Sam Altman è un imprenditore e investitore americano noto soprattutto per il suo ruolo ai vertici di OpenAI, la società che ha co-fondato e che sviluppa il chatbot ChatGPT, e la sua carriera nell’ambito delle startup tecnologiche.
Ecco chi è il fondatore della startup più innovativa del decennio nel campo dell’intelligenza artificiale, qual è la sua visione e quali sono i suoi contributi al dibattito sulla tecnologia e società, capace di citare «le memorabili parole di Coco Chanel: “Non mi interessa ciò che pensi di me. Io non ti penso affatto”», per illustrare sul suo blog personale il suo pensiero sui più disparati argomenti, ma soprattutto su ciò che pensano gli altri. Perché i suoi interessi sono molteplici, ma non sulla sua persona. Ptreferisce dare consigli sull’importanza di pensare in modo indipendente e per fondare una sturtup, credendo in sé stessi.
Breve biografia di Sam Altman
Nato il 22 aprile 1985 a Chicago, Illinois, è cresciuto a Saint Louis e ha studiato all’Università di Stanford. Ma, sulla scia di molti imprenditori di successo dell’informatica (da Steve Jobs a Bill Gates, fino a Mark Zuckerberg, per citare i più famosi), Sam Altman ha abbandonato il percorso accademico tradizionale nella computer science e matematica alla Stanford University, per concentrarsi sulla sua prima impresa.
In sintesi, ha co-fondato Loopt, social network fondato sulla geolocalizzazione poi acquisito, quindi ha portato al successo l’acceleratore di startup Y Combinator, per poi co-fondare OpenAI, la società dell’intelligenza artificiale generativa. Ma Altman è anche un investitore in startup di successo, una delle figure più influenti nella Silicon Valley e nell’industria tecnologica globale dove coltiva interessi nello sviluppo di nuove forme di energia pulita e promuove iniziative per la sicurezza globale.
Da giovane prodigio a leader tecnologico
La sua carriera imprenditoriale ha avuto inizio con la co-fondazione di Loopt, un servizio di social networking basato sulla geolocalizzazione, che è stato poi acquistato da Green Dot Corporation nel 2012.
Archiviata l’esperienza con Loopt, dove ha lasciato il segno, Altman è diventato particolarmente noto per il suo ruolo in Y Combinator, una delle più influenti società di accelerazione di startup al mondo. Nel 2014 è diventato il presidente di Y Combinator, come successore di Paul Graham.
Ma la svolta arriva nel dicembre 2015, quando Altman ha co-fondato OpenAI, un’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale (AI) per promuovere e sviluppare AI amichevole. Il suo obiettivo consiste nel fatto che l’umanità possa beneficiare delle sue applicazioni. OpenAI è nota per gli sviluppi significativi nel campo dell’AI, come GPT (Generative Pretrained Transformer) fino a ChatGPT. All’inizio, crea OpenAI come non profit, ma poi si converte rapidamente al for profit, intuendo le enormi potenzialità della società e andando a caccia di finanziatori, perfino in modo aggressivo. Una inversione a U che dimostra il pragmatismo e la capacità di cogliere le opportunità di mercato del personaggio.
Altman è anche noto per i suoi investimenti in numerose startup di successo, tra cui Airbnb, Reddit, Asana e Pinterest. E, grazie al suo impatto sull’ecosistema delle startup e alla sua visione nel campo della tecnologia, Altman è quasi all’unanimità riconosciuto come una figura influente nella Silicon Valley e nell’industria tecnologica globale.
Oltre a rivestire il ruolo di Ceo OpenAI, è considerato un pensatore progressista e un influente promotore di tecnologie emergenti, in particolare nel campo delle energie rinnovabili e nella promozione della sicurezza globale. Attualmente, la sua carriera è un fulgido esempio di come l’imprenditorialità, l’investimento e la visione possano contribuire significativamente all’innovazione e al progresso tecnologico.
Il ruolo di Altman nell’evoluzione della tecnologia
Sam Altman ha ricoperto un ruolo significativo nell’evoluzione della tecnologia attraverso diverse iniziative e posizioni di leadership. Ha avuto il ruolo di un catalizzatore, promuovendo la crescita di aziende e tecnologie innovative, conducendo ricerche all’avanguardia nell’AI e influenzando il discorso pubblico sul futuro della tecnologia.
