La legge di Moore applicata anche al mondo del Quantum Computing: è questo, in sintesi estrema, l’annuncio fatto in queste ore da IBM in occasione dell’incontro annuale della American Physical Society, dedicato, in questo 2019, ad analizzare quanto il Quantum Computing sia pronto a staccarsi dal puro mondo della fisica e della ricerca, per diventare materia di interesse per i mondi dell’ingegneria e della computer science.
In questa occasione, dunque, IBM ha presentato il più elevato Quantum Volume mai raggiunto in precedenza. Il Quantum Volume (qui un documento che ne spiega i presupposti scientifici) è un procedimento di misura sviluppato dalla stessa IBM che determina quanto sia potente un quantum computer, tenendo conto di un insieme di elementi, che vanno dall’efficienza dei compilatori a quella della connettività, e senza trascurare l’instabilità dei Qbit stessi, basandosi sul presupposto che più alto è il Quantum Volume tanto più i computer quantistici sono in grado di risolvere problemi del mondo reale, dalle simulazioni per il mondo della ricerca alle analisi dei rischi finanziari.
Non si tratta, ed è qui l’importanza dell’annuncio fatto, semplicemente della definizione di una unità di misura.
Una roadmap: dal Quantum Computing al Quantum Advantage
In questa occasione IBM ha anche definito una roadmap che guarda al futuro e fissa obiettivi ambiziosi da qui al 2030: l’obiettivo è quello di raddoppiare la performance ogni anno, così che i quantum computer possano raggiungere quello che la stessa IBM definisce “quantum advantage”, vale a dire quel punto in cui i quantum computer sono più veloci o più efficienti rispetto a un computer tradizionale, oppure siano in grado di effettuare calcoli e operazioni che un computer tradizionale non è nelle condizioni di fare.
Dalla roadmap si evince che il Quantum Volume nel 2017 era fissato a 4, ha toccato quota 8 lo scorso anno e con gli annunci di fine gennaio, vale a dire con il lancio di Q Sytem One, è stata raggiunta quota 16.
Una legge di Moore per spingere il Quantum verso l’utilizzo commerciale
Se vogliamo, da qui il richiamo iniziale, siamo di fronte a un omologo della legge di Moore, che IBM utilizza per enfatizzare l’importanza di arrivare al più presto all’utilizzo commerciale dei computer quantistici.
“Oggi – ha dichiarato Sarah Sheldon, a capo del team IBM Q Quantum Performance – stiamo proponendo una roadmap per il quantum computing. L’obiettivo del nostro team è quello di raggiungere il livello in cui la capacità computazionale quantistica sarà in grado di avere un impatto reale sulla scienza e sul business. E perché questo avvenga prima del 2030, dobbiamo raddoppiare il Quantum Volume ogni anno”.