ANALISI

Non solo GenAI: l’AI è presente nelle aziende da trent’anni



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Dall’automazione dei processi aziendali alla sicurezza informatica e la protezione dei dati, alla business intelligence e l’analisi dei big data

Pubblicato il 2 lug 2024

Gionata Fiorentini

CEO di Neuraltech



Generative AI

Sebbene il palcoscenico sia oggi dominato dall’intelligenza artificiale generativa, nell’ampia gamma di sistemi basati sull’AI troviamo tecnologie estremamente diversificate, in continua evoluzione e dalle diverse applicazioni in ogni settore aziendale.

Le sette tecnologie di AI più diffuse nelle aziende

In questa vasta varietà, possiamo identificare almeno sette tecnologie attualmente tra le più diffuse nel mondo delle imprese.

  1. Apprendimento automatico (Machine Learning). Consente ai computer di imparare dai dati e di migliorare autonomamente le prestazioni formulando predizioni o prendendo decisioni senza essere esplicitamente programmati per farlo.
  2. Reti neurali artificiali (Artificial Neural Networks). Si tratta di modelli di apprendimento automatico ispirati al funzionamento del cervello umano, con una estesa gamma di applicazioni, tra cui il riconoscimento vocale, la visione artificiale e la traduzione automatica.
  3. Deep Learning. Forma di apprendimento automatico che utilizza reti neurali artificiali con molti strati (deep neural networks) per analizzare grandi quantità di dati non strutturati, come immagini, testi e suoni.
  4. NLP (Natural Language Processing). Campo che si occupa dell’interazione tra computer e linguaggio umano naturale; viene applicato per la generazione del linguaggio naturale, la traduzione automatica e l’analisi del sentiment.
  5. Computer vision. Interpretare comprende il contenuto delle immagini e dei video: viene utilizzata per il riconoscimento di volti e oggetti, nella sorveglianza video e per la guida autonoma.
  6. Robotica. In questo ambito l’AI è ampiamente adottata per consentire ai robot di percepire l’ambiente circostante, prendere decisioni autonome e interagire con esseri umani e altri robot.
  7. Riconoscimento vocale. Consentendo ai computer di comprendere e interpretare il linguaggio parlato, viene impiegata in applicazioni come gli assistenti vocali intelligenti, i sistemi di trascrizione vocale e il controllo vocale dei dispositivi.

Da uno scenario così eterogeneo è deducibile che, così com’è stato per la definizione di informatica negli anni Ottanta e il concetto di internet all’inizio del nuovo secolo, l’espressione “intelligenza artificiale” altro non è che un’etichetta che identifica semplicemente un contenitore, all’interno del quale possono essere inserite centinaia di tecnologie, con modelli di business e applicazioni in azienda radicalmente differenti.

Questa etichetta, però, ha alle spalle oltre trent’anni di storia e impatti sulla società ben più vasti della GenAI tanto in voga ora.

L’impatto pervasivo dell’intelligenza artificiale in azienda

Negli ultimi anni il mercato ha riconosciuto la componente innovativa dell’intelligenza artificiale generativa, ovvero gli influssi in materia di creatività. È questa la vera novità: un computer che diventa creativo. Attraverso algoritmi di apprendimento automatico avanzati, infatti, è ora possibile generare contenuti originali come testi, immagini e persino musica, consentendo alle imprese di automatizzarne la produzione e offrire, così, ad esempio, un’esperienza e un’assistenza cliente altamente personalizzate e su misura attraverso chatbot o assistenti virtuali.

Applicazioni che, ovviamente, influenzano pesantemente anche altri settori, come il marketing e la pubblicità o la gestione delle risorse umane.

Quando dalla creatività ci si sposta verso la razionalità, però, emergono gli impatti ben più invasivi delle tecnologie di intelligenza artificiale.

Pensiamo, innanzitutto, all’automazione dei processi aziendali, che riducendo la dipendenza da lavoro manuale e migliorando l’efficienza operativa, consente alle organizzazioni di ottimizzare una vasta gamma di processi. Gli algoritmi intelligenti, già da anni, vengono ad esempio impiegati nella gestione della catena di approvvigionamento e della produzione per perfezionare la pianificazione di quest’ultima, il magazzino e la distribuzione dei prodotti, con enormi risparmi in termini di costi e tempi.

Oppure menzioniamo la sicurezza informatica e la protezione dei dati, dove, attraverso lo studio dei comportamenti anomali, la rilevazione delle minacce e la gestione delle vulnerabilità, l’AI può aiutare le aziende a proteggere reti, sistemi e dati sensibili. In un’era in cui la cybersecurity è una priorità sempre maggiore, l’AI svolge da tempo un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza delle società e dei loro clienti.

Come dimenticare, infine, la business intelligence e l’analisi dei big data. Gli algoritmi di apprendimento automatico e di data mining consentono alle imprese di estrarre insight significativi dai propri dati, identificare modelli, tendenze e correlazioni nascoste e prendere decisioni aziendali più informate. Questa tecnologia, che ha radici nella matematica, è sfruttata da oltre 30 anni in finanza, ad esempio negli algoritmi di trading – con risultati, però, spesso controversi.

In molti, infatti, ricorderanno l’hedge fund LTCM, creato da un gruppo di menti brillanti composto da due economisti vincitori del Premio Nobel, matematici di talento, professori di Harvard e analisti finanziari di spicco. Attraverso un sofisticato modello AI denominato Black-Scholes, il software era in grado di individuare le migliori opportunità d’investimento e neutralizzare qualsiasi rischio. Solo l’intervento all’ultimo minuto della Federal Reserve, nel 1998, permise di evitare, con un’ampia operazione di salvataggio, il tracollo dei mercati e prevenire il collasso dell’economia globale: l’algoritmo era arrivato a gestire un portafoglio di oltre 120.000 miliardi di dollari.

Ecco, quindi, che l’intelligenza artificiale è tra di noi da molto tempo.

GenAI tra creatività e speculazioni

L’attenzione sull’AI generativa nei giorni nostri è giustificata da due fattori.

Il primo è legato al fatto che i computer, il cui cervello è composto di silicio, sono diventati elastici, quindi creativi. Non svolgono più solo compiti matematici, ma, tra le altre cose, possono comporre anche musica.

Il secondo fattore è speculativo: in un mondo, mai come oggi, caratterizzato da enormi quantità di denaro disponibile, è necessario creare continuamente un nuovo hype per giustificare enormi investimenti. Dopo la blockchain, il metaverso e altre bolle, l’AI sembrerebbe un candidato perfetto.

La rivoluzione del computer creativo, tuttavia, unita agli enormi investimenti nel settore, porterà l’intelligenza artificiale a diventare sempre più pervasiva nel mondo aziendale, oltre che nella vita delle persone. Non parliamo, quindi, di una bolla: è una rivoluzione già in corso da anni.

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