Immaginate di tornare a vedere muoversi su un palcoscenico personaggi dello spettacolo molto amati e ormai scomparsi, come Marilyn Monroe, Elvis Presley o Amy Winehouse. Non in una registrazione video ma grazie a un ologramma 3D che sfrutta la realtà aumentata.
Gli ologrammi 3D possono essere impiegati in diversi campi della vita reale, dalla moda, alla pubblicità, alla sanità, dalla formazione, agli eventi, al turismo, all’amministrazione. Si tratta di una tecnologia facente parte della realtà virtuale, in grado di intrappolare la luce in uno spazio tridimensionale; in questo modo un’immagine registrata può essere riprodotta in 3D mediante un fascio di luce laser detto coerente, che consente di osservare l’immagine stessa da diversi punti di osservazione, dando l’illusione della tridimensionalità. Sebbene però l’industria dell’intrattenimento in questo settore sembra stia facendo cospicui investimenti, soprattutto negli Stati Uniti, le questioni legali ed etiche che tale impiego tecnologico sta aprendo sono molte e probabilmente porteranno in un prossimo futuro a dover rivedere la normativa sul diritto d’autore e a predisporre degli standard d’uso accettabili.
Le nuove tecnologie consentono infatti di visualizzare gli ologrammi senza occhiali o device di supporto, ma a occhio nudo. I chatbot e l’intelligenza artificiale applicata agli ologrammi, poi, sono in grado di generare il modo in cui un artista recita o si muove. L’INO (Istituto Nazionale di Ottica) del CNR nel 2014 ha presentato un sistema che consente, mediante la telepresenza olografica, a due persone distanti tra loro di interagire come se fossero fisicamente di fronte, grazie al canale di trasmissione internet. Il progetto è stato realizzato dalla collaborazione tra il CNR, la società Quintetto di Pont Saint Martin e co-finanziato dalla Regione Val d’Aosta.
La storia degli ologrammi dal 1862 ai giorni nostri
Oggi l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo di fare olografia, sebbene la sua maggiore applicazione resti l’industria del cinema e dell’intrattenimento. Molte sono state le celebrities viventi che hanno accettato di essere riprodotte mediante un ologramma; nel 2006, ad esempio, l’ologramma di Kate Moss ha sfilato per Alexander McQueen.
Nel 2018 i giornali riportavano la notizia che la cantante Amy Winehouse, deceduta nel 2011, avrebbe cantato di nuovo sul palco. Il tour è stato poi rimandato a data da destinarsi, ma quanto raccontato dai giornali non era una fake news. La cantante, come già successo ad altri personaggi famosi scomparsi, avrebbe potuto essere di nuovo tra i suoi fans dal vivo grazie al suo ologramma 3D.
Questa frase attribuita all’attore americano James Dean fa chiaramente intendere che se fosse in vita approverebbe certamente il suo ologramma 3d: “Se un uomo è in grado di colmare la distanza tra la vita e la morte, se è in grado di vivere anche dopo la sua morte, allora forse è stato un grande uomo”.
L’olografia (dal greco holos tutto e grafè scrittura) non è propriamente un’invenzione dei giorni nostri. La prima applicazione si ebbe nel 1862 da parte degli scienziati John Henry Pepper e Henry Dircks, con un esperimento chiamato “Pepper’s Ghost”. La teorizzazione di tale tecnica di percezione dell’immagine è successiva e si deve allo scienziato ungherese Gabor, che nel 1948 pubblicò la sua teoria sui “Proceedings of the Royal Society”. L’olografia poi si fermò per riesplodere negli anni Sessanta con l’introduzione del laser; da allora il metodo olografico venne applicato nei laboratori, all’industria cinematografica e persino nelle gallerie d’arte. Per questa intuizione, inizialmente rudimentale anche a causa dei limiti della tecnologia di allora, Gabor vinse nel 1971 il premio Nobel per la fisica.
Applicazioni degli ologrammi 3D con celebrità scomparse, quali diritti?