Nelle vesti di presidente di Y Combinator, Altman ha avuto un impatto profondo sullo sviluppo di startup tecnologiche. Ha aiutato a lanciare e crescere alcune delle aziende tecnologiche più influenti dell’ultimo decennio. Inclusi Airbnb, Dropbox, Stripe e Reddit. Il modello di acceleratore di startup, combinato con il suo approccio di finanziamento e mentorship, è stato di emulazione in tutto il mondo, stimolando l’innovazione e l’imprenditoria tecnologica.
Nel ruolo di co-fondatore e Ceo di OpenAI, Altman sta contribuendo all’avanzamento dell’intelligenza artificiale. OpenAI si dedica alla ricerca e allo sviluppo di intelligenza artificiale in modo che sia sicura e apporti benefici positivi per l’umanità. Con lo sviluppo di tecnologie come GPT-3, OpenAI ha spostato il confine di ciò che è possibile fare con l’apprendimento automatico, influenzando non solo il campo della ricerca nell’AI, ma anche settori come la salute, l’istruzione e l’automazione.
Attraverso i suoi investimenti personali e il suo ruolo in Y Combinator, Altman ha supportato numerose aziende tecnologiche che hanno trasformato vari settori. Imprese che spesso introducono nuove tecnologie o modelli di business che cambiano il modo in cui viviamo e lavoriamo.
Ma il ruolo di Altman non si esaurisce nella spinta che ha dato e dà nell’evoluzione tecnologica. Infatti è anche conosciuto per il suo pensiero progressista sul futuro della tecnologia e della società. Le sue opinioni e scritti influenzano il dibattito pubblico su argomenti come l’AI, il futuro del lavoro, l’energia pulita e sostenibile e la politica tecnologica.
Sebbene la transizione energetica non sia il suo focus principale, il suo supporto per le tecnologie energetiche emergenti potrebbe avere un impatto a lungo termine sul settore e dunque sull’economia globale, oltreché nella lotta ai cambiamenti climatici.
Gli inizi di Sam Altman
I primi passi di Sam Altman nel mondo della tecnologia risalgono ai suoi anni universitari, da studente non laureato di computer science e matematica alla Stanford University. Fino all’abbandono del percorso universitario, per fondare la sua prima startup, Loopt. Ma già a 8 anni aveva dato prova del suo talento, imparando a smontare e a rimontare il suo primo Mac in ogni dettaglio, come ha raccontato la madre.
Altman ha coltivato la sua educazione nel campo della tecnologia frequentando l’Università di Stanford, dove si era iscritto con l’intento di studiare Informatica. Ma la sua esperienza a Stanford lo mette in contatto con l’ecosistema delle startup e della Silicon Valley, tanto da spingerlo a co-fondare Loopt nel 2005 e a gettarsi nel mondo del lavoro.
Questi primi passi hanno posto le basi per la carriera futura di Altman, permettendogli di diventare la figura di spicco che riveste oggi nel mondo della tecnologia e dell’innovazione.
Loopt: la start-up che ha lasciato il segno
Mentre era ancora uno studente a Stanford, nel 2005 Altman ha co-fondato Loopt. Era un servizio di social mapping che permetteva agli utenti di geo-localizzare i propri amici in tempo reale sui propri dispositivi mobili. Questa esperienza è stato il suo primo ingresso rilevante nel settore tecnologico nelle vesti di imprenditore.
Sotto la sua guida, Loopt è cresciuta fino a diventare una startup di successo. Ha attirato l’attenzione degli investitori, ottenendo finanziamenti significativi. Nel 2012, Green Dot Corporation acquisì Loopt per circa 43 milioni di dollari. Una vendita che ha segnato la svolta per Altman, dimostrando la sua capacità di costruire e guidare una startup tecnologica di successo.
Dopo l’esperienza con Loopt, Altman diventa più attivo nell’ecosistema delle startup come investitore e mentore e nel 2011 inizia la sua avventura in Y Combinator, che aveva già conosciuto all’epoca di Loopt grazie al finanziamento ricevuto.
