appieno il potenziale dell’AI per ampliare le frontiere della conoscenza, affrontando al contempo le sfide etiche e sociali che pone.

 AI

L’AI nell’educazione e nella robotica

L’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo dell’educazione, in particolare nell’ambito delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). L’integrazione della robotica nell’insegnamento sta portando a metodologie didattiche innovative, come l’apprendimento basato su progetti, che promuove l’applicazione pratica delle conoscenze acquisite.

Interagire con robot reali rende l’apprendimento più coinvolgente e tangibile per gli studenti, stimolando la loro curiosità e motivazione verso le materie scientifiche. Ad esempio, kit robotici come LEGO Mindstorms o Arduino permettono agli studenti di costruire e programmare i propri robot, applicando concetti di fisica, matematica e informatica in modo creativo. Questa esperienza hands-on favorisce lo sviluppo di competenze trasversali come il problem solving, il pensiero computazionale e il lavoro di squadra.

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Inoltre, l’AI può personalizzare l’apprendimento adattandosi ai bisogni e ai ritmi individuali degli studenti. Piattaforme di tutoring intelligente utilizzano algoritmi di machine learning per fornire feedback immediati e suggerimenti mirati, consentendo agli studenti di progredire al proprio passo. Chatbot e assistenti virtuali possono offrire supporto 24 ore su 24, rispondendo a domande e fornendo risorse aggiuntive.

Tuttavia, l’implementazione dell’AI nell’educazione presenta anche sfide significative. Gli insegnanti devono essere adeguatamente formati per utilizzare queste tecnologie in modo efficace e integrarle nei programmi di studio esistenti. Inoltre, è fondamentale garantire l’accesso equo alle risorse tecnologiche, indipendentemente dal background socio-economico degli studenti, per evitare di esacerbare il divario digitale.

Man mano che l’AI e la robotica diventano parte integrante dell’istruzione, è cruciale sviluppare linee guida etiche per il loro utilizzo. Ciò include considerare aspetti come la privacy dei dati degli studenti, la trasparenza degli algoritmi utilizzati e potenziali bias che potrebbero influenzare l’apprendimento. È altresì importante trovare un equilibrio tra l’uso della tecnologia e l’interazione umana, valorizzando il ruolo insostituibile degli insegnanti nel guidare e ispirare gli studenti.

Solo promuovendo l’alfabetizzazione digitale e le competenze STEM, possiamo dare ai giovani gli strumenti per diventare non solo consumatori, ma anche creatori e innovatori.

L’AI e il mondo del lavoro

L’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro è complesso e multiforme. Da un lato, l’automazione di compiti ripetitivi e routinari può portare a significativi guadagni di efficienza e produttività. Algoritmi di AI possono analizzare grandi quantità di dati, prendere decisioni rapide e lavorare instancabilmente 24 ore su 24. In settori come la finanza, la logistica e l’assistenza clienti, l’AI sta già trasformando il modo in cui le aziende operano.

D’altra parte, l’automazione può anche portare a perdite di posti di lavoro, in particolare per le mansioni a bassa qualifica. Si stima che milioni di lavori potrebbero essere a rischio nei prossimi decenni, con impatti sproporzionati su determinate fasce demografiche e regioni geografiche.
Affrontare questa sfida richiederà politiche lungimiranti per sostenere la riqualificazione professionale e garantire una transizione equa verso un’economia plasmata dall’AI.

Eppure, allo stesso tempo, sta anche creando nuove opportunità di lavoro e ridefinendo le skill necessarie. Ruoli che richiedono creatività, intelligenza emotiva, pensiero critico e capacità di problem solving sono meno suscettibili all’automazione e possono anzi essere potenziati dall’AI.
Ad esempio, nel settore sanitario, l’AI può assistere i medici nell’analisi di imaging diagnostici, liberando tempo prezioso per l’interazione con i pazienti e il processo decisionale clinico.

Non è tutto a costo zero: per cogliere queste opportunità, sono necessari investimenti significativi nella formazione e nello sviluppo delle competenze. Le organizzazioni si stanno impegnando e devono continuare a farlo, nella riqualificazione continua dei propri dipendenti, fornendo loro conoscenze e le abilità necessarie per lavorare a fianco dell’AI. Allo stesso tempo, i sistemi educativi devono adattarsi, integrando le competenze digitali nei curricula e promuovendo l’apprendimento permanente.

AI responsabile e trasparente

Un’altra sfida cruciale è garantire che l’AI sul posto di lavoro sia utilizzata in modo equo e trasparente. Algoritmi di selezione del personale o di valutazione delle prestazioni possono perpetuare bias esistenti se non adeguatamente progettati e monitorati. È essenziale sviluppare standard etici e meccanismi di supervisione per prevenire la discriminazione algoritmica e tutelare i diritti dei lavoratori.

