L’AI renderà il mondo migliore o peggiore di come è ora? Guardiamo all’AI ‘senza equivoci’, senza lasciarci condizionare dall’istinto alla negatività, provando a cogliere le immense opportunità offerte, raccontando gli impatti positivi su persone, aziende, e settore pubblico, insieme a casi d’uso ed esempi.
Vantaggi dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale
In un recente studio di Capgemini sull’AI generativa il 74% degli intervistati (top level manager) ritiene che i benefici legati a questa tecnologia superino i rischi associati.
Ne identificano diversi – a seconda del settore, del caso d’uso e del ruolo in azienda – ma possiamo riassumere i tre principali.
Maggiore efficienza: in due parole ‘lavorare meglio’, in una frase: essere in grado di ottimizzare risorse e processi, ridurre gli sprechi, allocare budget in base a cosa raccontano i dati, prendere decisioni data-driven, liberarci da tanti compiti operativi e ripetitivi e focalizzarci, invece, su attività più creative e/o strategiche. A sostenerlo sono anche gli studi del Parlamento Europeo che stima un aumento della produttività del lavoro grazie all’AI tra 11 e 37% entro il 2035, e McKinsey che ritiene che l’implementazione dell’AI assorbirà dal 60 al 70% circa del tempo dei lavoratori in azienda.
Gestione delle complessità: in due parole: ‘risolvere problemi’, in una frase essere in grado di identificare pattern nei dati e ottimizzare processi, identificando soluzioni e tendenze che potrebbero sfuggire all’occhio umano. Molto velocemente. Basti pensare al problema dei rifiuti urbani, in termini di pianificazione dei trasporti e gestione della raccolta differenziata, e a come l’intelligenza artificiale possa suggerire percorsi ottimali per minimizzare gli impatti a livello di costi, tempo e risorse.
Alto livello di personalizzazione: in due parole ‘migliore UX/UI’, in una frase essere in grado di analizzare e comprendere i dati dei clienti, come preferenze, comportamento d’acquisto, cronologia delle interazioni e restituire un’esperienza personalizzata e cucita sulle sue esigenze. Personalizzazione significa anche comprensione del linguaggio naturale dell’utente e quindi delle richieste del cliente, raccomandazioni personalizzate, come quando Netflix o Spotify suggeriscono ‘cosa potrebbe piacerti’, in base a quello che hai guardato o ascoltato prima.
Impatti positivi dell’AI per i lavoratori
Immaginiamo la tecnologia come uno strumento che si posiziona accanto al professionista, sviluppata per essere di supporto a tutti in azienda. A secondo del punto di vista da cui si guarda, questa tecnologia racconta una storia diversa.
Guardiamo, per esempio, quella di un broker in una grande banca.
Grazie agli strumenti di conversational AI, potrebbe prepararsi a un meeting la mattina di fronte a un caffè, visualizzando in tempo reale il portafoglio del cliente, le scadenze e l’andamento degli investimenti, semplicemente ‘parlando’ al suo smartphone.
Oppure potrebbe identificare trend e opportunità di mercato interessanti da proporre al cliente, grazie a predictive analytics e time series analysis, o segnalare tempestivamente un problema (anomaly detection) e offrire consigli e raccomandazioni personalizzate sulle esigenze del suo cliente.
Pensiamo a un responsabile del controllo di gestione di un e-commerce di scarpe.
Gli algoritmi di machine learning possono monitorare in tempo reale i dati delle vendite e i livelli di inventario. Se un modello di sneakers sta avendo una forte domanda e le scorte stanno diminuendo, il sistema può inviare un alert al responsabile del controllo di gestione, consentendogli di prendere decisioni immediate basate su dati aggiornati e predittivi, per rifornire le scorte, intervenire sul prezzo del prodotto, massimizzare i profitti, e avere così un impatto reale in corso d’opera.
Infine, prendiamo in considerazione un people manager.
Anche in questo caso, l’utilizzo dell’AI applicato ai dati può avere un impatto molto positivo: nella selezione del personale per l’analisi del curriculum, delle lettere di presentazione, nella fase di preselezione, aiutando a risparmiare tempo e a lavorare con più efficienza; oppure nella gestione vera e propria del team, monitorando le performance aziendali, analizzando feedback, individuando modelli e tendenze nei dati che aiutano a identificare le aree di forza e di miglioramento di ciascun lavoratore, suggerendo piani di crescita personalizzati.
Infine, l’AI può contribuire anche al supporto del benessere dei dipendenti, monitorando i livelli di stress, la soddisfazione lavorativa e le abitudini di lavoro. Anche in questo caso, i modelli di AI possono identificare dai dati delle situazioni di stress o segnali di burnout precoci, che aiutano il people manager a intervenire rapidamente.
In ognuno di questi casi, grazie a una democratizzazione della tecnologia e dei dati, si creerà un modo nuovo di lavorare per professionisti e decision-maker, dove la tecnologia non sarà più una barriera, ma un vero e proprio abilitatore, permettendo di ‘parlare con i propri dati’, nello stesso modo in cui chiediamo a Siri che tempo fa, o ad Alexa di impostare un timer di 10 minuti.