L’ascesa in Y Combinator
Nel 2011, è entrato a far parte di Y Combinator come partner, portando la sua esperienza diretta come fondatore di startup. Y Combinator è un acceleratore di startup che ha aiutato a lanciare alcune delle aziende tecnologiche più innovative e di successo. Nel 2014 è diventato il presidente di Y Combinator, succedendo a Paul Graham. Sotto la sua guida, l’acceleratore di startup ha ampliato i suoi servizi e ha lanciato nuove iniziative.
L’ascesa di Sam Altman in Y Combinator è stata piuttosto rapida, grazie alla sua precedente esperienza come imprenditore e alle sue capacità di leadership. Loopt, la sua startup, era stata una delle prime aziende finanziate da Y Combinator nel 2005. Questa esperienza era stata proficua, avendogli offerta una comprensione dall’interno del modello di Y Combinator e della sua comunità.
Nel 2011, dopo aver venduto Loopt, Altman diventa partner di Y Combinator. In questa posizione, contribuisce a selezionare e a fare da mentor a nuove startup, condividendo la sua esperienza e le sue conoscenze con giovani imprenditori.
Nel febbraio 2014, Paul Graham, il fondatore di Y Combinator, annuncia che Sam Altman sarà il suo successore come presidente dell’organizzazione. Graham aveva identificato in Altman non solo un imprenditore di successo, ma anche una persona con una visione strategica e un’impressionante rete di contatti nella Silicon Valley.
L’impatto di Altman sulle startup emergenti
Nel corso del suo mandato come presidente, Altman sovrintende a una notevole espansione di Y Combinator. Amplia il numero di startup accettate in ogni batch, introduce il programma YC Continuity per investimenti in fase successiva e contribuisce a lanciare il programma YC Research, che in seguito verrà ribattezzato YC Bio.
Altman inoltre sperimenta nuovi modelli di finanziamento e supporto per le startup, incluso il lancio di YC Fellowship e YC Startup School. Sono programmi destinati a fornire risorse e formazione a un numero ancora maggiore di imprenditori.
Y Combinator diventa la società di venture capital che ha investito in oltre 1400 startup tra cui Airbnb, Reddit, Dropbox e Stripe.
Nel marzo 2019, Altman annuncia le dimissioni dal ruolo operativo di presidente di Y Combinator per dedicarsi a tempo pieno a OpenAI, l’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale che ha co-fondato. Mantiene tuttavia un ruolo come advisor in Y Combinator.
A caratterizzare l’ascesa di Sam Altman in Y Combinator è il forte impegno nei confronti dell’innovazione e della crescita dell’ecosistema delle startup. Infatti, sotto la sua guida, l’acceleratore consolida ulteriormente la sua reputazione come uno dei più influenti al mondo.
La visione di Altman: la nascita di OpenAI
OpenAI è stata fondata nel dicembre 2015 da un gruppo di imprenditori e ricercatori di alto profilo, tra cui Elon Musk (che poi esce), Sam Altman, Greg Brockman, Ilya Sutskever, Wojciech Zaremba e John Schulman. Altman apre un laboratorio di ricerca realizzato con il suo amico Elon Musk, ma quest’ultimo lo abbandona subito a favore dei progetti di intelligenza artificiale dentro Tesla.
La visione di Altman e dei co-fondatori è quella di creare un’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale (AI) che possa concentrarsi sullo sviluppo di AI in modo sicuro e benefico per tutta l’umanità, e non solo per singoli enti privati.
Al centro della formazione di OpenAI sono le preoccupazioni sullo sviluppo di tecnologie di AI avanzate e potenzialmente pericolose. La visione di Altman è che l’intelligenza artificiale debba svilupparsi in modo aperto e trasparente, evitando scenari in cui pochi possano monopolizzare i vantaggi dell’AI o in cui l’AI possa avere utilizzi dannosi per la società.
Inizialmente i co-fondatori lanciano OpenAI come organizzazione non-profit, per garantire che l’AI generale (AGI – Artificial General Intelligence) riceva uno sviluppo in modo sicuro e la distribuzione dei suoi benefici sia equa a livello globale. Altma infatti si focalizza sulla «A.G.I. l’Artificial General Intelligence intesa come una macchina che può fare qualsiasi cosa faccia il cervello. Il mio obiettivo in OpenAI è creare una A.G.I. largamente vantaggiosa». Nel 2019 ha dichiarato la sua ambizione di “imitare il cervello umano”.
