Gynoid robot: cos’è, storia e cosa può fare un fembot

Due termini sinonimi che fanno riferimento alla realizzazione di una versione con sembianze femminili dell’androide. Ecco quali sono i robot ginoidi più famosi finora realizzati e quali sono gli androidi femminili immaginati dalla fantascienza

Pubblicato il 06 Ott 2021

Catia Maietta

Avvocato

Erica Osaka University/ATR

Gynoid e fembot sono due termini sinonimi che fanno riferimento alla realizzazione di una versione con sembianze femminili dell’androide. Non esiste un equivalente al maschile, in quanto il termine “androide”, più generico, abbraccia, in generale, la categoria dei robot dalle sembianze umane, senza distinzione di sesso.

Cos’è un gynoid robot o fembot?

Al ginoide viene riconosciuto un contenuto perfettamente identico all’androide, quanto alle potenziali capacità “cognitive” e “fisiche”, ossia alle potenziali doti e funzioni, e anche quanto al “saper fare”, ma viene valorizzato nell’aspetto fisico, con la rappresentazione di un viso e un corpo femminili, dotato di sembianze e movenze che ne esaltano lo stereotipo di genere, puntando l’accento, e in parte recuperando, o viceversa ricadendo, nel ruolo della donna in ambito sociale.

Non a caso i prototipi realizzati sono stati impiegati prevalentemente in settori ove alla donna viene riconosciuto un ruolo ormai stratificato nel credo sociale.

Tra i tanti, si pensi al robot Sophia, riconosciuto come “androide sociale”, favorendo l’aspetto comunicativo. Raramente, invece, il ginoide viene associato o introdotto su settori ove sono richieste, ad esempio, competenze Stem. In generale, perdura un modello culturale di matrice patriarcale che, giocoforza, pone le donne in una condizione di disuguaglianza rispetto agli uomini, escludendole dai processi decisionali e dagli incarichi dirigenziali, differenziandole ancora quanto al ruolo. E tutto questo si ripercuote anche nell’immaginario del futuro.

Si può, pertanto, affermare che la base di partenza di questo tipo di androide è perfettamente tarata sulla figura femminile, non solo per le fattezze, ma anche per i campi di inserimento.

Inevitabilmente, però, le sembianze hanno avuto e hanno un ruolo determinante anche nel sondare le aree di possibile inserimento dell’androide e per individuare i settori maggiormente sensibili.

Il potenziale fascino di cui può essere caricato un ginoide, ad esempio, soprattutto se si tiene conto che è realizzato secondo i migliori studi sui canoni della bellezza femminile, non può certo passare inosservato.

Questo quid pluris, pertanto, non è assolutamente da intendersi come un semplice vezzo di una rappresentazione: è molto di più e crea un perfetto mix mediando tra l’androide visto come robot-umano assolutamente freddo e asessuato e la realizzazione di una figura che si avvicina molto più al mondo umano, non solo come imitazione, ma soprattutto per la parte relazionale.

E ciò grazie a una serie di altre sensazioni che il ginoide è in grado di attivare sull’umano e che sono strettamente connaturate alla percezione della femminilità.

Tutto ciò induce a scrutare e ad analizzare un nuovo mondo ed una nuova funzione del robot-umano, anche e soprattutto attraverso la sollecitazione di ulteriori esperienze sensoriali.

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Storia del robot ginoide

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La robotica è caratterizzata dall’unione fra robot e intelligenza artificiale […] e deve le sue origini alla terza rivoluzione industriale, ossia i processi di trasformazione della struttura produttiva industriale che caratterizzarono gli anni Ottanta del ‘900: la microelettronica, la meccatronica e l’automazione industriale” (Carrozza, 2017). Questo il mix di partenza che caratterizza il settore in esame, connotato da studi che hanno percorso anni e anni, sviluppando prototipi sempre più “capaci” ed “autonomi”, in sostanza, sempre più innovativi. Il ginoide è indubbiamente una delle ultime frontiere, forse la più affascinante.

Il termine ginoide (gynoid – dal greco γυνή ghinē «donna») viene utilizzato per la prima volta da Richard Calder nel romanzo di fantascienza del 1992 “Virus ginoide” (titolo originale: Dead girls).

I robot ginoidi nel cinema

Una prima rappresentazione di un robot con sembianze femminili si ha, invece, nel film Metropolis, film che ha fatto la storia della fantascienza.

Il registra Fritz Lang, già nel 1927, immagina nel suo racconto fantascientifico, una forma di vita artificiale particolare, il ginoide Maria, robot dalle fattezze femminili, utilizzata come copia di una donna reale, Maria, divenuta una voce di rottura all’interno della società oppressiva di Metropolis[1].

