Regolamentazione dell’AI: la necessità di una normativa a livello internazionale

Tutti gli Stati concordano su questo dato di fatto e molte iniziative di regolamentazione esistono, ma quasi esclusivamente a livello nazionale dei singoli paesi. Questo rischia di lasciare indietro nel progresso tecnologico alcuni paesi e addirittura di vedere svilupparsi nuove forme di imperialismo e colonialismo

Pubblicato il 16 Feb 2022

Lucas Pinelli

Studio Legale Martorana

Osservatorio Artificial Intelligence

Il modo in cui gli esseri umani vivono, lavorano e giocano dipende sempre più dai sistemi di intelligenza artificiale che operano con un intervento umano sempre minore. Questi sistemi veloci, autonomi e spesso opachi offrono grandi vantaggi ma allo stesso tempo comportano rischi significativi ed alte preoccupazioni legali. Proprio per questo è fondamentale trovare modi e soluzioni per una effettiva gestione del rischio, tracciare dei limiti e preservare la legittimità delle autorità pubbliche. Infatti, se la prospettiva che l’AI si spinga oltre i limiti della legge può sembrare remota, queste misure sono utili ed essenziali perché proprio ora è indispensabile pensare seriamente ai lati negativi e ai rischi che un’ampia applicazione dell’AI può comportare.

Difatti, la combinazione tra velocità, autonomia e opacità dei sistemi di intelligenza artificiale solleva interrogativi su responsabilità, personalità e trasparenza, che rendono necessari interventi normativi, come suggerito dal libro “We, the Robots? Regulating Artificial Intelligence and the Limits of the Law” di Simon Chesterman, che vadano dalla regolamentazione specifica della tecnologia alla creazione di una nuova agenzia di riferimento a livello internazionale.

I rischi di una frammentazione del quadro internazionale relativo all’AI

La logica dell’internazionalizzazione, che è stata evidente per molti anni nell’espansione globale delle infrastrutture fisiche, dei mercati o anche delle culture, è altrettanto visibile anche nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Questo dato di fatto potrebbe vedere svilupparsi uno scenario in cui si creerebbe una nuova forma di dipendenza tra i paesi con aziende leader nell’AI e altri più piccoli che utilizzano gli investimenti esteri esistenti in infrastrutture, trasporti, telecomunicazioni e servizi pubblici e scambiano dati per servizi o infrastrutture ICT. Un processo che porta alcuni a parlare di una sorta di nuovo imperialismo e colonialismo digitale.

Inoltre, è sempre meno fantascientifico lo scenario in cui governi particolarmente preoccupati per potenziali disordini sociali all’interno dei propri confini siano tentati di utilizzare la tecnologia, e in particolare l’intelligenza artificiale, per il controllo e la sorveglianza, con lo scopo di raggiungere armonia e stabilità sociale forzate.

Non a caso la Cina ha iniziato a promuovere una cosiddetta “Via della Seta digitale”, aiutando altri paesi a costruire infrastrutture digitali e sviluppare la sicurezza dell’Internet in settori come il 5G, l’informatica quantistica, la nanotecnologia, l’intelligenza artificiale, i big data e il cloud computing.

In tale contesto, la ricerca di approcci diversi per sfruttare l’AI può aumentare il numero di esperimenti e quindi accelerare lo sviluppo che si basa su tentativi ed errori volto a guidare l’innovazione. Tuttavia, questo scenario richiede apposite regolamentazioni e coordinamento a livello globale per evitare che emergano “tecno-nazionalismi”, nuove forme di protezionismo e frammentazioni disfunzionali, tutti scenari che possono minare la dinamica di innovazione e minacciano la realizzazione dei pieni benefici dell’AI.

Un altro rischio troppo spesso ignorato riguarda l’uso di tecnologie di intelligenza artificiale in sistemi specificamente progettati per causare danni, come ad esempio le armi autonome. Infatti, il duplice uso dell’AI implica che strumenti progettati per il bene possano inoltre essere utilizzati come armi, circostanza che rende necessaria una regolamentazione specifica in modo che tutti gli sviluppi dell’intelligenza artificiale tengano conto dei possibili usi militari della tecnologia sin dalla fase di progettazione.

L’importanza di una regolamentazione globale

Una conseguenza diretta degli usi potenzialmente dannosi dell’AI è la prospettiva di una regolamentazione dell’AI. Se in vari paesi o regioni esistono iniziative per regolamentare l’AI, come negli Stati Uniti, in Cina o nell’UE, ognuno segue la propria strada, diversa dagli altri.

Tuttavia, le grandi variazioni nelle prospettive e nelle politiche strategiche ed etiche sull’uso legale o illegale dell’AI tra i vari paesi rischiano di minare il potenziale dell’AI per promuovere il bene comune.

A differenza di altri settori, attualmente c’è poca esplorazione delle possibili modalità per la collaborazione internazionale efficace e benefica nel campo dell’AI, mentre la governance collaborativa internazionale del settore offrirebbe numerosi vantaggi.

In primo luogo, eviterebbe i costi elevati legati all’elaborazione di politiche contraddittorie tra paesi e inciterebbe lo sviluppo di relazioni più produttive tra le parti interessate.

In secondo luogo, una tale collaborazione promuoverebbe una forma di sinergia tra nazioni e imprese nello sviluppo dell’AI, in particolare nella definizione degli standard, nella diffusione della conoscenza e nelle applicazioni che consentirebbe un trasferimento tecnologico da paesi più all’avanguardia a paesi più arretrati per un beneficio collettivo derivante dall’intelligenza artificiale, attraverso per esempio la condivisione tra Stati di buone pratiche come accade in molti altri settori.

Infine, una governance collaborativa internazionale permetterebbe di monitorare e affrontare i rischi di applicazioni dannose basate sull’intelligenza artificiale. Così, la società globale potrebbe beneficiare dell’intelligenza artificiale riducendo al minimo le potenziali minacce da questa derivanti. Uno spunto in questo senso sarebbe la regolazione internazionale dell’atomica dove si è creato un trasferimento tecnologico in cambio dell’impegno a non farne un utilizzo nocivo.

Conclusioni

L’intelligenza artificiale promette e porta tuttora enormi benefici per l’umanità che riguardano quasi tutte le aree del lavoro e della vita quotidiana. L’AI è ampiamente diffusa e la sua importanza sta rapidamente aumentando. Tuttavia, l’AI è per natura duplice e per ogni applicazione promettente che emerge rischia di offrire altrettante opportunità di abuso.

Tutti gli Stati concordano su questo dato di fatto e molte iniziative di regolamentazione dell’AI esistono, ma purtroppo quasi esclusivamente a livello nazionale dei singoli paesi. Questo rischia inesorabilmente di lasciare indietro nel progresso tecnologico alcuni paesi e addirittura di vedere svilupparsi nuove forme di imperialismo e colonialismo. Altra preoccupazione non da meno è il possibile uso nocivo indotto dalle normative dei singoli paesi come pratiche di controllo e sorveglianza della popolazione o lo sviluppo di armi autonome.

Pertanto, la collaborazione e una regolamentazione internazionale in questo ambito sarebbero volte a rispondere alle criticità che emergono. Ciò sosterrebbe lo sviluppo tecnologico e quindi anche economico a livello globale attraverso, ad esempio, la condivisione di buone pratiche.

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