I benefici dell’AI per le aziende
Proviamo ora a guardare nelle aziende e a vedere – oltre a migliore efficienza, risoluzione delle complessità e personalizzazione, che abbiamo già menzionato – qual è l’impatto positivo all’esterno del business, verso i propri clienti.
Cosa significa utilizzare l’AI?
Grazie all’intelligenza artificiale le organizzazioni avranno modo di ‘umanizzare’ i propri prodotti e servizi, rendendoli più accessibili e semplici da usare per l’utente finale.
Non solo attraverso la personalizzazione, ma anche nell’esperienza dell’utente, nella contestualizzazione delle risposte, nella rapidità con cui saranno accolti feedback e richieste, nella gestione dei problemi, nell’eliminare lo stress dell’attesa, o la frustrazione di pratiche burocratiche complesse, nel migliorare la sicurezza e l’affidabilità dei servizi
Facciamo un esempio.
Una compagnia di assicurazioni può utilizzare l’intelligenza artificiale per semplificare e ottimizzare il processo di richiesta di polizze assicurative. Di solito questo processo è complesso e richiede molti documenti.
Con l’AI, la compagnia può interagire con gli utenti per raccogliere le informazioni necessarie e fornire loro risposte immediate. Inoltre, può analizzare automaticamente i dati forniti dall’utente, verificare la coerenza delle informazioni e determinare il piano assicurativo più adatto alle sue esigenze individuali. Infine, può segnalare documenti in scadenza, rinnovi o modifiche all’assicuratore in tempo reale.
Questo processo riduce sia il carico di lavoro per i clienti, sia per gli assicuratori, elimina la necessità di compilare lunghi moduli e riduce il rischio di errori.
Un altro esempio concreto arriva invece da Tesla, e dalla sua nuova tecnologia di sicurezza in caso di incidente basata sulla raccolta dei dati reali, degli effettivi incidenti stradali che i milioni di veicoli Tesla nel mondo hanno avuto modo di monitorare.
Lo scopo è sfruttare l’AI per elaborare questi dati e costruire auto sempre più sicure, in grado di stabilire i danni che deriveranno da un incidente, permettendo di attivare in modo preciso gli airbag necessari alla protezione delle persone nella vettura.
Opportunità dell’AI nel settore pubblico
Abbiamo visto impatti positivi per i lavoratori, per l’azienda e per i loro clienti. E il settore pubblico?.
I benefici sono simili a quelli che abbiamo visto sopra, con impatti ancora più forti sui cittadini e sulla società nel suo complesso.
Tralasciando l’aspetto dei limiti, delle difficoltà e delle tutele verso i rischi di questa tecnologia (presenti, ma su cui non ci soffermeremo in questo articolo), le possibilità di un uso esteso dell’intelligenza artificiale su database interni delle istituzioni pubbliche potrebbe: migliorare la burocrazia, ottimizzare le risorse, ridurre gli sprechi, ridurre l’impatto ambientale (il Parlamento Europeo stima una possibile riduzione delle emissioni globali di gas serra entro il 2030, tra l’1% e il 4%).
I casi d’uso sono tantissimi.
Da tempo, per esempio, i Paesi nordici collaborano attraverso il Consiglio dei Ministri in diverse aree legate all’intelligenza artificiale. Una di queste riguarda la raccolta, l’utilizzo e lo scambio dei dati. È stato, infatti, istituito un centro nazionale di risorse per la condivisione dei dati presso l’Agenzia norvegese per la digitalizzazione, in grado di identificare insiemi di dati che sia possibile scambiare tra i Paesi nordici in sicurezza, e creare valore aggiunto per le imprese pubbliche e private, nel rispetto degli aspetti etici e dei valori specifici di questi Paesi.
L’uso di algoritmi avanzati consente una gestione accurata dei dati dei cittadini, riduce errori, accelera i processi burocratici e migliora l’efficienza del sistema. Non solo. Questo approccio favorisce una comunicazione fluida tra settori governativi e migliora la qualità generale dei servizi pubblici.
Un altro esempio è l’impiego dell’AI per analizzare i dati delle transazioni di pagamento e le informazioni sulle tariffe per individuare eventuali frodi o irregolarità. L’algoritmo può rilevare pattern sospetti o anomalie nei dati, consentendo all’Agenzia delle Entrate di intervenire tempestivamente per prevenire e contrastare le frodi.
Conclusioni
Gli impatti dell’AI vanno considerati con un approccio a 360°, tenendo in considerazione benefici su persone, aziende e società, senza ignorare i rischi e le necessarie regolamentazioni.
Negli anni le nostre credenze sono state capovolte. Gli esempi non si contano.
Pensiamo a Uber, Airbnb e Deliveroo, e alle raccomandazioni degli adulti quando ci dicevano di non accettare cibo dagli sconosciuti, tanto meno un passaggio in automobile, figuriamoci lasciare casa ad un perfetto estraneo.
L’invito, quindi, è quello di approcciare l’intelligenza artificiale come un’opportunità reale da esplorare con curiosità, comprendere i suoi meccanismi, informarsi per affrontare con consapevolezza una trasformazione tecnologica destinata a cambiare il modo di lavorare e di fare impresa, le logiche di mercato e il nostro stile di vita.
Un vero e proprio ‘Rinascimento digitale’, con l’uomo al centro.