Andare incontro ai cambiamenti e le incertezze dettate da un “nemico invisibile” richiede la capacità di adattamento di un’intera organizzazione aziendale. Non mancano gli esempi di riconversioni industriali in tempi rapidissimi per fronteggiare in qualche modo l’emergenza Covid-19. Il comune denominatore delle tante iniziative degne di ammirazione è riscontrabile nella capacità di adattamento e nell’apertura mentale che, a partire dal management aziendale, influenza un’intera impresa.
Ancora una volta emerge l’importanza di padroneggiare competenze trasversali, le cosiddette soft skill, per rispondere prontamente a situazioni di incertezza e orientare misure che permettano di garantire la sopravvivenza e la competitività di un’azienda.
Avere a disposizione una palestra virtuale in cui vengono riprodotti scenari di alta tensione e stress, personalizzati su ciascun individuo e misurati da un’intelligenza artificiale, può accelerare significativamente le competenze trasversali di un’organizzazione aziendale e renderla maggiormente preparata alle sfide che il 2020 ha recapitato senza avviso di garanzia.
Le competenze trasversali: un investimento a lungo termine
Sin da uno studio storico svolto da Harvard University, Carnegie Foundation e Stanford Research Center, viene contemplata l’importanza dello sviluppo di soft skill per il successo di un’organizzazione aziendale (85%) rispetto alle competenze tecniche (15%), o hard skill.
Secondo il “2020 Workplace Learning Report” di LinkedIn, la trasformazione digitale sta accelerando bruscamente il processo di riqualificazione e sviluppo di competenze. I programmi di formazione aziendale di quest’anno sono infatti rivolti all’accrescimento di competenze trasversali e interpersonali, fondamentali per il successo di una risorsa, a prescindere dal ruolo funzionale che ricopre e dalla rapidità del cambiamento tecnologico di questi ultimi anni. Come evidenziato dal report, i maggiori investimenti su programmi di formazione focalizzati alle competenze trasversali comportano un ritorno a lungo termine se paragonati alla durata attuale delle competenze tecniche, limitate a soli cinque anni. Inoltre, se per le competenze tecniche è più semplice misurare il ritorno sull’investimento con chiari indici che riguardano ad esempio la riduzione dei tempi di produzione, la diminuzione del numero di errori, l’incremento del numero di vendite, nel caso delle competenze trasversali risulta più complicato. La disponibilità di indicatori specifici per misurare anche il miglioramento delle competenze trasversali porterebbe sicuramente ad una maggiore consapevolezza dell’impatto di questi programmi formativi sull’azienda.
Il problema che si pone è: come formare le risorse umane sulle competenze trasversali? Come valutare l’avanzamento dell’apprendimento? Come scalare i programmi di formazione sull’intera organizzazione aziendale?
Le difficoltà nella formazione delle soft skill
Per diverse ragioni risulta piuttosto complesso creare dei programmi formativi professionali su alcune competenze trasversali. Anzitutto è difficile riprodurre situazioni che mettano alla prova i nostri comportamenti sotto stress e con una certa modularità; risulta altrettanto complesso creare un sistema di feedback istantanei che possa fornire suggerimenti in tempo reale sulla performance che stiamo eseguendo.
Ad esempio, parlare in pubblico, che sia di fronte ad una conferenza aziendale o di fronte ai propri parenti per fare un discorso per il nostro trentesimo compleanno, provoca un certo senso di ansia. A volte il pensiero di entrare in uno stato di tensione porta a evitare in ogni modo la situazione che lo provoca. Tuttavia, se risulta possibile evitare il discorso ai parenti, è inevitabile affrontare un discorso pubblico durante la propria carriera professionale. E per migliorare questa competenza non è possibile certamente sottrarsi a tale occasione, ogni qualvolta si presenti.
Ma quante sono le occasioni che si presentano per migliorare velocemente a parlare in pubblico?
