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Che cos’è il jailbreak, a cosa serve e perché è rischioso



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Il jailbreak è una procedura utile ad aggirare le restrizioni che Apple impone ai propri dispositivi. Non è di per sé una tecnica dannosa ma espone i device a potenziali pericoli e, benché sia legale, Cupertino non la vede di buon occhio

Pubblicato il 29 feb 2024



iailbreaking

Il primo iPhone risale all’inizio del 2007 e la prima tecnica di jailbreak è del mese di luglio dello stesso anno. Si può dire che il rapporto tra Apple e il jailbreaking è simbiotico e strettamente legato.

Quando si parla di jailbreak si pensa soprattutto agli smartphone, anche se con il passare del tempo ha prevalso il significato letterale del termine, ossia “evasione”, ed è stato applicato a diverse tecnologie, anche software, nella misura in cui si scavalcano alcune limitazioni imposte dai produttori per ottenere un controllo maggiore.

Di fatto, il jailbreak è un punto di rottura tra il diritto di un consumatore di fare un uso più libero del sistema di cui dispone e i doveri dei produttori di garantirne la sicurezza e l’affidabilità.

Che cos’è il jailbreak e come funziona

In senso ampio è il superamento delle limitazioni imposte da un produttore per fare un uso più libero e personalizzato di una tecnologia.

Rimanendo nel mondo Apple e stringendo il focus sugli iPhone e sugli iPad, Cupertino ha scelto sistemi operativi “Closed-World” che impongono limitazioni in favore della sicurezza e della stabilità dei sistemi operativi iOS e iPadOS.

Sbloccando l’accesso ai file del sistema operativo l’utente ha maggiori permessi, potendo così installare applicazioni di terze parti ma anche apportare modifiche al dispositivo che altrimenti sarebbe impossibile fare.

Esistono due tipi di jailbreak, il Tethered e l’Untethered. Il primo prevede che il dispositivo possa essere riavviato soltanto se collegato a un computer dotato del software usato per praticare il jailbreak, mentre l’Untethered ne consente il riavvio in modo normale, senza interventi particolari.

Va detto che, a partire da iOS 10 (rilasciato nel 2016) l’interesse per il jailbreak è andato scemando soprattutto per due motivi. Il primo è che il sistema operativo di Apple è diventato più completo andando incontro a diverse necessità palesate dagli utenti nel tempo e, in seconda istanza, a Cupertino hanno inserito più meccanismi di protezione e controllo degli iPhone, rendendo sempre più complesse le attività di jailbreaking.

Con il rilascio di iOS 17.4, infine, Apple ha ceduto alle richieste del Digital Markets Act europeo, lasciando maggiore libertà agli utenti e permettendo loro di attingere ad applicazioni di terze parti senza passare per forza di cose dall’App store. Anche questo può contribuire a ridurre la diffusione del jailbreak.

Perché fare il jailbreak: motivazioni e obiettivi

Sono diversi i motivi che possono indurre un utente a optare per il jailbreaking dei dispositivi, i principali sono: l’installazione di applicazioni non direttamente autorizzate da Apple, prelevandole da siti terzi e store alternativi come, per esempio, Cydia o Installer la possibilità di aggiungere nuove funzioni, i cosiddetti “tweak”, ovvero aggiustamenti hardware o software che rendono più agevole l’uso delle tecnologie la personalizzazione dei dispositivi.

C’è una filosofia di fondo che vede nel jailbreak un modo per sottrarsi ai dettami di chi produce tecnologia.

History of Jailbreaking
Video: Storia del jailbreaking

Una sorta di resistenza che si oppone a quelli che vengono definiti “centri di potere”. Occorre specificare che le app eventualmente prelevate da store di terze parti non sono gratuite e questo attenua un po’ lo spirito anarchico degli app store alternativi. Resta però l’intenzione condivisa di dare agli utenti maggiore libertà.

Le ragioni degli utenti iOS: personalizzazione, libertà e funzionalità

Un dispositivo jailbroken offre effettivamente un maggiore grado di personalizzazione e lascia agli utenti la possibilità di prelevare app da store diversi, senza per forza di cose passare per l’App store di Apple, ancora oggi l’unico approvato dal gigante di Cupertino.

Il discorso però assume toni evanescenti perché appare un controsenso acquistare un dispositivo (peraltro di fascia alta e quindi costoso) per aggirarne i limiti. Se guardiamo agli anni seguenti al lancio dell’iPhone, posizionandoci così lungo la seconda decade del nuovo millennio, le alternative a iOS non sono mancate.

Blackberry e RIM sono stati leader nella sicurezza, Microsoft – pure avendo quote di mercato risicate – offriva una maggiore integrazione tra sistemi operativi fissi e mobili e Android era in forte evoluzione.

I prodotti Apple rappresentavano uno status symbol ma, col senno di poi, si può sostenere che non tutti gli acquirenti fossero profondamente soddisfatti da iOS.

Tuttavia, come vedremo sotto, ci sono anche motivi più elevati che possono indurre al jailbreak.

