Lavoro

Randstad: formazione sull’AI in ritardo a livello globale

La società di recruiting ha analizzato gli annunci di lavoro e le opinioni di oltre 7.000 dipendenti in tutto il mondo: sebbene i ruoli che richiedono competenze in materia di AI siano aumentati di 20 volte, solo un lavoratore su dieci (13%) ha ricevuto una formazione in materia da parte dei propri datori di lavoro nell’ultimo anno

Pubblicato il 06 Set 2023

Immagine generata da DALL-E di OpenAI

Secondo una indagine Workmonitor Pulse della società di selezione del personale Randstad, la formazione sull’AI continua a essere in ritardo. Randstad ha analizzato gli annunci di lavoro e le opinioni di oltre 7.000 dipendenti in tutto il mondo e ha scoperto che, sebbene i ruoli che richiedono competenze in materia di AI siano aumentati di 20 volte, solo un lavoratore su dieci (13%) ha ricevuto una formazione in materia da parte dei propri datori di lavoro nell’ultimo anno. I risultati evidenziano un forte squilibrio che le imprese devono affrontare per sfruttare davvero le opportunità dell’AI e avere successo.

“È chiaro che un numero sempre maggiore di datori di lavoro è alla ricerca di talenti con competenze di AI. L’AI è sempre più un fattore abilitante e potenziante delle competenze, con un profondo impatto sulla produttività e sulle prestazioni complessive sul posto di lavoro. Ma lo squilibrio tra le competenze richieste dalle aziende e desiderate dai dipendenti, da un lato, e le opportunità di formazione offerte, dall’altro, deve essere affrontato”, dichiara Sander van ‘t Noordend, CEO di Randstad.

Imprese in ritardo nella formazione sull’AI

Anche se le aziende hanno iniziato solo ora ad adottare strumenti di AI generativa, i dipendenti di tutti i settori sono ben consapevoli che la tecnologia è qui per restare e sono pronti ad abbracciarla.

Nell’indagine, il 52% degli intervistati ha dichiarato di ritenere che la competenza negli strumenti di AI migliorerà le loro prospettive di carriera e di promozione, mentre il 53% ha affermato che la tecnologia avrà un impatto sui loro settori e ruoli.

Statistiche simili sono state rilevate negli Stati Uniti, dove il 29% dei lavoratori sta già utilizzando l’AI nel proprio lavoro. Il 51% ha dichiarato di vedere l’AI influenzare il proprio settore e ruolo e il 42% si è detto entusiasta delle prospettive che porterà sul proprio posto di lavoro. Per l’India e l’Australia, le cifre sono ancora più alte.

Tuttavia, nonostante questo livello di entusiasmo e di disponibilità dei lavoratori nei confronti dell’AI, le aziende non riescono a supportarli.

AI training demand vs supply

Attualmente, secondo l’indagine Ranstad, la gestione dell’intelligenza artificiale è la terza competenza più richiesta – attesa dal 22% dei partecipanti nei prossimi 12 mesi – dopo la gestione e la leadership (24%) e il benessere e la mindfulness (23%), ma solo il 13% dei lavoratori dichiara di aver avuto opportunità di aggiornamento in questo settore negli ultimi 12 mesi.

Il divario tra la formazione sull’AI prevista e quella offerta è risultato più elevato in Germania (13 punti percentuali) e nel Regno Unito (12 punti percentuali), seguiti dagli Stati Uniti (8 punti percentuali). Questa disparità deve essere affrontata se le aziende vogliono utilizzare l’AI in modo efficace, sicuro e affidabile per incrementare l’efficienza in tutte le funzioni.

“L’AI è qui per restare e i suoi vantaggi sono molto chiari; i nostri dati dimostrano che i dipendenti sono pronti ad abbracciarla anche per il proprio tornaconto. Le organizzazioni di successo saranno quelle che faranno leva su questa disponibilità e sfrutteranno le opportunità dell’AI nella loro forza lavoro”, osserva Noordend.

Secondo le stime di McKinsey, se utilizzate al massimo delle loro potenzialità, le sole tecnologie di AI generativa possono generare da 2,6 a 4,4 trilioni di dollari di profitti aziendali globali ogni anno.

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