Stiamo probabilmente assistendo a una nuova fase determinante per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, argomento che soprattutto in questo periodo viene ampiamente dibattuto, anche in ragione della emergenza sanitaria Covid e delle implicazioni a essa connessa. Senza dubbio la pandemia, che ancora tiene sotto pressione gran parte dei Paesi mondiali, ha spinto a una comprensione – anche di massa – circa la necessità di affrontare in maniera approfondita la digitalizzazione globale, partendo dai settori nevralgici quali l’apparato burocratico pubblico, la giustizia, la scuola, l’impresa e ovviamente la sanità.
Il mondo della sanità si è peraltro imbattuto in una patologia sconosciuta, priva di pregressi studi clinici e scientifici e, almeno inizialmente, anche con una carente condivisione dei dati provenienti dai primi paesi coinvolti; proprio in considerazione di questi elementi così complessi e delicati si avvertono tutti i limiti dell’attuale sistema digitale – pur nella consapevolezza dei molteplici strumenti che già oggi coadiuvano il personale clinico – ma anche i grandi vantaggi che la rivoluzione tecnologica potrà avere per il futuro.
L’AI nella sanità
È innegabile che il mondo sanitario stia assistendo a una evoluzione tecnologica estremamente rapida, nella quale l’intelligenza artificiale ha (e nel futuro avrà sempre di più) un ruolo fondamentale, proprio in considerazione della capacità di elaborazione da parte dei calcolatori sempre più evoluti di un gran numero di calcoli / dati clinici.
Gli strumenti di AI sanitari trovano già grande applicazione, ad esempio nel campo della diagnostica per immagini, dove la capacità di analizzare una grande quantità di dati può realizzare velocemente la comparazione di elementi tali da poter mettere in evidenza possibili patologie, garantendo la possibilità di effettuazione di un maggior numero di controlli rispetto a quelli che potrebbero essere posti in essere dal personale medico specializzato.
Analoga possibilità si manifesta nella comparazione automatizzata di refertazione strumentale circa valori fisiologici, e la rapida rappresentazione del superamento di livelli entro limiti normali.
L’avvento poi dei dispositivi IoT, integrati con strumenti centralizzati di valutazione, fornisce la possibilità di una sempre maggiore accuratezza nell’analisi dei dati sanitari, con la possibilità di utilizzare strumenti di telemedicina, onde fornire cure a distanza.
Il crescente progresso dell’AI applicata alla sanità comporta però in molti il pensiero di un possibile superamento del ruolo del personale medico, circostanza che determinerebbe uno strappo nel rapporto paziente/medico, oltre a una paventata diminuzione del lavoro umano.
Uno studio del MIT
Il dibattito circa la sostituzione macchina-uomo, già presente da tempo in ambiti produttivi quali le fabbriche produttrici di beni, o le realtà della logistica industriale, si sta alimentando anche al campo sanitario, ma un recente studio realizzato dal Technology Review del prestigioso MIT, in collaborazione con GE Healthcare, ha posto l’attenzione circa i grandi vantaggi dell’intelligenza artificiale, sia dal punto di vista scientifico-medico sia quale fondamentale supporto proprio per il personale della sanità (rappresentato dal personale medico, infermieristico e amministrativo).
Lo studio in questione[1] ha spostato l’attenzione non tanto sui risultati in termini di superamento delle capacità computazionali e diagnostiche dei calcolatori rispetto a quelle dell’uomo, quasi come fosse in essere una gara tra macchina e uomo, ma ha posto in evidenza l’ausilio che gli strumenti di AI riescono a fornire al personale della sanità, consentendo di svolgere con più accuratezza ciò che le macchine non possono fare, come l’interazione con il paziente, lo studio di casi clinici particolarmente complessi e la pianificazione di protocolli manageriali ed amministrativi più accurati.
Lo studio è stato realizzato attraverso un accurato sondaggio nei confronti di 900 professionisti del mondo sanitario, in Usa e Regno Unito, comprendenti medici, infermieri, personale amministrativo e tecnici, riguardante un approfondito utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale nei svariati settori all’interno delle strutture sanitarie.
Il prof. Matthias Merkel (School of Medicine – Oregon Health & Science University) è giunto alla conclusione, analizzando i dati del cennato studio, che gli strumenti di intelligenza artificiale, lungi dal rimpiazzare l’operatore umano, riusciranno a effettuare un processo di “riumanizzazione” della sanità.
Una accurata e proattiva attività di implementazione degli strumenti di AI sta determinando, nelle strutture ove questi sistemi sono già utilizzati, un grande vantaggio per i professionisti, che possono giungere a risparmiare tempo nella compilazione di documenti clinici, nell’analisi di flussi di dati, nella pianificazione delle prestazioni sanitarie, nello studio dei referti, ecc.[2]
Il tempo umano risparmiato si riesce a tradurre ad esempio in maggiore contatto con i pazienti, nella possibilità di predisporre più accurate previsioni nel trattamento di patologie e in generale in una maggiore concentrazione, che sta alla base della riduzione del burn-out, effetto ben noto quale foriero di rischi verso i pazienti in ragione di possibili errori clinici.
Gli esperti di risk management sono ben consapevoli del fatto che l’affaticamento e la conseguente carente concentrazione – denominata appunto quale burn-out – sia alla base di importanti percentuali di insuccessi o errori sanitari evitabili, i cui costi economici pesano notevolmente sulle strutture sanitarie e, ove presenti, sugli assicuratori.
Un approccio win-win
L’incremento dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, rappresentata dall’insieme degli strumenti, che vanno – a titolo esemplificativo – dall’automazione nella redazione delle cartelle cliniche, alla diagnostica per immagini, alla analisi predittiva dei rischi clinici, ai dispositivi medici indossabili, agli interventi effettuati ad opera di assistenti robotici, si concretizza in un sistema economico e funzionale definito win-win, che denota cioè un vantaggio per tutti i soggetti coinvolti, dal personale sanitario ai pazienti, agli organi di governance.
La vera scommessa globale – in particolar modo nel nostro Paese – attiene a un necessario percorso formativo e informativo circa le peculiarità e articolazioni degli strumenti di intelligenza artificiale, alla loro concreta applicazione, ponendo particolare accento alle potenzialità sinergiche e di ausilio al personale sanitario e amministrativo.
- The AI effect: how artificial intelligence is making health care more human ↑
- We need to evolve and better understand how AI can work for us, so we can interpret patients’ health-care conditions, giving them good recommendations and guiding them through a longitudinal process. ↑