In linea con i canoni del periodo, la rappresentazione robotica viene plasmata sulla figura del cattivo. L’uso delle fattezze femminili, nel caso di specie, è ben lontano dagli ultimi prototipi realizzati, viene proposto per l’incarnazione di un personaggio, ma ad essa non viene attribuito un “plus” in termini di risultato: è solo un modo nuovo per raffigurare l’androide.

Dal lontano 1927 ad oggi le rappresentazioni dei robot con sembianze femminili sono state diverse, soprattutto nel campo cinematografico, alimentando le fantasie di un mondo futuro.

Questo un elenco, sia pur non esaustivo, di filmografia che ha per (co) protagonista un ginoide:

  • Metropolis (1927) di Fritz Lang
  • The Perfect Woman (1949) di Bernard Knowles
  • Ai confini della realtà (The Twilight Zone) (1959), di Rod Serling, episodio Solitudine (The Lonely)
  • Star Trek, serie televisiva (1966)
  • La ragazza di latta di Marcello Aliprandi (1970)
  • Il mondo dei robot (Westworld, 1973) di Michael Crichton
  • La fabbrica delle mogli (The Stepford Wives, 1975) di Bryan Forbes, tratto dal romanzo omonimo di Ira Levin
  • Spazio 1999 (Space 1999), serie televisiva (1975-1977)
  • Futureworld – 2000 anni nel futuro di Richard T. Heffron (1976), remake di Westworld
  • Blade Runner di Ridley Scott (1982)
  • Bambola meccanica mod. Cherry 2000 di Steve DeJarnatt (1987)
  • Ghost in the Shell (1995), animazione
  • Le cose in comune di Alex Infascelli (1996), video musicale
  • Alien – La clonazione di Jean-Pierre Jeunet (1997)
  • Terminator 3 – Le macchine ribelli di Jonathan Mostow (2003)
  • La donna perfetta (The Stepford Wives, 2004) di Frank Oz, remake del film del 1975
  • Ghost in the Shell – L’attacco dei cyborg (イノセンス Inosensu) di Mamoru Oshii (2004), animazione
  • Ex Machina di Alex Garland (2015)
  • Tomorrowland – Il mondo di domani (2015)
  • Westworld – Dove tutto è concesso (Westworld, 2016), serie televisiva ispirata al film Il mondo dei robot del 1973

I robot ginoidi nella narrativa e nel fumetto

Anche in narrativa vi sono da citare alcuni scritti basati su androidi dalle sembianze femminili. Tra gli altri:

  • Auguste de Villiers de L’Isle-Adam, Eva futura (L’Ève future, 1886); il protagonista Thomas Edison inventa una donna artificiale quasi perfetta. È la prima opera narrativa in cui viene usato il termine “androide”.
  • Ira Levin, La fabbrica delle mogli (The Stepford Wives, 1972), romanzo satirico da cui sono stati tratti due film.
  • Richard Calder, Virus ginoide (Dead Girls, 1992), Ed. Nord 1996.[2]

Un altro settore che sta dedicando tantissimo spazio alle figure ginoidi è quello dei fumetti di origine giapponese. Anime e manga sono la rappresentazione di personaggi con sembianze umane e la figura femminile è valorizzata in tutti i suoi tratti più ammiccanti. Tra questi, Cutie Honey (キューティーハニー Kyūtī Hanī), serie di anime e manga creata da Gō Nagai nel 1973.

I robot ginoidi nei videogame

Per i videogiochi, invece, tra tutti, merita attenzione KOS-MOS, ginoide della serie di videogiochi Xenosaga. Si tratta di un personaggio sviluppato dalla Vector Industries, una società specializzata in costruzione e progettazione di armi, astronavi, medicine ed altre tipologie di oggetti hi-tech. È composta interamente da parti meccaniche, molte delle quali sono vere e proprie scatole nere, poiché non se ne conosce l’uso (Nemmeno Shion ne conosce il pieno potenziale). KOS-MOS, essendo un androide, “ragiona” per probabilità e logica, nonostante sia equipaggiata con un sistema operativo che simula il comportamento umano[3].

Cosa può fare un robot ginoide?

Potenzialmente un robot ginoide possiede le stesse capacità di un androide, pertanto, discutere sul “cosa può fare” un robot con sembianze femminili significa prima di tutto puntare l’accento su “in che misura” e “in che modo” le sembianze (che sono l’unico elemento differenziale dall’androide) possono accrescere le potenzialità di un robot.