A mio avviso, l’ascesa dell’AI nel mondo del lavoro richiede una riflessione più ampia sul contratto sociale e sulla ridistribuzione dei benefici dell’automazione. Con una produttività in aumento ma una potenziale diminuzione dei posti di lavoro, potrebbe essere necessario esplorare nuovi modelli come un reddito di base universale o una settimana lavorativa ridotta. Solo attraverso un dialogo inclusivo tra governi, imprese, sindacati e società civile potremo plasmare un futuro del lavoro che sia equo e sostenibile nell’era dell’AI.

I rischi conosciuti dell’AI

Uno dei principali rischi dell’AI che stiamo già affrontando è la sua capacità di amplificare problemi come la discriminazione algoritmica (bias), la sorveglianza di massa e la diffusione di disinformazione. I sistemi di riconoscimento facciale, ad esempio, vengono impiegati da regimi autoritari per monitorare e reprimere i cittadini, sollevando serie preoccupazioni riguardo alla privacy e ai diritti umani. Casi di arresti erronei basati su identificazioni fallaci da parte di algoritmi di riconoscimento facciale evidenziano i pericoli di un uso non regolamentato di questa tecnologia.

Inoltre, gli stessi algoritmi possono perpetuare e persino amplificare pregiudizi esistenti, con conseguenze tangibili per individui e comunità vulnerabili.
Ad esempio, i sistemi utilizzati per valutare il rischio di recidiva nel sistema giudiziario si sono dimostrati distorti a sfavore di determinate etnie, portando a sentenze più severe.
Nel settore assicurativo e creditizio, algoritmi di valutazione del rischio possono discriminare sulla base di fattori come il codice postale o il genere, negando a individui meritevoli l’accesso a servizi essenziali.

Deepfake e chatbot

Un altro rischio attuale dell’AI è la sua abilità di generare e diffondere contenuti falsi o fuorvianti in modo convincente. Deepfake e chatbot sempre più sofisticati possono essere utilizzati per creare notizie false, influenzare l’opinione pubblica e minare la fiducia nelle istituzioni democratiche. La diffusione virale di disinformazione generata dall’AI può avere conseguenze gravi, dal panic buying alle tensioni sociali e alla manipolazione elettorale.

Per affrontare questi rischi, è fondamentale che i governi, le aziende tecnologiche e la società civile collaborino per sviluppare normative e standard etici per l’uso responsabile dell’AI.
Iniziative come l’AI Act dell’Unione Europea, che mira a regolamentare l’AI in base al livello di rischio, rappresentano passi importanti in questa direzione. A maggior ragione, data la natura globale dell’AI, è necessario un impegno internazionale per proteggere i diritti dei cittadini e garantire che tale tecnologia sia sviluppata in modo trasparente, equo e accountable.

Conclusioni

L’intelligenza artificiale, come un prisma sfaccettato, sta rifrangendo la luce del cambiamento su ogni aspetto delle nostre vite. Ogni faccia di questo prisma rivela una sfida o un’opportunità senza precedenti, dai rischi di discriminazione algoritmica e disinformazione alle promesse di progresso scientifico e rivoluzione educativa.

Ma non possiamo lasciarci abbagliare né dalle distopie né dalle utopie. La strada da percorrere per addomesticare questa tecnologia trasformativa richiede lucidità, impegno e soprattutto collaborazione. Governi, aziende, accademia e società civile devono intrecciare i loro sforzi per tessere una rete di norme e principi etici che guidi l’AI verso un uso responsabile e trasparente.

Ogni filo di questa rete è cruciale: dalla ricerca interdisciplinare che getta luce sulle zone d’ombra dell’AI, alla formazione diffusa di competenze che permetta a tutti di esserne partecipi e non solo spettatori. E non dimentichiamo il pubblico, gli utenti, che vanno resi consapevoli tanto delle potenzialità quanto dei rischi di questa tecnologia, affinché possano contribuire a plasmarla con scelte informate.

Al centro, l’uomo. L’AI deve essere al servizio del nostro benessere e dei nostri diritti, non il contrario. I benefici dell’automazione devono essere distribuiti in modo equo, accompagnando i lavoratori in una transizione giusta verso nuovi orizzonti professionali. L’accesso all’istruzione e alle opportunità nell’era dell’AI deve essere un diritto di tutti, non un privilegio per pochi.

Il futuro di tale tecnologia sta nelle scelte che facciamo oggi.
Può essere una forza incontrollata, o controllata da pochi, che ci trascina verso un destino ignoto, o possiamo impugnare le redini dell’innovazione con mano ferma, cuore saggio e mente aperta.

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