I co-fondatori credono fermamente nella collaborazione e nella condivisione aperta delle ricerche, principi essenziali per raggiungere questi obiettivi.
Tuttavia arriva presto la conversione sulla via di Damasco: Sam Altman passa dal non-profit al for profit.
La conversione al profit
Nel corso degli anni, OpenAI ha prodotto significativi progressi nella ricerca sull’AI, inclusi gli sviluppi nell’apprendimento profondo, robotica e linguaggio naturale. Uno dei risultati più noti è la creazione dei modelli di linguaggio GPT (Generative Pretrained Transformer), che hanno dimostrato capacità avanzate di comprensione e generazione del linguaggio naturale.
Nel 2019, OpenAI trasforma così la sua struttura in quella di una “capped-profit” company, chiamata “OpenAI LP”, per poter attrarre capitali e talenti a livelli che sarebbero stati difficili da raggiungere come un’organizzazione non-profit.
OpenAI cresce fino a sviluppare un modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) progettato per un’interazione colloquiale e conversazionale con gli utenti finali.
Nonostante la conversione al for profit, rimane invariata la missione fondamentale di OpenAI di garantire che l’intelligenza artificiale avvantaggiasse tutti. E Sam Altman diventa il CEO di questa nuova struttura, continuando a guidare l’organizzazione verso la sua visione originale.
La rivoluzione di GPT e dell’intelligenza artificiale
I passi fatti nel settore dell’intelligenza artificiale di largo consumo sono sotto ai nostri occhi: il chatbot crea un modello di linguaggio capace di scrivere un articolo, una lettera o una canzone o un compito di scuola, tanto da essere bandito dalle scuole di New York.
L’introduzione dei modelli di linguaggio Generative Pretrained Transformer (GPT), sviluppata da OpenAI, rappresenta una rivoluzione nel campo dell’intelligenza artificiale, in particolar modo nell’elaborazione del linguaggio naturale (NLP). Sono progressi che hanno un impatto notevole su vari settori, dalle comunicazioni all’educazione, dalla programmazione al servizio clienti.
In pèarticolare, GPT e i progressi nell’intelligenza artificiale stanno trasformando il modo in cui interagiamo con le macchine, come accediamo alle informazioni e come eseguiamo attività complesse.
Alcune delle principali innovazioni e cambiamenti introdotti da GPT e dall’intelligenza artificiale riguardano la capacità di generazione del testo, la comprensione del linguaggio (per consentire ai più sofisticati chatbot e assistenti virtuali di rispondere alle domande e interagire in modo più naturale con gli esseri umani), la democratizzazione dell’accesso all’AI (abbassando così la barriera all’entrata per l’innovazione basata sull’AI) e sollevano questioni importanti relative all’etica, alla sicurezza e alla governance dell’AI (bias, privacy, manipolazione delle informazioni e uso improprio dell’AI, fake news eccetera). E sull’impatto sul lavoro e sulla ricerca e sviluppo continuo.
Ma innovative sono soprattutto le applicazioni pratiche: sistemi di raccomandazione, strumenti di assistenza alla scrittura, tool di automazione per il customer support e piattaforme di apprendimento elettronico che possono fornire tutoraggio personalizzato.
La rivoluzione dell’AI non è dunque solo una questione di progressi tecnologici. Ma ha anche a che fare con enormi cambiamenti sociali, economici e culturali derivanti dall’integrazione di queste tecnologie nelle nostre vite quotidiane.
L’Influenza di GPT sul settore tecnologico
L’influenza dei modelli GPT (Generative Pretrained Transformer), a partire da GPT-3, sul settore tecnologico è stata notevole e ha avuto impatti nell’innovazione nell’elaborazione del linguaggio naturale (NLP), nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi, nell’accelerazione della ricerca in AI eccetera. Il modello di licenza di GPT-3, in cui gli sviluppatori possono accedere alle sue capacità attraverso un’API, spalanca la strada a nuovi modelli di business. Le aziende possono così sfruttare le capacità di GPT-3 senza dover sviluppare e gestire la complessa infrastruttura di IA internamente.
GPT sto cambiando il panorama lavorativo, automatizzando alcune attività e creando nuovi ruoli che richiedono competenze in AI.
