TechieHealth è la business unit che Vidiemme dedica allo sviluppo di soluzioni tecnologiche basate su algoritmi predittivi, voice interactin e machine learning per il settore pharma & healthcare
Migliorare la vita dei pazienti e la formazione degli operatori del settore farmaceutico grazie alle tecnologie dotate di Intelligenza Artificiale. Questo l’obiettivo del 2018 per TechieHealth, la business unit di Vidiemme dedicata alla trasformazione digitale nel mondo pharma & healthcare. «Come TechieHealth nasciamo ufficialmente nel 2017 – spiega Silvia Peviani, BU Director @ TechieHealth –. È dallo scorso anno, infatti, che Vidiemme ha deciso di dare un nome, assegnare obiettivi e un team dedicato a una practice attiva da almeno 6 anni».
Il nome TechieHealth deriva dall’unione delle parole inglesi techie, che vuol dire bonariamente nerd, ed health, che richiama la focalizzazione sul mercato healthcare & pharma. «Con questa business unit – prosegue Silvia Peviani – ci siamo imposti di dare il massimo ai clienti. Questo significa essere sempre aggiornati, conoscere bene i processi di business e le peculiarità di questo mercato, soggetto a un regime regolatorio particolare». Nel mirino di TechieHealth ci sono le società farmaceutiche del calibro di Sanofi, Roche, Takeda, Fidia Pharma Group, Chiesi Farmaceutici e Zambon Group, ma anche associazioni pazienti e centri di ricerca. Clienti che la business unit segue grazie a un team dedicato di 6 persone. Un team all’apparenza ristretto, ma che in realtà può contare sul supporto di tutta Vidiemme. «Una sinergia particolare lega TechieHealth a getAI! la nostra business unit che si specializza nelle soluzioni di data science e intelligenza artificiale. Grazie al loro contributo riusciamo a tradurre questi tech topic in progetti tarati sulle esigenze specifiche dell’universo pharma & healthcare».
I progetti realizzati riguardano principalmente tre ambiti applicativi.
Supporto alla fieldforce
Queste soluzioni sono pensate per quelli che un tempo venivano definiti informatori scientifici del farmaco. «Negli
ultimi anni, però – sottolinea Peviani – nelle aziende è stato avviato un processo di empowerment per queste figure professionali e oggi non si parla più di ISF ma di veri e propri key account o product specialist. Con le nostre soluzioni ci rivolgiamo a tutte le persone che operano fuori sede, sul territorio, dal pharma rep all’area manager». REPlay, questo il nome della soluzione sviluppata da TechieHealth, porta i benefici della gamification all’interno delle attività di formazione e auto-apprendimento. Al cuore di REPlay c’è un chatbot, un “professore virtuale” che eroga materiale formativo profilato e fa domande all’utente. Quest’ultimo potrà valutare la propria conoscenza di un prodotto o di una strategia di vendita in modo rapido ed efficace. All’interno della stessa soluzione c’è, poi, la possibilità di sperimentare anche un role play virtuale, un gioco di ruolo che simula scenari di visita reale, con il chatbot che interpreta diversi profili di clinico. A ciascuna attività è associato un punteggio che permette all’azienda di valutare la preparazione del suo rappresentante e all’operatore di migliorarla, avendo ben presenti quali sono le competenze e le conoscenze da affinare.
Analytics e Big Data
Nella sanità e nel pharma ci sono numerose applicazioni di data science che si rivelano interessanti. TechieHealth ha investito, in particolare, nel miglioramento dei cosiddetti Patience Support Program. Si tratta di programmi attivati dalle case farmaceutiche e dalle associazioni di pazienti per supportare l’aderenza alle terapie di alcune categorie di pazienti cronici, che ad esempio necessitano di infusioni quotidiane di un farmaco, oppure di malati seguiti nell’ambito di percorsi di post-ospedalizzazione. «Nel corso degli anni sono stati acquisiti parecchi dati non solo attraverso i wearable ma anche grazie all’uso dei macchinari per le infusioni dei farmaci. In passato, l’assistenza domiciliare a questi pazienti era erogata da un call center che risolveva le problematiche più disparate, dalla richiesta di come sostituire la batteria di un dispositivo al follow up su eventuali effetti collaterali. Registrazioni di conversazioni telefoniche che, nel corso del tempo, hanno riempito diversi database. Oggi, grazie a data science e machine learning, siamo in grado di esaminare questi dati in modo efficace per supportare al meglio la ricerca scientifica sulle diverse patologie. Gli algoritmi predittivi ci forniscono, poi, indicazioni utili su quale potrebbe essere il comportamento futuro di un paziente domiciliare. Sulla base di alcuni progetti pilota gestiti negli ultimi mesi, per esempio, siamo in grado di correlare il numero di telefonate che il paziente fa al call center con la probabilità che abbandoni il protocollo».
Nuove interfacce conversazionali (virtual caregiver)
Vidiemme e TechieHealth credono molto nelle potenzialità inclusive delle interfacce conversazionali. «Grazie alla possibilità di interagire con un software attraverso la voce possiamo migliorare concretamente la vita di numerose categorie di individui. Anziani, malati, ma anche ipovedenti e non vedenti, persone con limitazioni fisiche che gli impedivano di utilizzare smartphone e tablet e che oggi possono finalmente accedere a un mondo di contenuti e servizi di valore». Le interfacce conversazionali possono essere utilizzate per semplificare molte attività “time consuming”. Proprio quello che succede a chi si occupa quotidianamente di un paziente a domicilio, i cosiddetti caregiver (familiari, badanti…), che devono svolgere una serie di attività ripetitive come ad esempio ricordare al malato di assumere una specifica medicina a un orario preciso. «Noi di TechieHealth abbiamo creato un virtual caregiver, un omologo digitale del caregiver umano che si interpone tra paziente e parente e svolge operazioni basilari come, appunto, ricordare al malato di assumere la terapia o svolgere gli esercizi di riabilitazione prescritti. Queste attività routinarie, che non necessitano per forza dell’intervento umano, erano finora in carico al parente o al badante perché non c’erano alternative. Oggi, invece, grazie agli assistenti domestici come Google Home o Amazon Echo e alla tecnologia sviluppata da TechieHealth è possibile alleggerire il carico di lavoro per il caregiver umano con la garanzia che le sue incombenze verranno comunque svolte».