Nel 2021 la Cina ha rappresentato poco meno della metà di tutte le nuove installazioni di robot industriali nel mondo, riconfermandosi il mercato numero uno per i produttori di robot. I dati dell’International Federation of Robotics, gruppo commerciale del settore della robotica, mostrano che il paese ha installato un numero di robot per le proprie fabbriche doppio rispetto a quanto fatto da Stati Uniti ed Europa nello stesso anno, con una crescita del 45% rispetto al 2020.
Ma come si spiega la rapida automazione delle fabbriche cinesi degli ultimi anni? Il fenomeno dipende, in parte, dalla presenza di un mercato meno maturo rispetto ad altre economie avanzate, che hanno avviato il processo di automazione delle proprie linee produttive con maggiore anticipo, come Stati Uniti, Germania e Giappone.
Un altro motivo è rappresentato dall’attuale situazione demografica cinese. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, la popolazione cinese di età compresa fra i 20 e 64 anni, ovvero nella fascia di età della forza lavoro, avrebbe raggiunto il suo picco di crescita, e potrebbe diminuire significativamente a partire dal 2030. Infatti, come nella maggior parte delle economie avanzate, anche la Cina ha cominciato a confrontarsi con una diminuzione del tasso di natalità.
Come affermato da Andrew Harris, chief economist della Fathom Consulting di Londra, “Non si può aspettare di restare senza forza lavoro per iniziare ad affrontare il problema”. La Cina avrebbe quindi accelerato l’automazione della propria produzione industriale, per far fronte alla futura carenza di lavoratori.
Cina, robot per compensare la diminuzione della forza lavoro
La diminuzione della forza lavoro per le fabbriche non è da imputare soltanto a un invecchiamento della popolazione cinese, ma anche a un cambio dell’assetto economico e sociale del paese. Così come accaduto in altre economie avanzate, anche in Cina i giovani preferiscono trovare occupazione nel settore dei servizi, piuttosto che in fabbrica, per godere di una maggiore flessibilità e di stipendi più alti.
Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale del lavoro, nel 2021 c’erano 147 milioni di persone impiegate nel settore manifatturiero cinese, in calo rispetto ai 169 milioni del 2012. Nello stesso periodo, l’occupazione nel settore dei servizi è aumentata del 32%, corrispondente a circa 365 milioni di lavoratori.
Dal momento che la Cina non potrà fare più affidamento sulla sua forza lavoro per guidare la crescita della propria economia, l’automazione rappresenta la strategia più efficace per mantenere prezzi di produzione competitivi e incrementare nello stesso tempo i livelli produttivi, scongiurando così che le aziende occidentali spostino la propria produzione dalla Cina verso altri mercati emergenti.
Cina e robot: i casi di Dobot e Xuzhou Construction Machinery Group Co.
Oltre a risolvere il problema della carenza di forza lavoro, l’automazione favorisce le fabbriche a concentrarsi su attività produttive di fascia alta, che necessitano di una precisione maggiore di quella che potrebbe garantire il lavoro manuale. Per esempio, l’azienda cinese Dobot, produttrice di bracci meccanici, ha sviluppato un sistema robotico per un cliente che produce auricolari per Apple. Il sistema installa i magneti nelle custodie degli auricolari ed è in grado di gestire 800 casi in un’ora, contro i 650 di un team umano, che richiederebbe il coinvolgimento di quattro operai per una singola installazione.
Xuzhou Construction Machinery Group Co., produttore statale cinese di macchine edili pesanti, ha cominciato ad automatizzare i propri processi produttivi già dal 2012. Zou Yajun, direttore dell’unità di produzione, afferma che la spinta principale all’automazione è partita dalla difficoltà a reperire lavoratori. L’installazione di robot industriali ha permesso di incrementare la produzione e di ridurre i costi. La produzione di un caricatore gommato, per esempio, che prima dell’automazione necessitava di un team di 11 persone distribuito su due turni da 10 ore, richiede adesso un solo turno di due lavoratori per la supervisione di un robot. Grazie all’automazione, il numero di lavoratori sulla linea di produzione è diminuito del 56%, mentre la capacità produttiva giornaliera è aumentata del 50%.
Il mercato dei robot negli altri paesi
Sebbene il 74% dei nuovi robot installati nel 2021 ha riguardato il continente asiatico, con la Cina a guidare il trend con un dato complessivo di 268.195 robot, i dati dell’International Federation of Robotics mostrano che la crescita è un fenomeno globale. A seguire la Cina nei robot nel continente asiatico, è il Giappone con 47.182 nuove unità, per un incremento del 22% rispetto al 2020.
Nel 2021 la crescita mondiale è stata del 27% rispetto all’anno precedente. L’incremento di installazioni nel mercato europeo è stato del 24%, con 84,302 nuove unità. Il maggior numero di installazioni ha riguardato la Germania che ha rappresentato il 28% dei nuovi robot per l’Europa, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. Il secondo mercato europeo è stato quello italiano, che nel 2021 ha raggiunto un nuovo record interno di installazioni di robot industriali, pari a 14,083 unità, per una crescita del 65% rispetto al 2020.
Fra i paesi europei Occidentali, è il Regno Unito a registrare un basso livello di automazione industriale. Con 2.205 nuove installazioni, “Il Regno Unito ha una forte industria manifatturiera che registra un basso tasso di installazioni annuali di robot” riporta Milton Guerry, presidente dell’International Federation of Robotics. Secondo Guerry, l’industria inglese dovrebbe investire maggiormente nell’automazione per restare al passo con la competizione internazionale.
La crescita nel continente americano per il 2021 è stata del 32%, equivalente a 50.712 nuovi robot. L’incremento nei soli Stati Uniti è stato del 14%, pari a 34.987 unità. Superiore rispetto a quanto registrato durante il periodo pandemico, ma inferiore al picco delle 40.373 installazioni registrato nel 2018.
Chi sono i maggiori produttori di robot industriali
La vendita di robot industriali nel 2021 ha raggiunto una cifra di mercato di 6,68 bilioni di dollari. Il Giappone rimane il maggior produttore di robot, avendo esportato 182.102 unità nel 2021, per un valore di 2,4 bilioni di dollari, e una quota di mercato del 35,6%.
A seguire il Giappone sono due paesi europei, rispettivamente la Germania, con una quota di mercato per le esportazioni di robot del 10,8%, e l’Italia che ha rappresentato il 5,9% delle esportazioni, per un valore complessivo di 390,9 milioni di dollari.
I tre paesi produttori di robot industriali col maggior tasso di crescita nelle esportazioni per il 2021 sono stati: Finlandia, Slovenia e Singapore.
I settori maggiormente interessati dall’automazione industriale
I produttori di elettronica high-tech sono fra i principali installatori di robot industriali. Con 137mila unità installate, il settore dell’elettronica rappresenta quello con la maggiore richiesta di implementazione di robot, con una crescita nell’ultimo anno pari al 24%. Gli altri settori che investono in maniera significativa nella robotica sono i produttori di metalli e macchinari, e le aziende attive nell’automotive, che nel 2021 hanno registrato una crescita annua rispettivamente del 45% e del 42%, superiore a quella del settore elettronico. Seguono il mercato della produzione di plastiche e prodotti chimici, con una crescita del 29%, e il settore della produzione alimentare, che ha registrato un incremento delle installazioni del 18%.
Se globalmente è il mercato dell’elettronica a guidare l’automazione industriale, negli Stati Uniti e nel Regno Unito è l’automotive a registrare il numero maggiore di installazioni totali.