Dal core all’edge, come migliorare la fruizione dei dati anche in ambienti multicloud

Il ciclo di produzione delle informazioni oggi inizia nelle “periferie, è quindi necessario considerare questo aspetto nel piano strategico di gestione dei dati e delle informazioni delle aziende. Il concetto stesso di periferia e centro, dalla prospettiva IT, è in evoluzione e i confini tra edge, core e cloud sono sempre più “sfumati”. O meglio, devono esserlo per facilitare la mobilità del dato, vero plus per il business. Ne parla Alfredo Nulli, EMEA Cloud Architect di Pure Storage

Pubblicato il 12 Giu 2019

Nicoletta Boldrini e Alfredo Nulli parlando di edge

Si è sempre detto che i dati rappresentano il patrimonio indispensabile per le aziende sia per fare business sia per innovare. In realtà negli ultimi anni le cose si sono complicate non poco perché i dati non stanno più al centro del data center ma sono completamente distribuiti, anche nella loro stessa produzione. Che sfide devono affrontare oggi le aziende?

È ciò che chiede Nicoletta Boldrini, direttore di AI4Business, ad Alfredo Nulli, EMEA Cloud Architect di Pure Storage, che in questa video intervista spiega come i dati oggi non siano più nel data center: «il ciclo di produzione delle informazioni nasce nella periferia; oggi è quindi necessario riconsiderare questo aspetto nel piano strategico delle aziende per un motivo molto semplice, perché anche il concetto di periferia e centro cambia».

«Oggi anche il cloud diventa “periferia” ed è quindi fondamentale considerare lo spostamento del dato all’interno della pianificazione e della gestione delle informazioni», spiega Nulli. «Se non lo si fa si perde un aspetto fondamentale del valore: dare la capacità di essere mobile al dato stesso. Se il dato non è mobile non partecipa al patrimonio informativo dell’azienda».

Ha ancora senso allora parlare di “dato al centro” o di “portare il dato al centro”?

«Ha senso portare l’informazione al centro che dovrà essere una sintesi dei dati che si producono, utilizzano e raccolgono in periferia», risponde Nulli.

Un paradigma che implica il fatto di dover dotare di memoria, “intelligenza” e capacità di analisi sistemi che stanno al di fuori del data center e che hanno “configurazioni tecnologiche” differenti. Uno scenario all’interno del quale si colloca anche il multicloud che, se da un lato ha innegabilmente la capacità di abilitare nuovi paradigmi tecnologici, dall’altro complica non poco le cose dalla prospettiva IT, di governance e di data management.

«È una bella sfida – sono le parole di Nulli in chiusura -. Sicuramente le aziende possono agire su due piani possibili. Il primo è rendersi indipendenti a livello applicativo, far sì che le “chiamate applicative” siano indipendenti da particolari sistemi infrastrutturali. Il secondo piano è invece quello di utilizzare il cloud (se si parla di Iaas) come fosse semplicemente un’altra piattaforma di deployment. Se si sale di livello (Paas e Saas) il cloud deve essere visto come possibile “piano di esecuzione” dove far confluire i dati che servono ai servizi applicativi».

Di seguito riportiamo la video intervista completa:

Dal core all’edge, come migliorare la fruizione dei dati anche in ambienti multicloud

Dal core all’edge, come migliorare la fruizione dei dati anche in ambienti multicloud

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