Fino al 2012 nessuno aveva mai pensato di applicare l’olografia per far rivivere le celebrities decedute, anche perché una siffatta applicazione comporta notevoli costi e si porta dietro diverse problematiche di natura legale. Ad ogni modo, in quell’anno l’ologramma di Tupac, un noto rapper americano scomparso, è salito di nuovo sul palco; poi è stato il turno di Marylin Monroe, Elvis Presley e di altre star passate a miglior vita.
Al momento è l’industria dell’intrattenimento a stelle e strisce a investire maggiormente nel perfezionamento di questa tecnologia applicata al campo delle celebrità defunte; in particolare, si tratta di tre grandi compagnie. Nessuna di loro ha intenzione di rivelare il modo in cui gli effetti dell’ologramma 3d sono ottenuti, poiché si tratta di tecnologie protette da brevetto. Con tutta probabilità si parte dall’analisi del comportamento del personaggio in vita, dal tracciamento del suo volto e dall’animazione ad alta frequenza. Le scansioni 3D poi vengono rese vive grazie all’intervento di un attore che fa muovere l’ologramma.
Da un punto di vista legale l’olografia potrebbe essere definita come la proiezione 3D di un’immagine (sebbene tale descrizione può risultare riduttiva e vedremo perché). A prima vista si potrebbe dire che si applicano a essa le norme sul diritto d’immagine e quelle sul diritto d’autore che riguardano il ritratto. Tanto che molte etichette discografiche, con un’interpretazione estensiva, ritengono che i contratti già da esse sottoscritti con le star per lo sfruttamento della loro immagine a fini commerciali le abilitino anche alla creazione e all’uso dei loro ologrammi. Le star solitamente cedono ai produttori praticamente tutti i loro diritti per avere la possibilità di diventare famose, dunque, sostanzialmente, ciò che cambierebbe sarebbe solo l’impiego della diversa tecnologia usata.
Ma un ologramma 3d che abbia a oggetto una persona defunta va oltre. In tal caso, il personaggio agisce con azioni nuove, non si tratta infatti della mera riproduzione di azioni, fattezze o comportamenti che ha assunto in vita; cioè si parte da questi per far “vivere” all’ologramma 3d nuove esperienze. Quindi, non è solo il diritto all’immagine che entra in gioco, ma tutti i diritti della personalità, come anche il diritto all’identità personale, il diritto all’onore, all’integrità morale, alla dignità, alla riservatezza di una persona. Nel nostro ordinamento si tratta di diritti non patrimoniali, assoluti, inalienabili, intrasmissibili, imprescrittibili e irrinunziabili che finiscono dopo la morte. In altri ordinamenti, esiste il cosiddetto Right of publicity ovvero un diritto che comprende non solo l’immagine di una persona, il volto o il nome, ma anche la sua identità personale, i suoi modi di fare, le sue fattezze comportamentali, che ha valore patrimoniale e, in alcuni Stati, può essere ceduto e sopravvivere anche dopo la morte di una persona a vari livelli, in base al tipo di giurisdizione. Ad esempio, in California, il Right of publicity si estende cinquant’anni dopo la morte. A New York, quel diritto termina con la morte.
Per quanto riguarda i personaggi famosi deceduti, gli eredi sono quelli che generalmente hanno il diritto di acconsentire all’impiego di tali tecnologie per permettere la riproduzione del personaggio con un ologramma. I parenti del defunto dunque devono essere messi nelle condizioni di poter mantenere il massimo controllo su tutto lo sviluppo del progetto. Poi c’è la musica, i video registrati usati come base per la ricostruzione, la cui licenza deve essere richiesta separatamente alla società che detiene i diritti su quel materiale. Per creare una di queste esibizioni, l’organizzatore di un tour dell’artista defunto con ologrammi 3D deve innanzitutto versare i diritti di sfruttamento per usare la musica del cantante. Sono necessari quindi accordi contrattuali particolarmente complessi nella gestione del rapporto tra tutte le parti e, soprattutto, nell’individuazione delle modalità di assegnazione degli utili.
Acquisto dei diritti di persone scomparse
La grande domanda è: come ottenere tutto quanto necessario per creare un ologramma di un personaggio famoso deceduto? Le questioni legali relative alla raccolta dei diritti sono ancora piuttosto complesse.
