Il 36,2% dei lavoratori italiani sarà influenzato dalle trasformazioni tecnologiche e dai processi di automazione. La stima arriva da Confartigianato che ha redatto un rapporto sul tema. Si tratta di 8,4 milioni. La percentuale di lavoratori a rischio è maggiore nel centro-nord, con la Lombardia in testa seguita dal Lazio, Piemonte e Valle d’Aosta, Campania, Emilia Romagna e Liguria. In Europa, Germania, Francia e Lussemburgo sono in una posizione peggiorativa rispetto all’Italia.
L’AI come opportunità per le imprese
Nonostante i rischi, l’AI può rappresentare una opportunità per le imprese italiane, secondo Confartigianato. Il 6,9% delle piccole aziende italiane utilizza robot, superando il 4,6% della media europea. Inoltre, il 5,3% delle PMI usa sistemi di intelligenza artificiale e il 13% prevede di effettuare investimenti nell’applicazione dell’AI nel prossimo futuro.
Le professioni più a rischio secondo Confartigianato
Le professioni più esposte all’avvento dell’AI, stando al rapporto pubblicato da Confartigianato, sono quelle maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale e amministrativo, mentre le attività lavorative a minor rischio sono quelle con una componente manuale non standardizzata. Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, ha sottolineato: “L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possa copiare il sapere artigiano e simulare l’anima dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy”.