Le startup esercitano un certo fascino sui giovani millennial (i ragazzi nati tra i primi anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, prima del 2000), ragazzi propensi al “rischio d’impresa” e al “nomadismo digitale”, attratti più dal lavoro agile, dallo smart working e dall’utilizzo delle tecnologie avanzate (come l’intelligenza artificiale) che dallo stipendio e da un lavoro fisso in una multinazionale.
E’ una fotografia interessante quella scattata da ForceManager che, attraverso una recente indagine condotta sui giovani tra i 22 ed i 37 anni [su un panel di 300 ragazzi intervistati], mette in luce le esigenze di una generazione di lavoratori che impatterà senz’altro sul mercato del lavoro stesso e le sue dinamiche.
Di seguito riportiamo alcune delle principali evidenze emerse in questa survey.
Startup, benefit e smart working: ecco cosa vogliono i millennial
Il 35% dei millennial intervistati ha dichiarato che, se potesse, preferirebbe lavorare in una startup anziché in una più blasonata azienda multinazionale (preferita comunque ancora dal 47%).
La startup offre l’idea ai giovani di poter contare su una più reale e grande opportunità di crescita, anche personale (40%); tra le altre motivazioni, i giovani indicano la possibilità di misurarsi con ruoli differenti (30%) e la possibilità di accedere alle stock option (17%) condividendo fin da subito al rischio d’impresa.
Quest’ultimo aspetto apre un importante chiave di lettura rispetto anche alle aspettative dei millennial circa stipendi e benefit.
Dalla ricerca di ForceManager emerge che per il 52% dei giovani italiani tra i 22 e i 37 anni, benefit e lavoro agile contano di più della cifra indicata nell’ultima riga della busta paga. Si dicono addirittura disposti a rinunciare a una quota di remunerazione pur di poter sfruttare programmi di smart working e fare parte di progetti di nomadismo digitale (cioè avere la possibilità di lavorare viaggiando, spostandosi da una città all’altra, sfruttando le potenzialità del digitale), il tutto per gestirsi autonomamente i tempi del lavoro e della vita privata.
Non solo, il 42% dei millennial italiani rinuncerebbe a un normale stipendio “competitivo” se venisse offerto loro un pacchetto retributivo variabile dove, accanto a una parte fissa, ci fossero bonus e stock option, collegati direttamente al rendimento dell’azienda. Una tendenza, quest’ultima che, nel Paese del posto-fisso, rappresenta un forte fattore di discontinuità.
Abitudini che cambiano, esigenze che crescono
E in perfetto stile startup anche le abitudini (collegate alle nuove esigenze) dell’approccio al lavoro mutano con le nuove generazioni. Ciò che emerge dallo studio di ForceManager è che i millennial desiderano sentirsi coinvolti nel progetto aziendale per il quale lavorano (lo afferma il 75%).
Inoltre, diventano importanti nella scelta del lavoro anche programmi di wellness, come per esempio corsi di yoga o mindfulness, iniziative attive di beneficienza, come la partecipazione collettiva a gare di running, o a momenti di socializzazione come, per esempio, un corso di cucina. Al momento, non più del 18% vive quotidianamente questa realtà, all’interno dell’azienda per cui lavora; ma ben il 65% l’apprezzerebbe.
Da segnalare, poi, il fatto che il 53% preferirebbe un orario di lavoro tarato sui ritmi nord-europei. Ossia: ingresso in ufficio presto e pausa pranzo ridotta allo stretto necessario, con l’obiettivo di tornare a casa non più tardi delle 17.30.
L’intelligenza artificiale a supporto di nuove abitudini lavorative
Infine, il quadro che illustra ForceManager tocca anche le nuove tecnologie. Il 78% dei millennial italiani, oggi, controlla le email praticamente sempre, senza alcuna soluzione di continuità tra lavoro e vita privata. Nel 62% dei casi lo fa attraverso l’uso dello smartphone personale. Abitudini però destinate a cambiare presto: il 35% degli interpellati è fiducioso che nel 2019 l’intelligenza artificiale e gli assistenti vocali renderanno più semplice la convivenza con il lavoro, semplificando la gestione della comunicazione lontano dall’ufficio.