Passare da una “burocrazia aumentata” (nel senso di una Pubblica Amministrazione potenziata dalle tecnologie informatiche ma conservata nelle proprie forme classiche) a una “burocrazia virtuale” in grado di supportare i processi decisionali con un’intelligenza propria. Ovvero, possiamo usare l’Intelligenza Artificiale per migliorare la Pubblica Amministrazione? E’ la provocazione che Guido Vetere, Università Marconi di Milano, componente Task Force AI AgID, lancia dalle pagine di Agendadigitale.eu
Si può usare l’Intelligenza Artificiale (IA) per migliorare la Pubblica Amministrazione (PA)? E’ quanto si chiede, invitando ad una riflessione in merito, Guido Vetere, Università Marconi di Milano, componente task force AI Agid, in un articolo pubblicato su Agendadigitale.eu che affronta l’analisi partendo da una distinzione importante (quanto singolare) tra “burocrazia aumentata” e “burocrazia virtuale”.
La Pubblica Amministrazione odierna guarda al digitale in un’ottica che Vetere identifica come “burocrazia aumentata”: un’amministrazione potenziata dalle tecnologie informatiche ma conservata nelle proprie forme classiche perché non dotata di una “intelligenza propria” ma organizzata attraverso il lavoro umano, seppur facilitato e semplificato dalle adeguate tecnologie.
Si potrebbe però presto passare a quella che lo stesso Vetere riconosce come “burocrazia virtuale” in grado di supportare i processi decisionali con un’intelligenza propria, una Intelligenza Artificiale specifica per la Pubblica Amministrazione.
L’idea, alla quale sta lavorando la task Force dell’AgID, è quella di una Pubblica Amministrazione che si presenta al cittadino mediante una sua “integrità logica, informativa e procedurale” attraverso la quale l’Amministrazione Digitale può fornire la base di nuove e migliori forme di razionalità, fondate sull’interazione tra persone e automi.
Nell’articolo pubblicato si Agendadigitale.eu, Vetere racconta come molti processi amministrativi potranno in futuro essere espletati con un certo grado di automatismo, i dataset che si moltiplicano nella sfera pubblica potranno fondersi in una base di conoscenza, il supporto informativo offerto dai portali potrà evolvere nella capacità di ingaggiare il cittadino a livello linguistico e cognitivo.