Una delle battaglie legali più importanti in questo settore è avvenuta nel 2012, quando l’impresa che detiene i diritti di Marilyn Monroe ha minacciato di citare in giudizio una start up che aveva brevettato “VM2 – The Virtual Marilyn, la prima attrice virtuale a vivere e lavorare dal cyberspace”. La start up ha affermato che Virtual Marilyn non ha in alcun modo violato i presunti diritti di proprietà intellettuale che sono stati rivendicati dalla società detentrice dei diritti di immagine della star, sebbene abbia poi rinunciato ai suoi progetti.
In generale, per creare un ologramma 3d di un musicista morto, qualsiasi azienda che opera nel settore dell’intrattenimento deve prima ottenere la licenza d’uso della musica e dei video dell’artista nello stesso modo in cui farebbe abitualmente in qualsiasi altro tipo di spettacolo dal vivo. Deve anche ottenere in licenza l’uso di qualsiasi immagine della celebrità necessaria per creare la riproduzione visiva, il che probabilmente significa avere a che fare con la famiglia o, negli Stati in cui è permesso, cedere l’immagine post mortem, con la società che detiene tali diritti della celebrità. Da lì, deve essere redatto un contratto tra tutte le parti interessate per capire come distribuire i profitti.
Ma non è finita! In alcuni Stati occorre fare i conti anche con il Right of publicity che, come accennato innanzi, comprende le fattezze fisiche, la voce, il comportamento, le movenze, il soprannome, la firma, che in alcuni ordinamenti giuridici ha carattere patrimoniale e può essere ceduto a terzi e registrato come marchio. Mentre, però, quando la persona è in vita può decidere liberamente di detenerlo per sé o cederlo ad altri, quello che in relazione a esso accade dopo la morte del soggetto cambia in base all’ordinamento dello Stato in cui tale persona viveva.
Esistono ventitré Stati in cui il Right of publicity vive post-mortem e i tempi variano abbondantemente: da 10 anni a Washington a 100 in Oklahoma. In California, il Right of publicity è detenuto dalla famiglia del soggetto per 70 anni. A New York, al momento si ferma alla morte della persona. Man mano che si organizza l’impalcatura legale attorno al settore degli ologrammi 3D, che ancora può dirsi relativamente di nicchia, diventerà sempre più difficile per coloro che cercano di entrare nel business acquistare diritti per allestire nuovi spettacoli.
La questione etica degli ologrammi 3d
Vi sono poi situazioni più complesse da gestire, come casi in cui l’ologramma 3d che riproduce il personaggio viene messo in situazioni che avrebbe potuto non accettare in vita o mai avrebbe condiviso. Chi ha il diritto di decidere su questo? Quando la tecnica viene utilizzata su personaggi noti e ancora vivi l’effetto wow è assicurato, ma la scelta di far parte del gioco e del modo in cui farlo resta in capo al personaggio che decide su come gestire la sua immagine. Ma quando il personaggio è scomparso, a chi spetta il diritto di decidere?
Il volto della Winehouse, ad esempio, non è mai stato scansionato in 3D e la cantante non è mai stata consultata su tali tematiche – ha deciso il padre per suo conto; è etico per un’azienda vendere la sua immagine olografica creata dopo la sua morte per il prossimo futuro? C’è, infatti, una notevole differenza tra vendere la musica, i film, le pubblicità che un artista ha realizzato quando era in vita, e il commercializzare il suo ologramma simulando azioni ed esperienze che nessuno può sapere se in vita avrebbe approvato.
Dove finisce la linea tra l’onore, la dignità e lo sfruttamento dei diritti quando si tratta di persone defunte? Molte saranno di certo le questioni che i giudici dovranno affrontare a breve, ma si può già comprendere come in questa fase embrionale di sviluppo di questo settore sia di fondamentale importanza pensare all’etica, in quanto l’applicazione dell’olografia 3D apre ad aree di mercato non ancora ben definite. Le norme che verranno create da adesso certamente fisseranno gli standard per il futuro. Per il momento, all’interprete resta il difficile compito di inquadrare la tecnologia olografica e le sue nuove applicazioni reali sulla base della normativa tuttora vigente.