L’attuale scenario di applicativi IT disegna un panorama molto interessante nel settore della moda, con robot che cuciono e tagliano i tessuti, algoritmi di intelligenza artificiale che ottimizzano la produzione e App che raccolgono dati e arricchiscono le informazioni sui consumatori. Soprattutto durante la crisi causata dal Covid19, si è accentuato l’uso e lo sviluppo di applicativi di intelligenza artificiale e machine learning. Molti brand, per esempio, si sono dotati di chatbot per colmare l’assenza di personale dedicato e migliorare l’esperienza del consumatore nell’e-commerce. Un altro utilizzo dell’intelligenza artificiale riguarda la gestione delle scorte di magazzino attraverso l’analisi tempestiva dei flussi di informazioni, utile anche per gestire l’esaurimento delle scorte sugli scaffali. In questo caso, la tecnologia genera notifiche automatiche di rifornimento per i dipendenti del negozio e avvisa contestualmente i centri di distribuzione di inviare più pezzi.
AI e realtà virtuale per l’eCommerce
Molti marchi hanno adottato misure pratiche volte a ridurre al minimo la paura dei consumatori di acquistare su Internet un prodotto diverso da quello mostrato sull’eCommerce, non performante o della taglia sbagliata. Questi problemi vengono superati spesso offrendo opzioni di spedizione veloce e resi gratuiti che, tuttavia, non tengono conto dell’impatto ambientale e delle emissioni causate dalla logistica e dai trasporti. Gli approcci più recenti e sostenibili, invece, sfruttano applicativi di realtà virtuale per mostrare all’utente l’immagine del prodotto come se lo stesse provando in negozio. Specificando le proprie misure biometriche, infatti, alcuni applicativi permettono di ottenere una risposta realistica della vestibilità di un capo.
AI, impatto ambientale e supply chain nel settore moda
Un ulteriore motivo per cui, anche nel sistema moda, ci si orienta sempre più verso soluzioni legate alla tecnologia e all’intelligenza artificiale è la crescente consapevolezza dell’impatto ambientale dei processi produttivi e di distribuzione. Secondo un’indagine dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, infatti, la moda “nuova”, quella scelta e acquistata da casa o da remoto, ha un impatto notevole sull’inquinamento. Oggi i consumatori e di riflesso i brand di moda prestano sempre più attenzione all’etica coinvolta nella realizzazione di un prodotto. Il brand inglese Burberry, per esempio, ha sviluppato l’App Voyage per seguire il percorso che la materia prima compie periodicamente dal luogo di raccolta al luogo di lavorazione e, infine, di conservazione e vendita. Il consumatore può così tenere d’occhio l’intero ciclo di vita di un capo, scansionandone l’etichetta o inserendo il codice univoco.
Gli strumenti che ad oggi possono realmente dare un contributo in termini di sostenibilità e semplificare la collaborazione lungo tutta la catena di approvvigionamento sono principalmente software di gestione dei processi, applicativi di intelligenza artificiale, l’automazione robotica, la blockchain e la tecnologia IoT, inclusi sensori, RFID, cloud e network.
Circa il 44% dei rivenditori in Europa sta attualmente implementando l’IoT per la visibilità e il controllo della catena di approvvigionamento, mentre un altro 36% prevede di implementare la tecnologia entro i prossimi tre anni. Esistono già esempi di rivenditori come H&M, Net-a-Porter e Adidas, che hanno utilizzato la tecnologia come fattore di crescita sostenibile, diventando un punto chiave della strategia delle organizzazioni resilienti. Inditex ha annunciato che entro il 2025 il 100% del cotone, lino e poliestere utilizzato da tutti e otto i suoi marchi (tra cui Zara, Zara Home e Massimo Dutti) sarà sostenibile o riciclabile. La trasformazione digitale e il deciso progresso verso standard di sostenibilità più esigenti sono complementari e devono essere supportati dall’efficienza del modello di business, che si basi sull’offrire ai clienti il meglio della moda di qualità. Tra le iniziative chiave avviate negli ultimi anni, vi sono l’utilizzo di materie prime “verdi”, come cotone biologico, poliestere riciclato e lyocell, insieme all’implementazione di processi più rispettosi dei consumi di acqua ed energia, maggiore attenzione alla economia circolare (raccolta di abiti usati per il successivo riutilizzo o riciclaggio per beneficenza) e il lancio di una piattaforma di negozi eco-efficiente.
“In Italia innovazione del modello di business, brand awareness, crescita del mercato e compliance normativa sono i principali driver della strategia di sostenibilità dei retailer“[1].
