Quando le persone vedono macchine che si muovono come gli umani – date un’occhiata a questo sito prima di sorridere – oppure computer che simulano manovre di strategia con algoritmi che imitano i pattern cognitivi umani, quasi sempre pensano (sperano) che si tratti di un futuro lontano in cui l’umanità dovrà accettare i robot come una razza con cui convivere. Ma pur nel considerare lontana questa situazione, proviamo tutti un seme di disagio al pensiero. Libri di fantascienza e film di successo – da “2001: Odissea nello spazio” fino alla saga degli “Avengers” – hanno quasi sempre presentato vicende dove l’intelligenza artificiale (AI) supera le aspettative dei suoi stessi creatori e sfugge al loro controllo, sino a sconfiggere e schiavizzare l’umanità addirittura minacciandone l’estinzione. Cerchiamo di capire qual è la percezione dell’AI.
Il confine fra umano e artificiale
Il conflitto tra “umano” e “artificiale” è spesso al centro di temi fantascientifici: in essi gli umani e le macchine pensanti si trovano a lottare tra loro non solo per i diritti fondamentali ma finanche per la loro stessa sopravvivenza, considerandosi reciprocamente come una minaccia pericolosa.
Ma anche nel mondo reale, oggi non tutti sono pronti ad accogliere l’AI a braccia aperte e pochi hanno consapevolezza della portata dei suoi sviluppi in settori disparati.
Negli ultimi anni, mentre la scienza informatica ha ampliato i confini di ciò che l’AI può realizzare, figure di spicco della scienza e dell’industria hanno sollevato preoccupazioni sui pericoli incombenti che l’AI potrebbe rappresentare per l’umanità, suggerendo persino che questa evoluzione potrebbe condannare la razza umana.
Ma perché l’uomo ha tali inquietudini rispetto all’idea stessa, confusa e vaga per i più, dell’intelligenza artificiale?
La percezione dell’AI, Elon Musk l’allarmista
In primis perché pare essere una “minaccia esistenziale”. Elon Musk è una delle voci di rilievo che ha sollevato degli allarmi sul tema. Nel 2017, Musk nel corso di una riunione pubblica (la National Governors Association) aveva dichiarato: “Mi occupo di intelligenza artificiale su frontiere molto all’avanguardia e penso che le persone dovrebbero essere davvero preoccupate. Suono il campanello d’allarme, ma finché le persone non vedranno i robot girare per la strada uccidendo gli uomini, non reagiranno perché tutto ciò sembra dannatamente irreale”. Poco prima Musk aveva etichettato l’AI come “la nostra più grande minaccia esistenziale” quasi maggiore di un conflitto nucleare con la Corea del Nord.
Se lo dice Elon Musk c’è da crederci, anche perché uno dei primi a fare ricorso a robot dotati di AI è proprio lui. Pochi mesi fa, la sua società di razzi spaziali SpaceX ha effettuato un test negli impianti di Boca Chica, nel Texas meridionale, dove sta costruendo la gigantesca astronave Starship con cui Musk vuole far arrivare su Marte centinaia di persone. Il test era particolarmente delicato perché si trattava di fare una prova cosiddetta distruttiva riempendo un enorme serbatoio di azoto liquido freddo pressurizzandolo fino a farlo scoppiare per verificare il grado di resistenza del materiale. La cosa particolare è che subito dopo la prova, conclusasi con la distruzione del serbatoio e una enorme nuvola di azoto, è apparso sulla scena un simpatico robot: Spot, il cane robot prodotto della Boston Dynamics, si muoveva tra i fumi e i rottami per ispezionare gli effetti del test grazie ai suoi occhi elettronici, una serie di telecamere termiche poste sul “muso” artificiale.
A questo punto una domanda sorge spontanea: sarà proprio Elon Musk che dopo essere stato tra i primi acquirenti e utilizzatori di Spot – che poi ha ribattezzato “Zeus” – lo riadatterà magari con qualche software di AI per spedirlo in orbita a bordo delle future Starship?
Sta forse preparando una nuova “classe” di astronauti che non avranno mai bisogno di aria, acqua, cibo né di tute pressurizzate per sopravvivere nel vuoto cosmico, sul suolo di Marte o sul terreno accidentato di un asteroide in cerca di metalli rari?
È per questo che Elon Musk è così allarmista sull’AI? Perché ne è egli stesso utilizzatore e creatore e come un novello doctor Frankestein ne resta affascinato e terrorizzato nel contempo?
Robot cani e umanoidi
La già citata Boston Dynamics non produce solo il cane-robot Spot ma anche Atlas un robot umanoide bipede alto un metro e mezzo, pesante 80 kg, dotato di sistemi idraulici mobili e compatti con motorizzazioni in grado di fornire alta potenza a ben ventotto giunti. Ha uno straordinario e stabile passo spedito di 1,5 m/s (normalmente il passo umano è di circa 1,2 m/s). Sarà lui il primo a sbarcare su Marte?
Certo non ha bisogno di aria, acqua né cibo ma di energia sì, e anche tanta. Non c’è problema per quello: basterà dotarlo di un piccolo generatore termoelettrico a radioisotopi al Plutonio 238 per assicurargli migliaia di anni di vita ovunque sulla Terra come nello spazio profondo.
Ora capiamo meglio perché chi ci manda messaggi allarmanti sull’intelligenza artificiale è proprio chi la sta facendo evolvere fino a quello stadio in cui non si torna più indietro.
Il retropensiero inquietante è che un imprenditore senza scrupoli o un governo possano sfruttare il connubio tra macchine e intelligenza artificiale non per esplorare Marte o Plutone ma per scopi malevoli sul nostro pianeta. Praticamente qualsiasi tipo di macchina o strumento potrebbe essere utilizzato per scopi buoni o cattivi, a seconda dell’intento di chi lo usa, e la prospettiva di armi che sfruttano l’intelligenza artificiale è certamente spaventosa.
Gli Stati del mondo sono pronti a una rigida regolamentazione del fenomeno?
Come ebbe a dire Arthur Clarke “…il futuro non è più quello di una volta”. Ma il nostro problema è che quel futuro è già il nostro oggi.