OpenAI ha annunciato un importante ampliamento del ruolo del Chief Operating Officer Brad Lightcap, che d’ora in poi supervisionerà le operazioni quotidiane dell’azienda, inclusa l’espansione internazionale e le partnership strategiche con colossi come Microsoft e Apple.
Questo cambiamento riflette la crescente complessità della società, che punta a rafforzare la sua presenza globale e il dialogo con attori chiave dell’industria tecnologica.
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Sam Altman punta tutto sulla tecnica
Il CEO Sam Altman, intanto, sta spostando il proprio focus sulla guida della ricerca e dello sviluppo prodotto. La decisione arriva dopo l’uscita della Chief Technology Officer Mira Murati, che ha lasciato l’azienda lo scorso settembre per fondare una propria startup nel campo dell’intelligenza artificiale. OpenAI ha dichiarato che non intende nominare un nuovo CTO.
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Altman si concentrerà dunque su come migliorare le tecnologie alla base di strumenti come ChatGPT, mantenendo l’azienda all’avanguardia nello sviluppo di soluzioni AI all’altezza delle aspettative di utenti e imprese.
Nuovi ingressi nella C-suite: Mark Chen e Julia Villagra


Oltre al ruolo potenziato di Lightcap, OpenAI ha promosso due figure interne alla dirigenza esecutiva. Mark Chen diventa Chief Research Officer, mentre Julia Villagra assume il ruolo di Chief People Officer.
Chen, in particolare, sarà responsabile di integrare ricerca e sviluppo prodotto, con l’obiettivo – come specificato in un post aziendale – di “accelerare la traduzione della ricerca in prodotti amati dalle persone”.
Una nuova fase per OpenAI
Questi cambiamenti segnano un’evoluzione significativa per OpenAI, che ha ampliato la propria leadership dopo la breve estromissione di Altman da parte del consiglio di amministrazione alla fine del 2023.
L’azienda, che sta crescendo in termini di personale e valutazione, mira ora a consolidare la propria posizione di leader nel settore dell’AI, perseguendo una visione ambiziosa: sviluppare un’intelligenza artificiale generale (AGI) capace di superare le capacità intellettuali umane nella maggior parte dei compiti.
Tra partenze eccellenti e ambizioni miliardarie
Le recenti nomine arrivano in un momento delicato, dopo una serie di uscite di rilievo come quelle dell’ex Chief Scientist Ilya Sutskever, del co-fondatore John Schulman e di Jan Leike, che guidava un team dedicato ai rischi a lungo termine dell’AI. Quest’ultimo ha anche espresso pubblicamente dubbi sull’impegno dell’azienda per uno sviluppo dell’intelligenza artificiale sicuro.
Altman, nel blog post, ha ribadito che “l’uso nel mondo reale” delle tecnologie OpenAI è fondamentale per migliorare la ricerca. L’azienda resta saldamente ancorata alla sua missione originaria: costruire un’AGI che sia realmente utile e positiva per l’umanità.
Verso una trasformazione societaria
Nata dieci anni fa come organizzazione non-profit, OpenAI sta considerando una ristrutturazione per diventare una società for-profit con finalità pubbliche. Secondo Bloomberg, sarebbero in corso trattative per raccogliere fino a 40 miliardi di dollari in un nuovo round di finanziamento, con una valutazione post-money di 300 miliardi di dollari.
Un segnale evidente: OpenAI non solo continua a puntare in alto, ma vuole farlo con una struttura che le permetta di giocare un ruolo centrale nel futuro della tecnologia globale.