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Studio AssoSoftware-SDA Bocconi: il 60% delle imprese italiane investe in AI meno del 5%



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Uno studio congiunto evidenzia una marcata prudenza nell’adozione di questa tecnologia a causa delle sfide legate alla formazione, alla privacy e alla sicurezza. Solo l’1% delle aziende alloca oltre il 30%. La principale preoccupazione risulta essere la dipendenza da strumenti informatici esteri poco trasparenti

Pubblicato il 15 lug 2024



SDA-Bocconi AI

Più del 60% delle imprese investe tra lo 0 e il 5% del proprio fatturato in intelligenza artificiale, mentre solo l’1% alloca oltre il 30% a questa tecnologia. Questi sono alcuni dei risultati principali emersi dallo studio “L’Intelligenza Artificiale nei software gestionali” realizzato dalla SDA Bocconi School of Management attraverso un sondaggio tra le aziende membri di AssoSoftware, l’ente di Confindustria che rappresenta le imprese IT che sviluppano software gestionali.

I risultati preliminari dello studio, patrocinato dall’Agenzia per l’Italia digitale e dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, sono stati presentati l’11 luglio al Senato alla presenza, tra gli altri, di Mario Nobile, Direttore Generale AgID; Andrea Billet, Direttore Servizio Certificazione e Vigilanza ACN; Guido Scorza, Membro del Garante per la protezione dei dati personali; Alessandro Scortecci, Responsabile Strategy, Business Development & Sustainability di CDP Venture Capital e Ranieri Razzante, Esperto del Comitato per la strategia dell’Intelligenza Artificiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Lo studio SDA Bocconi: AI, fra le aziende prevale la cautela

La cautela mostrata dalle aziende può essere interpretata in due modi: da una parte, sottolinea la necessità di competenze specifiche poiché l’introduzione dell’IA richiede formazione del personale, adattamento dei processi aziendali esistenti e una nuova definizione delle strategie di business; dall’altra parte, riflette l’incertezza e la complessità nell’implementazione delle nuove tecnologie che richiedono un approccio cauto per considerare le nuove normative e regolamenti, nonché questioni precedentemente non esplorate di etica, privacy e sicurezza.

“Per massimizzare i benefici dell’IA non è sufficiente accompagnare le aziende o supportare i lavoratori nel confrontarsi con le sfide della trasformazione digitale attraverso formazione adeguata – ha affermato Pierfrancesco Angeleri, Presidente di AssoSoftware – è essenziale promuovere lo sviluppo di applicazioni software nazionali che integrino i vantaggi delle tecnologie IA nelle attività quotidiane in maniera quasi impercettibile per l’utente. Solo così sostenendo PMI e start-up italiane nel settore software e nuove tecnologie potremo posizionare l’Italia all’avanguardia nell’ambito dell’IA”.

Come evidenziato da Severino Meregalli, Associate professor of Practice presso SDA Bocconi School of Management: “La principale preoccupazione delle aziende riguardo all’impatto dell’IA non è tanto la perdita di posti di lavoro – segnalata solo nel 15% dei casi – quanto piuttosto la dipendenza da strumenti informatici esteri poco trasparenti. Questa problematica è stata rilevata dal 60% degli intervistati.

Lo studio dimostra chiaramente che la complessità dell’IA deve essere mediata da esperti quali le software house che possono facilitare l’integrazione della nuova tecnologia nelle aziende attraverso software gestionali”.

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