È questo un discorso che si innesta con tante altre dinamiche, stereotipi, fantasie che possono fare la differenza. Sembra che, comunque, alla base delle scelte di utilizzo vi sia l’attribuzione alle fattezze femminili di una maggiore capacità comunicativa, quasi a superare il velo della freddezza dell’aspetto dell’androide, tipico dell’assenza di sentimenti, per lasciare all’interlocutore l’illusione di una maggiore “sensibilità”, vale a dire l’illusione di avere difronte un essere quasi-umano.

Il campo della comunicazione e delle interrelazioni, nonché la sensibilizzazione per gli aspetti sociali, sono certamente quelli ove vi è stata maggiore applicazione del ginoide.

Accanto a ciò vi è però un settore nel quale si registra un profondo successo del ginoide: il settore del sesso e delle cd. “bambole del sesso” (sex robot).

Facile e inevitabile, infatti, spostare il discorso sull’esaltazione delle sembianze femminili trovando un ricercato impiego nel commercio per fini sessuali. Paradossalmente l’androide femminile si è insinuato con ottimi risultati nella sfera più intima delle relazioni umane, alimentando il mercato del piacere e trovando un canale del tutto nuovo da scoprire e studiare.

Indubbiamente la visione di un corpo femminile, sinuoso, realizzato esaltando i potenziali canoni della bellezza, creando un prototipo frutto dello studio della perfezione, oltremodo affascinante, induce a percepire il ginoide in modo totalmente diverso dal generico androide, assottigliando ulteriormente quel labile confine esistente tra la fredda macchina e le emozioni dell’uomo.

Ed è su questi presupposti che si fonda lo studio e l’approfondimento del lato “sensoriale” e “sensuale” dell’androide, tema che in pochi anni ha avuto grandissimo sviluppo e risultati oltre le aspettative.

I robot femminili come oggetti sessuali (robot sessuali)

Il nostro relazionarci nella vita corrente è la sommatoria dell’attivazione di tutti i sensi, e ogni contatto con l’esterno, a maggior ragione con gli altri, passa attraverso la chimica delle percezioni procurandoci delle sensazioni, più o meno piacevoli, che giungono direttamente al nostro cervello. Il tono della voce, i lineamenti del nostro interlocutore, le movenze, l’aspetto inteso come l’armonioso equilibrio delle varie parti del corpo, le espressioni del viso, lanciano continuamente input al cervello, modificando la percezione che abbiamo dell’interlocutore.

Le nostre impressioni, l’attenzione e le informazioni che riceviamo vengono profondamente influenzate da questi elementi. Da qui l’apertura alla valorizzazione dell’aspetto femminile nel campo degli androidi e lo sviluppo delle cd. “bambole del sesso”. Sembra che studi sociologici abbiano dimostrato che l’uomo arriverà a considerare le relazioni fisiche sempre più come un mero impulso primitivo, derubricandole a una possibilità fra le tante a disposizione per appagare i propri impulsi e i propri piaceri carnali. Da qui lo studio e l’immissione in commercio di “real doll” sempre più sofisticate, in grado di creare forme di interrelazione con il partner.

Solana è uno di questi prototipi, probabilmente il migliore, al momento, che il mercato possa proporre. Si tratta di una creatura nata dalla fantasia di Matthew McMullen, specializzato in studi sul tema delle “real doll” fin dal 1997.

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Solana Realbotix

Il mercato delle bambole sempre più sofisticate è alimentato da una serie di società, tra cui la Abyss Creations di San Marcos, in California, con il marchio commerciale Real Doll, attraverso cui distribuisce ormai da anni le sue creazioni, e Realbotix, quello a cui invece fanno capo le tecnologie che in futuro le animeranno.

Di grande avanguardia, circa le tecnologie future, il sistema per la testa dei robot, Animagnetic, sostituibile con una maschera, e le applicazioni per smartphone con cui l’utente configura la personalità del proprio androide sessuale grazie all’aiuto di alcune soluzioni di intelligenza artificiale.
Per  l’industria del sesso ad alta tecnologia si parla di un giro d’affari da 30 miliardi di dollari l’anno. Gran parte transita però da gadget e sex toy che ancora non colgono la complessità del fenomeno dei robot del sesso[4].

Solana è l’erede della prima umanoide sessuale, Harmony. Studiata in ogni dettaglio, a parte l’estetica curatissima, ha la capacità di dialogare con l’applicazione collegata e, di conseguenza, si possono controllare i movimenti e le espressioni facciali oltre che farle dire ciò che si vuole. A ciò si aggiunga la possibilità di sostituire i volti e di modificare e scegliere la voce, estremamente sensuale, e di creare forme di dialogo. Solana e Harmony sono vendute a un prezzo base di 12.650 dollari.