La blockchain nel settore della moda
“La blockchain è un registro digitale incorruttibile delle transazioni economiche che può essere programmato per registrare non solo le transazioni finanziarie ma praticamente tutto ciò che ha valore”[2]
Generalmente per blockchain si intende un registro digitale decentralizzato e distribuito in cui ogni transazione viene registrata in ordine cronologico, dando origine a tracce permanenti dell’operazione. La blockchain è una tecnologia di contabilità distribuita che consente la registrazione e l’archiviazione di dati attraverso più file di dati controllati da una rete di computer. La blockchain funziona inserendo informazioni o dati alla fonte e aggiungendo informazioni e dati ricevuti durante ogni transizione. Tale procedimento genera una catena costituita da un insieme di blocchi, ciascuno contenente informazioni. Si tratta di una catena immutabile in quanto di norma il suo contenuto, una volta scritto, non è più modificabile o eliminabile.
Un possibile utilizzo della blockchain per l’effettiva implementazione della sostenibilità nel settore moda è sicuramente nel tracciamento dei prodotti lungo tutta la filiera produttiva fino all’acquirente finale. Attraverso questa forma di tecnologia, infatti, si apporta più valore non solo alla filiera ma all’industria della moda nel suo complesso. Inoltre, la blockchain può favorire l’eliminazione del traffico di refurtiva e contraffazione garantendo una maggiore tutela dei diritti di proprietà intellettuale attraverso sistemi di certificazione e autenticità dei prodotti che hanno ripercussioni anche in termini di sostenibilità sociale e ambientale.
La blockchain, inoltre, si è rivelata molto utile nel contrastare il fenomeno della contraffazione.
L’inclusione dei diritti di proprietà intellettuale in un registro digitale inalterabile – “smart IP rights” – presenta evidenti vantaggi rispetto all’archiviazione in un database tradizionale. Infatti, le informazioni sull’uso di un marchio contenute in un registro ufficiale dei marchi basato su blockchain permetterebbero, ad esempio, di informare costantemente l’ufficio IP competente, di casi di contraffazione o violazione dei diritti di proprietà intellettuale[3].
Un’altra applicazione della blockchain – in termini di tutela dei diritti di proprietà intellettuale – riguarda le creazioni dei designer e il diritto d’autore. In pratica, i designer spesso si affidano a design, disegni o bozzetti non registrati perché l’estetica e la funzionalità del prodotto sono di fatto in continua evoluzione e i processi di registrazione possono essere costosi e richiedere molto tempo. Tuttavia, la mancata registrazione può causare difficoltà di tutela e di attribuzione della paternità dell’opera che invece potrebbero essere superate utilizzando la tecnologia blockchain: le informazioni fissate su blockchain potrebbero consentire infatti ai designer di documentare ogni fase del processo creativo, fornendo prove di creazione, esistenza e proprietà.
Conclusioni
In conclusione, l’utilizzo di nuovi dispositivi tecnologici e della blockchain presenta numerosi vantaggi che riguardano l’intero sistema produttivo, infatti garantisce la possibilità ad aziende e marchi di registrare tutti i dettagli relativi a un avanzamento di prodotto attraverso le fasi della filiera. La trasparenza generata dalla blockchain, inoltre, mette in luce la cultura aziendale valorizzando gli aspetti etici e di sostenibilità della filiera, oltre a contribuire alla lotta alla contraffazione e al traffico di refurtiva. Ad esempio, le informazioni divulgate nella catena blockchain possono contenere dettagli che indicano pubblicamente se le attività svolte sono allineate ai principi di uguaglianza, equità, privacy, assistenza sociale o sostenibilità ambientale che l’azienda dichiara di rispettare e promuovere.
Tuttavia, c’è anche da considerare che la blockchain può essere un’illusione. Il problema principale, infatti, rimane quello dei dati e delle informazioni originali. Non esiste un sistema di verifica delle informazioni e dei dati introdotti all’origine. Da un lato è vero che una volta inseriti i dati diventano immutabili e quindi ne è garantita l’autenticità, ma dall’altro, prima dell’inserimento, le informazioni possono essere manipolate, o addirittura false. La tecnologia può solo garantire l’immutabilità e il tempo di esistenza dell’informazione, ma non la sua veridicità.
Note
- www.datamanager.it ↑
- D. and A. Tapscott, Blockchain revolution, 2016 ↑
- Lezione di Gilberto Nava, Tech and Fashion ↑