In Humanitas a Milano dal 1 al 3 febbraio medici, scienziati e ingegneri si confronteranno sull’utilizzo delle più moderne tecnologie, in particolare intelligenza artificiale, Big Data e machine learning, per capire le possibili applicazioni in Medicina, in particolare nel campo della terapia intensiva.
Nato dalla collaborazione tra Humanitas e Humanitas University, Politecnico di Milano, Società Europea di Terapia Intensiva (ESICM) e il MIT di Boston, l’evento scientifico europeo dedicato all’uso dell’intelligenza artificiale in Medicina – il Milan Critical Care Datathon and ESICM’s Big Datatalk – arriva per la prima volta in Italia. Ingegneri, scienziati e medici sono chiamati al confronto e alla discussione per analizzare e comprendere meglio come i grandi database e le più moderne tecnologie informatiche possono supportare l’applicazione medica per migliorare la qualità delle cure del paziente in un’area clinica particolarmente delicata come la terapia intensiva.
In Medicina Intensiva si incontrano i casi più delicati e complessi: ad esempio pazienti che hanno subito traumi o interventi chirurgici importanti. Per questo il supporto dell’Intelligenza artificiale e dei big data può essere fondamentale per il medico nell’identificare trattamenti o timing ancora più accurati.
Durante l’evento si farà il punto sulle ultime tecnologie legate ai sistemi intelligenti, sulla loro diffusione nella sanità e su come queste influenzeranno la pratica medica.
In parallelo si svolgerà il Datathon: team di medici, ingegneri e scienziati di tutto il mondo dovranno creare in 24 ore una “macchina intelligente” capace di risolvere alcuni scenari che si verificano generalmente in terapia intensiva, utilizzando dati anonimi di quasi 200.000 mila pazienti, messi a disposizione dal MIT di Boston.
Ad esempio l’uso dell’intelligenza artificiale, tramite l’analisi di dati, potrebbe in futuro indicare la giusta dose di antibiotico da somministrare e anche suggerire il preciso momento in cui iniziare, considerando necessità, stress, fattori predisponenti del paziente, massimizzando l’efficacia e minimizzandone i rischi.
Lo sviluppo di queste tecnologie richiede, però, lo sforzo congiunto di medici e ingegneri, che devono sempre più imparare a dialogare per condividere esperienze e trovare un terreno comune per accelerare l’adozione di queste nuove tecnologie.