ChatGPT, il chatbot AI conversazionale
Ma con ChatGPT si aprono le porte all’AI conversazionale che può essere testuale, vocale e visual ovvero basata su immagini. Per esempio, l’utente può chiedere al chatbot AI di generare una favola della buonanotte, da ascoltare a voce alta. Inoltre può chiedere informazioni a ChatGPT su oggetti di cui si è mostrata una foto. Ss scrivere contenuti testuali come articoli, saggi, post per i social e mail, dialoghi (testuali o vocali), porre domande e fornire informazioni, svolgere traduzioni e riassunti, scrivere ricette, realizzare (o analizzare) immagini (per offrire informazioni sulle immagini mostrate), risolvere operazioni matematiche, generare codici e molto altro. Chat GPT può apprendere autonomamente, attraverso gli input che riceve dai propri utenti, può generare risposte coerenti e fluide in base al contesto fornito. In grado di comprendere e rispondere a domande, può fornire spiegazioni, esprimere opinioni e altro ancora.
Le vicende tumultuose di Altman
«Occuparsi troppo di ciò che pensano gli altri fa di te una pecora. Essere fraintesi non è una debolezza ma una forza. Tu e un gruppo di ribelli avete lo spazio per risolvere un importante problema che in altro modo non potrebbe essere risolto» scrive Sam Altman nel suo blog. E forse spiegano meglio di mille interviste le vicende tumultuose dello scorso novembre: la cacciata da Open AI, fino all’assunzione da parte del suo massimo finanziatore, Microsoft, e il ritorno in Open AI, nel volgere di poche ore, da vincitore, come un novello Cesare (Veni vidi vici), grazie anche al supporto dei dipendenti che, in 500 su circa 770, minacciano dimissioni di massa se Altman non torna, ovviamente ai vertici dell’azienda. E il Ceo di OpenAI aveva anche vaticinato, sempre sul suo blog, la ribellione dei dipendenti.
Fra i motivi che avrebbero sollecitato Open AI al licenziamento di Altman ci sarebbe anche la sete di profitto di quest’ultimo, tale da non fermarsi neanche di fronte a questioni etiche sui progressi dell’Intelligenza artificiale. La ricerca potrebbe produrre danni sula società e sulle nostre vite, dicono i detrattori di Altman. Il potenziale per la diffusione di informazioni false, il bias nei dati di addestramento e le preoccupazioni sulla privacy sono infatti diventati argomenti di discussione importante, spingendo a riflessioni su come regolamentare e controllare l’uso dell’AI.
Ferve inoltre un dibattito acceso in corso su come l’AI influenzerà il futuro del lavoro. Mentre l’AI potrebbe automatizzare alcuni lavori, potrebbe crearne di nuovi e potenziarne altri ancora. Ma, secondo gli scettici, ciò richiede una riflessione su come la società dovrebbe adattarsi a questi cambiamenti.
Il licenziamento da OpenAI e il successivo reintegro
Quando lo scorso 20 novembre OpenAI ha rimosso Sam Altman da Ceo, la società è finita nel caos. La cacciata, inattesa e con motivazioni opache, ha portato Microsoft ad annunciarne l’assunzione nell’azienda di Redmond. Secondo le indiscrezioni, Altman avrebbe ostacolato il Cda in un’adeguata supervisione dell’azienda e sarebbe stato poco cauto, ma aggressivo nell’attrarre nuovi investimenti per espandersi. Ma le fonti sulle accuse di scarsa trasparenza ed eccessiva aggressività sono state ufficialmente smentite. Altman infatti è favorevole all’uso responsabile dell’AI e contro un suo uso errato.
Nel volgere di poche ore, Microsoft ha assunto Altman, e a quel punto si è verificata la ribellione dei dipendenti che ha costretto il Cda a reintegrare Sam Altman.
La sua verità al WEF di Davos
In occasione del WEF, Altman ha parlato del suo coinvolgimento nello scandalo aziendale. Ha ammesso che il consiglio di amministrazione era diventato troppo piccolo, riconoscendo che non avesse l’esperienza necessaria. Però, ha offerto un elogio ldela forza del suo team, esprimendo fiducia nel futuro dell’azienda.
