Normative europee

AI Act, altolà dall’industria europea

I dirigenti di 150 aziende, tra cui Siemens e Heineken, hanno inviato una lettera aperta alle istituzioni Ue evidenziando i rischi di una regolamentazione troppo stringente: “metterebbe a repentaglio la competitività e la sovranità tecnologica dell’Europa senza affrontare in modo efficace le sfide che ci troviamo e ci troveremo ad affrontare”

Pubblicato il 30 Giu 2023

European AI Office

Oltre cento grandi aziende europee, tra cui la tedesca Siemens e la francese Airbus, si sono espresse contro la proposta di regolamentazione dell’UE in materia di intelligenza artificiale, AI Act, affermando che le norme rischiano di danneggiare la competitività e non affrontano le sfide potenziali. In una lettera aperta firmata da oltre 150 dirigenti, le aziende dichiarano alle istituzioni europee che l’intelligenza artificiale offre “la possibilità di rientrare nell’avanguardia tecnologica”, ma una regolamentazione troppo severa potrebbe soffocare questa opportunità. Lo riporta il Financial Times.

La lettera aperta sull’AI Act delle 150 aziende europee

“Secondo la nostra valutazione, la proposta di legge metterebbe a repentaglio la competitività e la sovranità tecnologica dell’Europa senza affrontare in modo efficace le sfide che ci troviamo e ci troveremo ad affrontare”, si legge nella lettera aperta, inviata venerdì 30 giugno alla Commissione europea, al Parlamento e agli Stati membri. I politici dell’UE, dopo quasi due anni di discussioni, hanno recentemente concordato la serie di regole sull’AI più severe al mondo.

La bozza del testo della legge sull’intelligenza artificiale servirà come posizione negoziale tra gli Stati membri e la Commissione europea. I timori per i potenziali rischi di questa tecnologia in rapido sviluppo e le richieste di regolamentazione sono aumentate da quando, a novembre, OpenAI ha lanciato il suo chatbot ChatGPT, una delle prime applicazioni di AI disponibile per i consumatori.

I firmatari della lettera critica nei confronti dell’AI Act – tra i quali la casa automobilistica Renault e il secondo produttore di birra al mondo Heineken – hanno dichiarato che le loro preoccupazioni sono particolarmente forti per l’AI generativa. Le norme proposte regolamenterebbero “pesantemente” i foundation model, che sono la tecnologia alla base dei chatbot, “indipendentemente dai loro casi d’uso”, hanno aggiunto. Le aziende che sviluppano e implementano tali sistemi dovrebbero affrontare costi di conformità e rischi di responsabilità sproporzionati, si legge nella lettera. Tali limitazioni potrebbero portare all’abbandono del blocco da parte delle aziende, al ritiro degli investitori dallo sviluppo dell’AI in Europa e alla creazione di un “divario critico di produttività” rispetto agli Stati Uniti.

Tra i firmatari ci sono anche i rappresentanti di Meta, dell’azienda di telecomunicazioni spagnola Cellnex, della software company francese Mirakl e della banca d’investimento tedesca Berenberg.

“L’Europa non può permettersi di rimanere ai margini”

“L’Europa non può permettersi di rimanere ai margini”, si legge nella lettera che critica l’AI Act. Invece di concentrare la legge sull’AI generativa e di implementare una “rigida conformità”, i regolatori di Bruxelles dovrebbero produrre una legge che si limiti a “principi ampi in un approccio basato sul rischio”. Secondo la lettera, le norme rischiano di compromettere le ambizioni tecnologiche del blocco anziché favorire l’innovazione. Nella loro lettera le aziende chiedono quindi che l’UE istituisca un organismo di regolamentazione composto da esperti del settore per monitorare l’attuazione della legge man mano che la tecnologia avanza.

La reazione degli europarlamentari

AI Act lettera aperta
Ioan Dragos TUDORACHE

I firmatari sembrano non aver letto il testo e stanno reagendo “sullo stimolo di pochi”, ha dichiarato Dragoș Tudorache, eurodeputato che ha guidato lo sviluppo del progetto di legge, in risposta alla lettera. “È un peccato che la lobby aggressiva di pochi trascini altre aziende”, ha affermato Tudorache. Questo “purtroppo mina l’innegabile vantaggio che l’Europa ha assunto a livello mondiale” in materia di regolamentazione. Tudorache ha affermato che gli unici suggerimenti “concreti” avanzati dalle aziende nella lettera sono quelli che il Parlamento europeo ha già di fronte a sé: “un processo guidato dall’industria per la definizione degli standard, una governance con l’industria al tavolo e un regime normativo leggero che richieda trasparenza. Nient’altro”.

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