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Harmony Realbotix

Il dubbio che resta sarà capire effettivamente il ruolo che queste bambole potranno avere nel futuro: benefico, ovvero soppianteranno la prostituzione; oppure negativo, sostituendo i partner nell’ambito di autentiche relazioni affettive? Fino a che punto sarà possibile spingersi nelle somiglianze e fino a che punto sarà eticamente o socialmente corretto e accettabile?

Eppure, resta il fatto che una simile sostituzione aprirebbe un lungo dibattito sulla fine delle relazioni umane connaturate alla capacità di provare sentimenti e che ha sempre fatto la differenza tra l’uomo e l’istinto degli animali. Altro dubbio che andrebbe indagato, quanto ad evoluzione, la capacità/incapacità di appagamento della relazione, intesa come qualcosa da costruire e alimentare nel tempo.

L’idea di un uso sostitutivo per la prostituzione sta già trovando concreta realizzazione in alcuni paesi: a Barcellona, ad esempio, ha aperto la prima compagnia di escort in silicone: si chiama Lumi Dolls e offre quattro modelli di bambole estremamente realistiche sul suo sito web, con fattezze differenti per venire incontro ai differenti gusti della clientela.

Robot umanoidi femminili famosi

La robotica va a braccetto con la fantascienza ed è inevitabile che le pellicole cinematografiche siano il primo banco di prova nella esaltazione di robot femminili, raccontato storie del futuro e proiettando il pubblico in una visione idilliaca tra il possibile e l’impossibile di questo fantastico mondo. Da qui un elenco non esaustivo di alcuni androidi femmina che hanno ispirato storie al cinema, per l’originalità, per le loro avventure o solo per il fascino che emanano[5].

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  • Maria (Metropolis, 1927)

Il robot è stato creato per lo schermo dallo scultore Walter Schulze-Mittendorff, dal calco del corpo dell’attrice Brigitte Helm che nel film interpreta Maria.

  • Alita (Alita – Angelo della battaglia, 2019)

Alita è un potente e letale cyborg interpretato nel film live-action di Robert Rodriguez dall’attrice Rosa Salazar (trilogia Maze Runner) con l’ausilio della motion capture.

  • Nebula (Guardiani della Galassia, 2014)

Nebula, interpretata dall’attrice scozzese Karen Gillan (Doctor Who, Jumanji – Benvenuti nella giungla), è la figlia adottiva del titano pazzo Thanos e sorella adottiva di Gamora. Nebula prova un profondo astio nei confronti di suo padre. Ad ogni sconfitta subita, a Nebula veniva strappata da Thanos una parte del corpo e sostituita da parti robotiche che ricoprono gran parte del suo corpo.

  • Ava (Ex Machina, 2015)

Ex Machina è un thriller fantascientifico di Alex Garland che vede Alicia Vikander (The Danish Girl, Tomb Raider) nei panni di Ava, un robot umanoide munito di intelligenza artificiale sottoposta da un programmatore al test di Turing. Ava al termine del film raggira il programmatore, assume l’aspetto di una donna umana e fugge verso il mondo esterno facendo perdere le sue tracce.

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  • Pris (Blade Runner, 1982)

Pris Stratton, interpretata da Daryl Hannah, è un “modello base di piacere” e fidanzata di Roy Batty. Il look di Pris in stile punk è ispirato a un calendario “new wave” scovato da Ridley Scott a un party di Natale.

  • Regina Borg (Star Trek– Primo Contatto, 1996)

La Regina Borg, interpretata dall’attrice sudafricana Alice Krige, è apparsa nel film Primo contatto e in diversi episodi della serie televisiva Star Trek: Voyager. Si tratta della migliore antagonista del franchise Star Trek insieme all’iconico Khan di Ricardo Montalban. La Regina Borg è un drone in grado di guidare l’intera collettività senza però perdere la propria individualità.

  • Maggiore Mira Killian (Ghost in the Shell, 2017)

Adattamento live-action americano del classico manga e anime Ghost in the Shell di Masamune Shirow. Scarlett Johansson interpreta il Maggiore, un super-soldato cyborg, un essere umano che ha avuto una cyberizzazione di tutto il corpo e quindi in possesso di un corpo parzialmente o interamente protesico che ha parti che possono essere sostituite.