“La cosa migliore che ho imparato in tutto questo, di gran lunga, è stata la forza della nostra squadra. Quando il giorno dopo il licenziamento il Consiglio di amministrazione mi ha chiesto se stavo pensando di tornare, la mia risposta immediata è stata no, perché ero molto sconvolto da tante cose. Poi mi sono subito ricreduto e ho capito che non volevo vedere distrutto tutto il valore costruito da tutte queste persone meravigliose, che ci hanno messo la vita, e da tutti i nostri clienti. Ma sapevo anche che… l’azienda sarebbe stata bene anche senza di me”, ha commentato Altman.
Le risposte della comunità e il sostegno di Microsoft
La risposta della comunità è stata favorevole al ritorno di Sam Altman in azienda e nel ruolo di Ceo. Ma innescare il suo reintegro sono state le mosse di Microsoft. L’azienda ha investeìito un miliardo nel 2019, poi altri due miliardi secondo fonti del New York Times ed altri 10 miliardi.
Prima Microsoft ha annunciato l’assunzione di Altman, appena licenziato da OpenAI, per guidare un team di ricerca sull’AI nell’azienda di Redmond.
A quel punto, quasi tutti i dipendenti hanno scritto una lettera per chiedere il reintegro di Altman e le dimissioni di tutti i membri del Cda. Hanno minacciato di dimettersi e trasferirsi a Microsoft se Sam Altman non fosse stato richiamato come amministratore delegato.
Fra i firmatari della lettera spiccava anche Ilya Sutskever, uno dei co-fondatori di OpenAI insieme a Altman. Fra i maggiori fautori del licenziamento di Altman, poche ore dopo inviava un post su X (ex Twitter) dove annunciava il proprio pentimento. E la volontà di ripristinare l’unità dell’azienda.
Sam Altman oltre OpenAI
Sam Altman coltiva diversi progetti paralleli e una molteplicità di interessi personali che spaziano da iniziative imprenditoriali a questioni sociali e politiche. Infatti ha espresso interesse per il concetto di reddito di base universale. Si tratta di una forma di welfare in cui tutti i cittadini ricevono una somma di denaro regolare e incondizionata dal governo. Ha finanziato uno studio pilota in Oakland, California, per esplorare gli effetti dell’UBI sulla stabilità economica e sulla qualità della vita delle persone.
Altman è inoltre interessato alla lotta contro il cambiamento climatico e alla promozione di fonti di energia pulita e rinnovabile. Ha investito in varie startup che si concentrano su tecnologie innovative nel settore energetico.
Ha espresso anche opinioni su temi politici e sociali, e su come la tecnologia può influenzare la governance e la democrazia. Lo incuriosisce la possibilità di modellare le politiche per rispondere meglio alle sfide del XXI secolo.
Continua a investire in startup attraverso il suo ruolo in Y Combinator e personalmente. Soprattutto supporta idee innovative con il potenziale di un impatto significativo su scala globale.
Attraverso il suo sostegno a YC Research (ora YC Bio), Altman ha mostrato attenzione per la ricerca scientifica. Lo interessa l’innovazione in campi come la biologia e la salute. Infatti sostiene ricerche che potrebbero portare a progressi sanitari e migliorare la qualità della vita.
Ad attrarre l’imprenditore sono anche tecnologie emergenti. In particolare, la realtà virtuale e aumentata (AR e VR) e la biotecnologia. Ma anche le nuove forme di trasporto. In questi ambiti a volte investe, altre offre consulenze o si limita a condividere idee e visioni.
Contributi al dibattito sulla tecnologia e società
Oltre OpenAI, tiene un blog personale ed è attivo sui social media. In questa arena condivide le sue riflessioni su una varietà di argomenti. Spazia dalla tecnologia alla politica economica, all’innovazione eccetera. Si spende contro la discriminazione etnica e di genere. Attacca i pregiudizi delle Big tech contro donne e minoranze.
Infine si preoccupa per i rischi globali e la sicurezza a lungo termine dell’umanità. Sostiene iniziative che mirano a ridurre i rischi esistenziali, incluso il lavoro di OpenAI sull’AI sicura.
Non ama le cripto: «Amo lo spirito della gente del web3 ma intuitivamente non sento perché ne abbiamo bisogno».