Le ragioni di Apple: sicurezza, qualità e controllo

Apple ha sempre preso le distanze dal jailbreak e dagli store alternativi. Prima di essere pubblicata sull’App store, un’applicazione viene passata al setaccio e rispedita agli sviluppatori fino a quando questa non rispetta tutte le stringenti norme imposte da Cupertino. Sugli store alternativi questo controllo è meno minuzioso e ciò può mettere a rischio la sicurezza e la stabilità del sistema operativo.

Le obiezioni di Apple al jailbreak ruotano per lo più attorno a questo assunto e, nello specifico, riguardano:

  • incompatibilità – gli aggiornamenti di iOS tendono a eliminare il jailbreak e questo può causare crash delle applicazioni prelevate su store terzi e instabilità del sistema operativo

  • sicurezza – il software non autorizzato può essere vettori di vulnerabilità e virus, soprattutto malwar

Apple ha storicamente sottolineato che con il jailbreak decade la garanzia dei dispositivi, riservandosi così la facoltà di non riparare quelli sottoposti a tale procedura.

Le ragioni dei professionisti: ricerca, sviluppo e innovazione

Come detto sopra, il jailbreak ha anche una sua utilità, soprattutto se declinato alla sperimentazione e alla ricerca. Va considerato che il jailbreaking non è illegale tant’è che, già nel 2010, le autorità americane ne hanno sottolineato la liceità.

Esplorare i dispositivi al di là di quanto i produttori consentano agli utenti di fare diventa qualcosa di simile a una procedura di supervisione, un sistema di peer-review a cui partecipano utenti esperti e ricercatori.

Modificando, sperimentando e comprendendo come il jailbreak agisce sui dispositivi offre la possibilità di testare configurazioni inedite (che potrebbero anche non vedere mai la luce) oppure applicazioni che valorizzano l’uso delle tecnologie stesse.

Il jailbreaking sta facendo scuola nei meandri della cybersecurity perché, riuscendo a capire meglio l’architettura dei software si possono individuare falle e vulnerabilità che gli hacker potrebbero utilizzare per sferrare offensive. Questo esula dal mondo Apple e, per fare un esempio, trova un’applicazione pratica nei Large Language Model (LLM) che vengono sottoposti a procedure di jailbreak proprio per renderli più sicuri.

Il processo di jailbreak: tecniche e strumenti

Le tecniche, come detto, sono di tipo Tethered e Unthetered e gli strumenti che consentono il jailbreaking sono diversi.Tra questi figurano Absinthe, Checkn1x, Electra, Pangu, RedSn0w e unc0ver i quali, peraltro, non vengono aggiornati da tempo e si fermano alla versione iOS e iPadOS 14.

A prescindere dallo strumento usato, la procedura di jailbreak si estende di norma nello stesso modo.

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Jailbreak sicuro: cosa fare prima, durante e dopo

In linea di massima è utile adottare qualche accorgimento per proteggere i dispositivi jailbroken. I metodi per agire in sicurezza sono: prima di iniziare la procedura di jailbreak è utile fare un backup dei dati per ripristinare il dispositivo in caso di emergenzadotarsi di apposite app antivirus e firewallleggere le recensioni e informarsi di eventuali vulnerabilità prima di prelevare app da store di terze partidopo avere eseguito il jailbreak è imperativo modificare la password di root del dispositivo. È un escamotage che lo protegge da accessi indesiderati.

Prima di iniziare, però, è opportuno chiedersi quanto sia veramente necessario avventurarsi nel jailbreak che, senza creare allarmismi, è una procedura sensata se non è fatta per scopi prettamente ludici.

Jailbreak efficace: come scegliere il software giusto e risolvere i problemi

Non tutti i software per il jailbreak supportano ogni versione di iOS. Palera1n supporta anche iOS 17 e appare essere lo strumento più aggiornato tra quelli disponibili. Prima di iniziare, così come abbiamo raccomandato di fare per le applicazioni prelevate su store terzi, è opportuno leggere recensioni e guide dello strumento scelto per essere certi che sia davvero efficace e attendibile. Può succedere che lo strumento per il jailbreak dia problemi e questo può dipendere dal computer di cui ci si serve per eseguire la procedura, dal cavo USB oppure dallo smartphone.

A seconda del problema riscontrato può essere risolutivo disinstallare e poi reinstallare il tool per il jailbreak, sostituire il cavo USB oppure tentare di nuovo la procedura usando un computer diverso. Nella peggiore delle ipotesi sarà necessario ripristinare il dispositivo e questo mostra l’importanza del backup dei dati che è salvifico fare prima di iniziare la procedura di jailbreaking.

Differenze tra jailbreak e rooting

Jailbreak e rooting sono entrambe tecniche che conferiscono agli utenti privilegi di amministratore e quindi maggiori possibilità di entrare nei meandri dei sistemi operativi. Benché il termine “jailbreak” sia in qualche modo assimilabile al termine “rooting”, vi sono differenze concettuali che spingono a usare le due parole assegnandole una al mondo Apple e l’altra al mondo Android.Il rooting consente di modificare e personalizzare Android in modo persino radicale mentre il jailbreaking permette soprattutto di aggirare le restrizioni imposte da Apple e di installare applicazioni da store non ufficiali.

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