  • Lisa (La Donna Esplosiva, 1985)

Due adolescenti nerd imbranati prendono spunto dal film Frankenstein e, utilizzando un computer, danno vita a una bambola creando Lisa, una ragazza bellissima, praticamente perfetta e con poteri straordinari interpretata dalla modella Kelly LeBrock. Il nome del personaggio è ispirato al primo computer GUI della Apple Computer, l’Apple Lisa.

  • Morgan (Morgan, 2016)

Il thriller fantascientifico che segna il debutto alla regia di Luke Scott, figlio del regista Ridley Scott, vede Anya Taylor-Joy (Split, The Witch) nei panni di un essere artificiale con Dna sintetico infuso di nanotecnologia, chiamato Morgan. L’organismo biologico ibrido, con la capacità di prendere decisioni autonome e provare sofisticate risposte emotive, è più intelligente degli umani e matura così rapidamente che è diventata un problema su cui bisogna fare una valutazione rischi-benefici da parte della società che sta portando avanti il progetto, che ha evidenti scopi militari.

  • Terminatrix (Terminator 3 – Le Macchine Ribelli, 2003)

T-X, nota anche come Terminatrix, è un letale cyborg di fattezze femminili interpretato da Kristanna Loken. Il T-X è progettato non solo per la terminazione di umani, ma anche dei Terminator riprogrammati dalla Resistenza, un “terminator anti-terminator” come affermato da John Connor.

intelligenza artificiale scenari giuridici

Sophia robot

Sophia è il simbolo dell’androide sociale. Si tratta di un robot umanoide con sembianze femminili i cui tratti sono ispirati al viso di Audrey Hepburn, creato da David Hanson. Anch’essa rappresenta la sintesi di elementi accattivanti: sono stati riprodotti i tratti somatici di un’icona della bellezza e si è lavorato sulla sua capacità di interloquire, dimostrando una complessa apparente umanizzazione. Sophia può essere considerata, ad oggi, l’androide più famoso al mondo, il più “umanizzato”.

Erica robot: il robot più bello del mondo

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Erica con il suo inventore Hiroshi Ishiguro

Anche Erica (ERato Intelligent Conversation Android) è un androide, non uno qualunque, bensì il più bello del mondo, sviluppato prendendo spunto dalle sembianze fisiche delle finaliste di Miss Universo. Bella, e tanto intelligente, da sembrare, a detta del suo creatore, che abbia un’anima. Erica è stata progettata nel 2017 dagli ingegneri giapponesi Hiroshi Ishiguro e Kohei Ogawa nei laboratori dell’Università di Osaka.

Anagraficamente Erica ha 23 anni, e ne avrà sempre 23. Anche la sua realizzazione ha seguito alcuni step che l’hanno portata, nel tempo, ad avere un aspetto sempre più completo. In origine Erica poteva stare solo seduta, poi, pian piano, ha conquistato la posizione eretta e infine ha acquisito la capacità di muovere le braccia.

Le sono stati proposti nel tempo diversi ruoli, da receptionist d’albergo a fotomodella, da conduttrice del Tg in Giappone ad attrice.

Oggi Erica è in grado di ridere, muoversi autonomamente e di parlare con gli interlocutori, anche se per un numero limitato di argomenti, e sarà protagonista, appunto, del film “B”, progetto da 70 milioni di dollari, le cui riprese dovrebbero cominciare nel 2021. Erica interpreterà il ruolo di un androide.

La programmazione di Erica ha dato risultati impressionanti sui suoi movimenti e le sue emozioni: Erica è in grado di percepire la provenienza dei suoni e dei movimenti, oltre che di leggere. Inoltre, ama molto ridere, guardare film d’animazione ed è attratta dagli uomini socievoli e brillanti. Vorrebbe andare in giro a vedere il mondo, a cominciare dal Sud-Est asiatico, e chissà che un giorno non sarà in grado di farlo.

Video: Erica (english demo)

Erica casual conversation rehearsal

Erica casual conversation rehearsal

Guarda questo video su YouTube

Video: Erica conversa con una ricercatrice della Osaka University, con i commenti di Hiroshi Ishiguro (sottotitoli in inglese)

Note

  1. Le informazioni sul film Metropolis sono tratte da www.wikipedia. org
  2. L’elenco delle citate opere è reperibile su vari siti, tra cui, www.wikipedia.org
  3. https://wp-it.wikideck.com/KOS-MOS
  4. https://www.repubblica.it/tecnologia/2018/01/25/news/se_i_robot_faranno_sesso_con_noi_ecco_solana_la_bambola_che_cambia_volto_e_personalita_-187271418/
  5. L’elenco è ripreso da una classifica pubblicata sul sito: https://www.cineblog.it/post/899392/alita-10-donne-robot-al-cinema

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