Lo stesso vale per la preparazione dei colloqui di lavoro. Quanti colloqui bisogna sostenere per iniziare ad avere un approccio giusto con i candidati? e per gestire una relazione con i clienti, quante conversazioni devono essere affrontate per sentirsi a proprio agio con un cliente che reclama?
L’approccio esperienziale non è sempre perseguibile sistematicamente per allenare e sviluppare organicamente le competenze trasversali di un individuo.
Scenari formativi virtuali
La realtà virtuale trova un ambito di applicazione molto interessante nella riproduzione di scenari verosimili a situazioni lavorative difficili da affrontare per allenare le competenze trasversali. La formazione in scenari immersivi (realtà virtuale) porta diversi vantaggi, permettendo ai partecipanti di focalizzarsi sulla propria performance senza distrazioni, con la possibilità di accedere al modulo formativo in ogni momento, in qualsiasi posto. Questa palestra virtuale consente, ad esempio, di affrontare le prove di un discorso relativo a un’imminente presentazione, al cospetto di un pubblico virtuale; è quindi possibile verificare l’efficacia del proprio discorso in base all’attenzione dello stesso pubblico virtuale. La formazione all’interno di un ambiente immersivo permette quindi di avere riscontri in tempo reale e migliorare il discorso per renderlo più efficace. Ad esempio, si possono ricevere indicazioni su quali punti della sala virtuale è opportuno focalizzare l’attenzione e per quanto tempo al fine di tenere ingaggiato il pubblico.
In quest’ottica è possibile ricevere feedback sull’andamento di una trattativa o sulle conseguenze dei propri comportamenti in un team di lavoro. Si può verificare l’impatto delle proprie azioni durante la gestione di un reclamo da parte di un cliente e allenare in scenari virtuali competenze trasversali quali persuasione ed empatia.
In tal senso un programma formativo in realtà virtuale organizzato con tecniche di game design può risultare più motivante da parte di un individuo e incidere notevolmente sull’efficacia del programma stesso.
Il ruolo dell’AI
L’intelligenza artificiale potrebbe avere un ruolo significativo in una palestra virtuale di competenze trasversali. Allo stesso modo di un personal trainer, potrebbe fornire indicazioni e valutazioni continue in base a come viene gestita una determinata situazione.
Tramite il riconoscimento vocale e l’interpretazione del linguaggio naturale (NLP), nel caso dello speech, potrebbe fornire feedback istantanei su quando alzare il tono della voce o rallentarne il ritmo.
La capacità di persuasione e di presentazione possono essere misurate e incrementate dal punto di vista della comprensione logica del discorso, dei vocaboli utilizzati, dalla gestualità del corpo.
Oppure, nei momenti di difficoltà derivanti da complesse proposte di un cliente virtuale, un algoritmo potrebbe valutare la troppa emotività di una risposta rispetto a una più comprensibile e razionale.
In breve, la realtà virtuale insieme all’intelligenza artificiale iniziano ad avere un’interessante ambito applicativo sulla formazione delle soft skill, oggi più che mai importanti per garantire il successo di un’organizzazione aziendale.
Tradizionalmente le strutture di formazione hanno costi importanti, soprattutto per le risorse collocate in diverse città. Molte aziende hanno investito su formatori esperti che si preoccupassero di fare formazione on-the-job e tutoraggio 1:1. L’evoluzione delle tecnologie immersive e la possibilità di riprodurre scenari simili a quelli reali associati alla modularità dettata da un’intelligenza artificiale permetterebbero ai programmi formativi aziendali di non occuparsi più del problema di come formare le risorse umane sulle competenze trasversali, di come tenere traccia delle performance sull’apprendimento e, soprattutto, di come estenderle a tutta l’organizzazione. Per le aziende, avere a disposizione scenari immersivi in cloud, significherebbe risparmiare abbandonando la formazione presenziale, creando degli asset formativi virtuali sempre a disposizione di tutti i collaboratori.