Nove dirigenti su dieci concordano sul fatto che l’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità di business e quindi una significativa fonte di valore per la loro azienda. Tuttavia, sette aziende su dieci hanno registrato un impatto minimo o nullo derivante dall’uso dell’AI. Nel 90% delle aziende che hanno investito in intelligenza artificiale, meno di due su cinque riferiscono di aver ottenuto vantaggi commerciali dall’AI negli ultimi tre anni.
Come rivelato dal nuovo studio del MIT Sloan Management Review (MIT SMR) con BCG GAMMA e BCG Henderson Institute “Winning With AI: Pioneers Combine Strategy, Organizational Behavior, and Technology”, per chi si trova alla guida di un’azienda, è urgente sciogliere alcuni nodi legati all’adozione dell’intelligenza artificiale. Mentre alcune aziende hanno capito come avere successo, la maggior parte di loro ha ancora difficoltà a generare valore con l’AI. Necessario è individuare un metodo che permetta alle aziende di sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie gestendone i rischi e riducendo al minimo le complessità.
«L’AI rappresenta una grande opportunità strategica ma anche un rischio importante se le aziende non agiscono in modo ponderato. Il divario tra i vincitori e i perdenti è già presente ed è destinato a crescere negli anni a venire. Ma per ottenere valore, la tecnologia e gli algoritmi non sono sufficienti: le aziende devono integrare seriamente la practice nella loro strategia e nei loro processi di core business. Ciò è spesso molto più difficile della tecnologia stessa, dal momento che richiede un nuovo modo di lavorare che è totalmente diverso da altre tecnologie», afferma Fabrizio Pessina, Managing Director e Partner di BCG.
A questo link è possibile scaricare il report.
Come trarre valore dall’uso dell’AI
Il rapporto ha previsto un sondaggio rivolto a oltre 2.500 dirigenti e interviste approfondite con i maggiori esperti del settore, che delinea i cinque approcci organizzativi applicati dalle imprese che hanno tratto valore dall’uso dell’intelligenza artificiale.
L’88% degli intervistati ha riportato un positivo impatto di business grazie all‘integrazione delle strategie di AI nella strategia digitale complessiva. Oltre all’integrazione, si parla di allineare le iniziative di AI ai processi di trasformazione aziendale più rilevanti. Per generare valore i manager devono cercare e integrare i dati relativi all’intelligenza artificiale all’interno delle differenti funzioni e strutturare delle collaborazioni cross-funzionali.
Dare priorità alla crescita dei ricavi rispetto alla riduzione dei costi, sembra impattare sui benefici nel medio-lungo termine. Gli intervistati che segnalano solo riduzioni dei costi come risultato dell’AI sono meno ottimisti nel realizzare ulteriori risparmi rispetto a coloro che hanno visto aumentare le entrate. Solo il 44% di coloro che hanno avuto riduzioni dei costi si aspettano gli stessi risultati nei successivi cinque anni, mentre il 72% degli intervistati che hanno visto la crescita dei ricavi tendono a prevedere che il successo continuerà nello stesso periodo.
Inoltre, è utile evitare la “trappola tecnologica” e investire nel talento. Infatti, come dichiara Fabrizio Pessina “Mentre i business leader sviluppano la strategia AI, la questione talenti è un problema complesso. Le competenze della forza lavoro di domani devono differire da quelle di oggi, non solo per il numero relativamente minore di lavoratori che sviluppano soluzioni di AI, ma soprattutto per il numero molto maggiore di lavoratori che in futuro utilizzeranno le soluzioni di AI direttamente o indirettamente”.
Il 65% degli intervistati riferisce di aver ottenuto un valore commerciale dall’AI utilizzando un approccio diversificato alla formazione dei talenti: creare team interni piuttosto che affidarsi a fornitori esterni; selezionare e importare talenti con esperienza AI per ruoli di leadership tecnica; formare i talenti esistenti per diffondere l’alfabetizzazione all’AI e la comprensione di come gestirla.